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Chi l'avrebbe mai detto... - Petacchi, sesta vittoria etrusca

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Trovarsi a parlare ora che la gara è conclusa del GP Costa degli Etruschi edizione 2010 farebbe pensare di dover descrivere uno degli epiloghi più scontati della storia del ciclismo. Perché se nelle scorse stagioni c'era pur sempre quel briciolo di incognita ad accompagnare l'esordio stagionale di Alessandro Petacchi, questa volta il debutto anticipato nel Giro della Provincia di Reggio Calabria aveva spazzato via qualunque dubbio. Eppure per ribadire il dominio incontrastato in quel di Donoratico ed apporre il sesto timbro, Ale-Jet ha dovuto sudarsela questa vittoria, ricorrendo alla gran condizione che sfoggia in questo momento, onde evitare che il lavoro egregio compiuto dai Lampre si trasformasse in un clamoroso autogol appena superato il triangolo rosso dell'ultimo chilometro. Prima di soffermarci nel dettaglio comunque non possiamo non dire come il team di Saronni fosse l'osservato speciale della giornata odierna, dato che alle ambizioni di successo di Petacchi si affiancavano l'esordio stagionale di Damiano Cunego (che ha in programma anche la partecipazione alla Milano-Sanremo, magari per esser pronto a far male se l'occasione lo richiede e sgravare quindi il team da un lavoro troppo sfiancante che potrebbe essere poi pagato al momento dello sprint) ed il debutto tra i professionisti dell'enfant du pays Diego Ulissi.
E pensare che la giornata dei blu-fucsia si era movimentata già dalle prime fasi di gara, quando i tentativi di portar via una fuga operati dalla ISD non sembravano garbare troppo allo stesso Petacchi, il quale ha pensato di risolvere il tutto con una ramanzina a Visconti e compagni operata in toni non proprio figli di un inno alla cortesia.
Avvio pepato dunque ma a mettere tutti d'accordo ci ha pensato l'austriaco Reto Hollenstein della Voralberg-Corratec, presto divenuto l'ideale cercatore di gloria di giornata, col suo tentativo protrattosi per quasi 150 chilometri (ripreso a circa 25 chilometri dall'arrivo) con un vantaggio massimo di 6 minuti. Troppo azzardato però pensare ad un'impresa su un tracciato come quello di Donoratico ed è così che, una volta riassorbito l'austriaco, si è già messo in moto il tran-tran delle manovre per condurre il gruppo allo sprint. Alla Colnago-Csf e Liquigas, impegnate per lunghi tratti nell'inseguimento, si sono affiancate presto la Lampre, una De Rosa decisa a proseguire il proprio trend positivo in termini di risultati ed un Ginanni impegnato a tenere al riparo più che poteva Alberto Loddo.
Al suono della campana dell'ultimo giro però è stata la ISD, decisa comunque a non restarsene con le mani in mano in attesa della volata, a prendere in mano la situazione per cercare di preparare al meglio il terreno per Oscar Gatto, con Giovanni Visconti che non lesinava il suo contributo accanto alla schiera di onesti faticatori che risponde ai nomi di Caccia, Longo Borghini o Mirenda. Una scena che si è protratta fin quasi ai meno cinque dal traguardo, quando le prove generali di volata dei Lampre hanno avuto inizio dapprima con le grandi trenate di un Adriano Malori a cui non bisogna certo insegnare cosa sia l'umiltà, per poi proseguire con Pietropolli, Bole, Lorenzetto, Da Dalto e quindi Bernucci, deputato ad entrare in azione in prossimità dell'ultimo chilometro, prima di lasciare la scena a Hondo.
È qui però che si assiste all'inghippo inaspettato: mentre Bernucci davanti continua a menare a più non posso, alle sue spalle il duo Liquigas formato da Bellotti e Sagan (impegnati a lavorare per Guarnieri e Sabatini) rallenta, creando così un buco di una ventina di metri nei confronti dell'atleta di Ortonovo che si troverebbe così nella situazione di poter tirare dritto. Un Bernucci che vince da finisseur non ci stupirebbe neppure ricordando la sua vittoria al Tour in maglia Fassa Bortolo ma gli ordini sono ordini e così, non vedendo Hondo e Petacchi alle proprie spalle, l'ex-Lpr non sa più cosa fare e rallenta la sua azione. Lo scenario cambia improvvisamente perché a questo punto è la Colnago-Csf a smuovere le acque con Frapporti, Modolo e Belletti per lanciare verso il successo Mattia Gavazzi ed è proprio qui che Petacchi intuisce il pericolo decidendo di giocare il tutto per tutto. Lo spezzino esce decisamente dalla ruota di Hondo e si porta sulla destra, quasi a lambire le transenne, producendosi in uno sprint di oltre 200 metri, uno di quelli che devi essere disposto a rischiare di perdere pur di vincere per l'ennesima volta. La parola fine si scrive proprio in quell'istante, mentre Petacchi apre il gas e nessuno riesce a trovare la forza nelle gambe per superarlo, ed i giochi per la vittoria si esauriscono in breve tempo. Alle piazze d'onore si accomodano Alberto Loddo, che comunque continua a sfoggiare una buona condizione dopo il convincente Tour de San Luis marchiato con due tappe vinte, e Fabio Sabatini, libero di giocare le sue chanche visto che Guarnieri non è riuscito a ripetere l'ottima prestazione dello scorso anno. Gavazzi, impossibilitato a trovare il pertugio per uscire negli ultimi metri, conclude al quarto posto, seguito da Gatto, Rossi e dalla coppia di De Rosa costituita da Giorgio Brambilla e Cucinotta. Forse è stato meglio così, perché una vittoria servita davvero su di un piatto d'argento avrebbe tolto un po' di gusto a questo finale, anche se per vederne uno diverso per quel che riguarda il protagonista principale occorrerà attendere ancora.

 



Vivian Ghianni

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