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Si scrive Morfín, si legge allegria - Lo strepitoso carattere di Lorenza, ciclista messicana

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Approfittiamo della sosta invernale per conoscere meglio Laura Lorenza Morfín Macouzet, protagonista sfortunata di una lunga fuga al mondiale di Varese e di una buona prova al giro della Toscana. La giovane messicana si dedica alla mountain bike ed alle corse su strada e nel 2008 ha corso per il team Fenixs, diretto da Andrea Carlesi.
Dopo il fine stagione su strada con il Giro della Toscana ed il Mondiale di Varese, cosa farà Lorenza Morfín in questo lungo inverno?
«Farò un po' di tutto: riposare, andare alle feste, mettere a posto la mia camera, fare dei progetti che a volte, nel periodo degli allenamenti o essendo sempre in giro, non è possibile realizzare, ma anche vedere le amiche, che non vedo da quattro anni. E poi, come sempre, ritornare ad allenarmi bene per fare una buona stagione!»
L'anno prossimo ti rivedremo correre in Italia?
«Ho detto al mio "boss" Andrea Carlesi che ritornerò. Quest'anno mi è piaciuta tanto la casa dove siamo stati, a Quarrata. Voglio vedere il calendario internazionale di mountain bike per vedere bene quando correrò e poi scegliere. In fondo io sono una biker, e quindi voglio far bene in quel settore, ma ad inizio e fine stagione posso fare anche un po' di strada. In ogni caso, sicuramente ritorno! Preferirei morire piuttosto di non tornare in Italia! Sarà più facile che io muoia, piuttosto che non mangi una mozzarella l'anno prossimo!»
Hai rinnovato totalmente il tuo sito e hai scritto molto riguardo alla tua esperienza in Italia ed in particolare in Toscana. Dobbiamo dedurne che ti piace molto il nostro Paese?
«Sì, mi piace l'Italia e gli italiani: parlano tanto, mi fanno ridere! È come sentire lo spagnolo... sembra quasi che quando parlate, stiate scherzando o parlando male lo spagnolo... ma va benissimo così, anche io non parlo l'italiano, né so scrivere nella vostra lingua (ride). Dell'Italia mi piacciono anche le piccole strade, il mangiare; non lo so perché, però tutto questo è molto bello. Per le donne, penso che l'Italia sia un paradiso, per quello le migliori cicliste del mondo abitano lì. Ho scritto tanto sul mio sito perché scrivere è una delle cose che mi piace di più, oltre a fare foto ed essere fotografata».
Ti piace scrivere, fare foto... e poi? Parlaci un po' di te.
«Mi piace tanto leggere di nutrizione o di filosofia della vita, scrivere riguardo la vita, guardare film tranquilli o che facciano ridere ma, per favore, niente film di guerra o fantasia. Mi piace fare foto a tutto e tutti. Mi piace anche sentire la fatica... è da quando sono piccola che mi piace la fatica, quella sofferenza è come una meditazione per me. Sei lì, sei presa dal momento, non puoi fare nulla e puoi fare tutto; nient'altro, fai solo quello.
Abbiamo una filosofa...
«Sul mio sito, in alto a destra, c'è una foto in cui tengo il braccio alzato in segno di vittoria; è la foto del giorno in cui ho finito il Giro di Toscana, in piazza della Repubblica a Firenze. Tante volte mi chiedono: "Ma cosa hai vinto?", ed io rispondo: "Niente, devo esultare solo se vinco?". Ero felice... ditemi voi chi ha l'opportunità di correre in Italia, con delle ragazze che vanno come moto, fare una corsa a tappe simile ed esser ancora viva? Chi può dire di essere arrivata in gruppo a Firenze? A Firenze in bici! Tutto era bloccato per noi: senza macchine, un elicottero che riprendeva noi atlete, tutta uno staff organizzativo per noi, un giorno intero dedicato a noi, chi altro può dire di aver vissuto questo? Può essere vero quello che io ho vissuto in quel momento? Capite perché ero contenta? Spesso vediamo solo quello che vogliamo vedere...»
Sei una delle facce sempre sorridenti del gruppo. Pensi che nel ciclismo di oggi sarebbe meglio sorridere e divertirsi di più, invece di cercare sempre il risultato?
«Magari a volte sorrido troppo e dovrei cercare di star più concentrata! Quattro anni fa mi chiedevo sempre perché quasi tutte le ragazze del gruppo arrivano tutte "belline" alle gare. Penso che quando si corre, si corre, non si va a fare una sfilata di moda! Ovviamente ero in Italia... ma quello che voglio dire, anche se io sono sempre molto strana, è che la femminilità non c'entra niente con la bicicletta o lo sport in generale. Le due cose si possono fondere, il carisma, o il sorridere, o l'essere contento, non c'entra niente con lo sport. Ho visto delle grandi atlete che in bici sono cattive, pazze, forti, senza paura e che sganciati i pedali ed il numero sono simpatiche, nobili, umili, sorridenti. Io non sono tanto così, ma magari lo fossi, mi manca quella cattiveria... Ma mi piace comunque essere così sorridente, essere sempre contenta e se posso aiutare qualcuna, meglio! Non posso cambiare, sono fatta così».
Non ti è mai capitata una giornata storta in bici? Sempre allegra?
«A volte è capitato anche a me, perché capita di pensare che la bici sia tutto e più di tutto e non diamo la giusta importanza alla semplicità della vita, ad aiutare, al dare, al divertirsi. Guardiamo, ma non osserviamo tutto quello che è intorno a noi. Per quello quando sono in Italia mi chiedo: "Cosa faccio qua?". Poi vedo tutti sorridere... e a tutti sorrido! Per me è bello quando tutto mi sorprende; la vita mi sorprende, l'Italia mi sorprende, le gare, le emozioni che solo si possono sentire in gara, con la fatica, e poi vedere come si è stanchi, quanto si fa fatica; e poi si cade, si prova, si vuole, si piange e si ride, anche se sei la più grande. Questo è il ciclismo: una maniera di vedere la vita e di viverla».

Manuel Cesarini

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