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Divorzio all'italiana - Riccò, Vania e un pasticcio brutto

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In genere eravamo abituati a leggere sui giornali i "comunicati di fine relazione" tra le star hollywoodiane, per questo siamo rimasti un po' a bocca aperta ricevendo ieri un inatteso comunicato stampa in cui Riccardo Riccò dichiara di prendere le distanze dalla sua compagna Vania Rossi. Lo riportiamo qui e poi commentiamo.

Era inevitabile accadesse dopo tutto quello che è successo nelle ultime settimane. Riccardo Riccò si è allontanato dalla compagna Vania Rossi e da giorni ha deciso di prendere tutte le distanze possibili, non solo sentimentali, per evitare di rimanere coinvolto in qualsiasi modo in una storia che le cronache giornalistiche hanno ampiamente descritto nei suoi risvolti più negativi: "Sono deluso della mia compagna - ha commentato Riccò - e non ci potrà essere un riavvicinamento finché Vania non dimostrerà la sua completa estraneità alle accuse che le sono state mosse".

Andiamo con ordine.
- La vicenda di Riccò la conosciamo tutti, quindi evitiamo di ripeterla.
- Il 29 gennaio è stata diffusa la notizia della positività al CERA anche di Vania, positività riscontrata in occasione dei tricolori di cross.
- Vania si sarebbe dopata addirittura con CERA per partecipare a una gara con pochissime iscritte e non certo a un Tour de France.
- Vania si sarebbe dopata con CERA durante il periodo di allattamento del piccolo Alberto, figlio di Riccò, nato il 6 luglio 2009.
- Riccardo, stando a quanto lui stesso afferma in un'intervista alla Gazzetta, se ne sarebbe andato di casa già il primo febbraio, e da allora la sua storia con Vania sarebbe praticamente finita.
- Ieri, 11 giorni dopo, il comunicato con cui il corridore prende le distanze da Vania.

Partiamo dal presupposto che la vita privata dei personaggi pubblici (a meno che non confligga col loro ruolo pubblico) non ci debba interessare (e infatti non ci interessa per niente). Ma se Riccò voleva lasciare Vania Rossi, che bisogno c'era di produrre un comunicato del genere (11 giorni dopo, tra l'altro)?
Entrano in ballo i fratelli Carera, procuratori del modenese e curatori della sua immagine. Ruolo per il quale hanno dimostrato, in quest'occasione, una particolare inclinazione (dalla parte opposta, però): infatti, l'immagine di Riccò, dopo questo geniale comunicato, esce più che mai maltrattata: non che ce ne fosse bisogno, visto che Riccardo è già il ciclista meno popolare d'Italia, e non è che l'abbandono del tetto coniugale (spacciato per atto eroico, tra l'altro) aggiunga punti al gradimento della gente nei suoi confronti.
La domanda fondamentale è: perché? Sin troppo facile la risposta. Un passo tanto sgangherato non può che essere dettato da una necessità disperata: attrarre l'attenzione di Angelo Zomegnan, plenipotenziario patron del Giro da ingraziarsi se si vuol strappare un invito per la Flaminia alla prossima corsa rosa. Necessità resa ancora più stringente dal fatto che, nel frattempo (cioè tra la "fine della relazione" e il comunicato), Zome ha diramato gli inviti per Eroica, Tirreno e Sanremo, e la Flaminia non c'è. Nemmeno nella corsa dei due mari, in cui negli anni scorsi il team laziale (giocando un po' anche in casa) non aveva demeritato.

A questo punto, quindi, serve un segnale forte di discontinuità tra Riccardo e Vania. Ieri il comunicato, oggi l'intervista alla Gazzetta: una perla in cui il corridore definisce "persino giusta" la scelta di RCS di lasciare a casa la squadra nelle tre corse citate, in cui si dice dispiaciuto di non poter dimostrare la sua estraneità alla vicenda Rossi, in cui afferma di volere da Vania la certezza della sua innocenza, magari col test del dna, e in cui parla anche del bimbo, "è una vera pena, un dispiacere grande. Comunque sta con sua madre. Allontanarsi da un figlio non è facile, ma nella vita capita di dovere affrontare situazioni che impongono una scelta".
Quindi, dovendo scegliere tra un figlio e la speranza di un invito al Giro d'Italia, "voi al mio posto cosa avreste fatto?" (chiede Riccò in conclusione di intervista), è chiaro che nella scala di priorità di un uomo davanti a tutto c'è il Giro d'Italia.
Si dirà che qui non è in ballo solo Riccò, ma un'intera squadra, che senza la presenza alla corsa rosa potrebbe forse chiudere a fine anno. Ma fino a che punto è lecito avanzare questo ricatto morale?

Il ciclismo continua ad offrire modelli del tutto sballati. Ora è la volta di un tizio che, avendo pagato con la squalifica una sua positività, ora deve pagare (in ossequio a quali regole?) anche la squalifica (incipiente) della compagna, e l'unica speranza che ha è quella di rifarsi una rispettabilità. Come? Abbandonando la compagna stessa e il bimbo appena nato. Niente male, il ciclismo, come scuola di vita.
Tanto alla fine Zomegnan (i Carera gli avranno parlato, prima o dopo il comunicato?) non inviterà ugualmente al Giro la Flaminia (il cui ruolo in questa vicenda è comunque da approfondire); Riccò continuerà, nella sua immaturità, a fare scelte sbagliate (lasciandosi mal consigliare); Vania resterà additata come la madre degenere che si è dopata durante l'allattamento (eventualità che per una lunga serie di circostanze continuiamo a rifiutare come verosimile), e che poi si è prestata alla manfrina della salvifica separazione. O se non si è prestata, ha subìto la situazione.
Non sappiamo se la rottura è definitiva o temporanea, non sappiamo se Riccò tornerà sui suoi passi, né se quei passi siano veri o solo recitati. In generale, tutto ciò conferma, se ancora ce ne fosse bisogno, che il ciclismo è un ambiente spesso malsano, in cui ognuno è tenuto per le palle da qualcuno, in una catena interminabile che pure ha i suoi vertici ben al di fuori del mondo delle corse (Zomegnan non risponde ai tifosi o ai giornalisti, ma agli azionisti di Rcs), ma che ha i suoi terminali, come noto, nei ciclisti. O, con ancor meno diritti, nelle cicliste. Meglio ancora se mamme; molto meglio se compagne di un ex dopato.

Marco Grassi

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