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Una carezza per Zugno - La bresciana si racconta in vista del 2009

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Il suo titolo mondiale a cronometro conquistato a Zolder nel 2002 nella categoria juniores fu accolto tra gli addetti ai lavori con lo straordinario entusiasmo di chi finalmente intravedeva la luce dopo anni di buio in una specialità delicata come può essere una prova contro il tempo. Per Anna Zugno, ventiquattrenne di Gardone Valtrompia, il salto nella categoria Élite ha comportato anche alcune difficoltà ma dopo essere approdata lo scorso anno nella Top Girls è assolutamente determinata e decisa a fare bene, con la serietà che la contraddistingue non solo in ambito ciclistico.
Anna si è concluso un 2008 in cui hai trovato ancora una volta la maglia azzurra nella specialità a te più cara, vale a dire la cronometro. Il raggiungimento di questo obiettivo ti ha appagata oppure ti aspettavi qualcosa in più?
«Diciamo che per la stagione appena terminata era l'obiettivo minimo che avevo. Sono riuscita a centrarlo ma con molto rammarico per come sono andate poi le cose in corsa».
Hai avuto di nuovo la possibilità di disputare un mondiale in Italia a Varese, tu che nel 2004 avevi preso parte sia alla gara iridata a cronometro di Bardolino che a quella in linea di Verona. Hai provato emozioni particolari, che hanno influito anche sulla tua prova oppure sei riuscita a rimanere concentrata sullo sforzo? Raccontaci un po' in breve la tua giornata mondiale...
«Quando si corre un mondiale in Italia si provano sempre per un mondiale in Italia, poi soprattutto quest'anno che si correva nella zona di Varese, dove c'è la squadra (la C.S.I. Ju Sport di Gorla Minore, ndr) in cui ho trascorso parte della mia carriera. Le emozioni si sono però limitate solo all'ambiente circostante visto che il giorno della gara era molto importante la concentrazione. Infatti la mia giornata era iniziata in modo tranquillo, con la solita colazione ed un po' di svago tra colazione e pasto pre-gara, senza pensare troppo alla corsa. Quindi sono andata alla partenza ed ho fatto una preparazione molto tranquilla. Mi sono concessa qualche chiacchiera con i tifosi e poi ho proseguito con concentrazione la fase di riscaldamento. Purtroppo però nonostante il riscaldamento ho avuto sempre la sensazione di non avere le gambe sufficientemente calde e, dato che il tratto impegnativo della crono era posto nella prima parte di gara, la partenza a freddo mi è stata fatale. Inoltre, cosa che mai mi era accaduta prima, nel corso della gara ho anche accusato crampi alle gambe».
Inevitabilmente parlando di mondiali il pensiero ci riporta a Zolder 2002, un risultato straordinario per il nostro Paese grazie alla doppietta che tu e Tatiana Guderzo riusciste a mettere a segno nella gara a cronometro juniores. Cosa ricordi di quel giorno? E' stato per te un giusto punto di partenza oppure il peso di quella maglia iridata si è fatto via via sempre più ingombrante?
«Zolder è qualcosa che non potrò mai scordare e al pensiero le emozioni sono tante, perché ricordo che ciò che provavo era qualcosa di indescrivibile. Ricordo con molto piacere soprattutto il fatto che mio padre decise di venire a vedermi e giunse lì all'ultimo momento, agendo d'istinto, quasi come se sentisse che per me sarebbe stato un momento molto importante, difatti era lì, ai piedi del podio! Naturalmente poi il mio pensiero era rivolto anche alle persone lontane a cui voglio bene e che mi vogliono bene. In ogni modo quella maglia per me non è mai stata un peso ed anzi, mi ha ripagato di tanti sacrifici e sofferenze, soprattutto in quell'anno in cui ad inizio stagione ero stata costretta ad un lungo periodo di inattività poiché ero stata investita da un'auto in allenamento. E' stata un punto di partenza per credere maggiormente in me stessa, in realtà mi ha anche cambiato la vita, perché da quel momento ho conosciuto molte persone, ho avuto opportunità di crescita ed occasioni "mondane" e molto altro ancora».
Grazie ai tuoi risultati sei approdata tra le Élite in una squadra molto importante come la Safi-Pasta Zara-Manhattan, con la quale hai corso per quattro anni. E' andata come speravi oppure ci sono state problematiche particolari che non ti hanno permesso di esprimerti ad alti livelli?
«Entrare nella Safi è stata per me una grande opportunità e per i primi due anni è stata una crescita continua a livello agonistico, accompagnata da qualche risultato di buon livello. Poi non so, si è rotto qualcosa, ma con il personale della squadra e soprattutto con Maurizio Fabretto c'è ancora oggi un rapporto bellissimo. Probabilmente con gli infortuni e i guai fisici che ho avuto anche dal punto di vista psicologico non era più la stessa cosa e così ho deciso che era il momento di cambiare».
Torniamo per un momento alla "questione-cronometro". Si è parlato molto in questi ultimi anni della challenge "Bracciale del Cronoman", che nei progetti dovrebbe portare ad un incremento dell'attività. In questo 2008 balzano però all'occhio due dati: in campo maschile sono arrivati ottimi risultati con la doppietta Europeo-Mondiale di Malori e l'ottimo piazzamento di Borchi sempre a Varese; in campo femminile invece ci si accorge, curiosamente, che il podio dei campionati italiani di specialità, in cui sei arrivata seconda, è stato lo stesso e identico a quello del 2005. E' così difficile, dunque, oggi per una ragazza emergere nelle prove contro il tempo?
«A mio parere c'è una gestione della cronometro in campo femminile che non può portare a risultati di alto livello. I ragazzi, soprattutto ora con Rosario Fina, hanno la possibilità di lavorare a stretto contatto con il tecnico ed essere quindi sulla medesima lunghezza d'onda, facilitando quindi il lavoro del tecnico stesso. Per cui hanno la possibilità di misurarsi in un contesto internazionale e di allenarsi specificamente in ambito nazionale, mentre noi dobbiamo fare il possibile per trovare gare e allenarci a livello di squadra. Di conseguenza è normale che tutto questo porti ad una considerazione parecchio bassa della specialità, oltre al fatto che per le Under ora c'è il Bracciale del Cronoman mentre per le Élite al di là del Campionato Italiano e del Memorial Fardelli, corsa quest'ultima in cui dobbiamo ringraziare gli organizzatori, non ve ne sono altre. Inoltre la cronometro è la specialità che impegna maggiormente sia a livello fisico sia a livello mentale, per cui la gestione non può essere lasciata al caso. E' necessaria un'attitudine particolare perché oltre all'effettiva preparazione fisica conta molto l'aspetto psicologico».
Proprio con Tatiana Guderzo sei stata protagonista di innumerevoli sfide fin dalle categorie giovanili. Qual è il vostro rapporto?
«Abbiamo un normale rapporto tra colleghe. Chiacchieriamo e ci stimiamo a vicenda, non ci sono mai stati problemi tra noi».
Ma come ha cominciato Anna Zugno ad andare in bicicletta? Ripercorriamo brevemente le varie tappe della tua carriera prima del tuo approdo tra le Élite...
«Ho iniziato per caso a 9 anni, perché cercavo uno sport in cui dar sfogo alla mia vivacità ed inoltre c'era già mio cugino, più piccolo di un anno, che correva per la UC Vil-Car di Villa Carcina, in provincia di Brescia. Ho iniziato quindi in questa squadra a partire dalla categoria G3 fino alla categoria Esordienti compresa. Tra i giovanissimi sono riuscita a vincere molte corse battendo i maschi ed ho conquistato anche vari titoli provinciali e regionali. Da allieva sono passata al GSF Nuovo Borgo-Edilferro di Borgosatollo, sempre nel bresciano, e da Juniores alla CSI Ju Sport di Gorla Minore, dove sono rimasta anche durante la prima stagione tra le Under. Qui ho avuto come diesse Ugo Menoncin, che continuo a sentire tutt'ora e con cui si è instaurato un bellissimo rapporto».
Hai sicuramente mostrato notevoli doti da passista. Al di là di queste hai pensato di affinare ulteriormente altre tue caratteristiche, soprattutto per provare magari ad essere competitiva in una gara a tappe?
«Qui entra in gioco la questione-peso. Purtroppo le vicende negative dovute agli infortuni, non sempre capiti per tempo, mi hanno portato per un determinato periodo a non preoccuparmi di questo e i chili di differenza rispetto al periodo di forma migliore si sentono. Sicuramente in una corsa a tappe potrei dire la mia, dato che ogni anno al Giro d'Italia ho bisogno di carburare durante i primi giorni e, dopo essere entrata in condizione, riesco a finirlo sempre in un crescendo di forma. Per cui sì, un pensiero alle gare a tappe l'ho fatto, dopo aver ricevuto rassicurazioni anche da preparatore e direttore sportivo sul fatto che potrebbe essere un obiettivo alla mia portata».
Dicevamo prima della tua esperienza alla Safi. Lo scorso anno però è giunta la decisione di cambiare per approdare alla Top Girls. Cosa ti aveva spinto a scegliere proprio il team di Lucio Rigato?
«Conosco Lucio dai tempi della categoria juniores e l'ho sempre stimato. Ogni anno capitava che qualcuna delle sue atlete fosse con me in nazionale e quindi quando veniva a trovare le sue atlete capitava di parlare e scherzare assieme. Inoltre penso che assieme a Menoncin sia il migliore per quel che riguarda la preparazione di una cronometro, perché credo che abbia una competenza che altri tecnici del settore non hanno. Ho scelto quindi la Top Girls per questi motivi, oltre al fatto che in questa squadra c'erano ragazze come la Pisaneschi, la Farina o la Tognali che già conoscevo da anni e la Danesi che è praticamente mia vicina di casa, pur non essendo bresciana».
Naturalmente ti sei guadagnata la riconferma anche per il 2009. A proposito: pochi giorni fa si è svolto il primo raduno della squadra per conoscere anche alcune delle nuove arrivate. Quali sono le tue impressioni? Ti senti un po' una veterana nonostante tu abbia ancora solo 24 anni?
«Diciamo che da qualche anno mi sento un po' la veterana nei gruppi in cui faccio parte non tanto per l'età quanto per l'esperienza che posso portare alle compagne e per le responsabilità in corsa, dalle quali non mi sono mai tirata indietro. Per quanto riguarda il primo miniraduno ho ricavato impressioni positive. Il gruppo mi sembra molto buono, sia a livello agonistico che a livello umano, le nuove si sono subito integrate e pare quindi che si possa creare un'ottima sintonia, che speriamo ci accompagni per tutta la stagione».
Sappiamo che oltre all'attività di ciclista hai anche deciso di proseguire negli studi. Di cosa si tratta esattamente? Hai già progetti per la tua vita una volta appesa la bici al chiodo?
«Ho conseguito nell'ottobre 2007 la laurea in Economia, seguendo il curriculum in Economia Politica. Ora sto frequentando il secondo anno della Laurea Specialistica in Economia Internazionale, una disciplina assolutamente interessante! In fondo a me lo studio è sempre piaciuto, il mio sogno sarebbe quello di poter lavorare un giorno in un importante organismo internazionale, nell'ambito dell'economia dello sviluppo. So che come in ogni cosa è necessario fare una certa gavetta ma comunque attendo di entrare nel mondo del lavoro. I progetti sono molti e spero di avere l'abilità e la fortuna di realizzarne qualcuno».
E di tempo libero ne resta? Come lo impieghi?
«Ne ho di più durante la stagione agonistica, dato che d'inverno mi dedico all'Università e alla preparazione della nuova stagione. Comunque mi piace leggere, stare finalmente durante l'estate con gli amici che non vedo per mesi, fare lunghe passeggiate nei boschi attorno alle mie colline, visitare qualche città, ascoltare musica e correre a piedi. Dulcis in fundo da me c'è periodo delle castagne, delle more e dei fichi... E per me la raccolta è una passione (ride)».


Dopo poche settimane da quest'intervista, Anna Zugno ha deciso di porre fine alla sua carriera agonistica, pur risultando formalmente tesserata con la Top Girls per l'intera stagione 2009.

Vivian Ghianni

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