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All'attacco della Tirreno - Scarponi: «Prometto battaglia»

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Michele Scarponi, 30enne della Androni Giocattoli di Gianni Savio, ripercorre la stagione 2009 che l'ha visto trionfare alla Tirreno-Adriatico; e proprio dalla corsa dei due mari il marchigiano cercherà di ripartire alla grande, con l'occhio più sensibile al Giro d'Italia. Avrebbe dovuto esordire sabato al Trofeo Laigueglia e invece il debutto è rimandato a martedì 23, prima tappa del Giro di Sardegna («Ho un virus intestinale da qualche giorno»).
In ogni caso, virus o non virus, la tua stagione parte un poco più in ritardo rispetto ad un anno fa.
«L'intenzione, già stilando i primi programmi in inverno, era proprio di partire più tranquillo. Poi però a gennaio ci si è messa l'infiammazione del tendine del ginocchio sinistro, ora in questa settimana questo guaio intestinale... che dire?, spero di aver terminato i miei malanni stagionali».
Della Tirreno da campione uscente parleremo poi. Ora torniamo un attimo al Giro 2009: è sembrato che tu abbia pagato eccessivamente le tappe di salita brevi. Sensazione o dato di fatto?
«Effettivamente le tappe brevi non mi sono mai piaciute. Ho sempre preferito le lunghe distanze, dove possono emergere doti di resistenza e fondo. Ma io spero che gli episodi dello scorso Giro d'Italia possano essere solo delle coincidenze, capitate in giornate magari non eccezionali».
E del Mondiale di Mendrisio che ricordo hai?
«Un ricordo splendido. Per me è stata una grande soddisfazione parteciparvi, perché dopo aver fatto un'ottima prima parte di stagione ho dovuto stringere parecchio i denti per arrivare a fine settembre con una condizione in grado di meritare la convocazione. Poi è stato il mio primo Mondiale, corso addirittura da titolare, ed anche se il risultato finale dell'Italia non è stato eccezionale io resto soddisfatto perché so di aver svolto il lavoro che mi era stato chiesto».
A tal proposito, chiederti un ricordo personale del ct Ballerini è esercizio tanto banale quanto inevitabile.
«Le prime telefonate prima di Mendrisio me le fece verso agosto. E dalla cornetta io ero parecchio in soggezione; c'era un rapporto che definirei come quello tra un alunno e un professore. Conoscendolo bene di persona in quella settimana iridata, invece, i timori svanirono del tutto: nonostante fosse stato un grande corridore e un ct vincente, riusciva a mettere tutti a proprio agio. Era - purtroppo bisogna parlare al passato - una persona in gambissima, che lascia un grande vuoto nel mondo del ciclismo».
La tua Androni-Diquigiovanni ha confermato gran parte dell'organico 2009, ma ha perso due corridori come Simoni e Rebellin. Quanto peserà la loro assenza?
«Simoni e Rebellin sono due grandi corridori che mancherebbero in qualsiasi squadra. Detto questo, l'anno scorso siamo riusciti ad arrivare nella top 17 dei team nel calendario mondiale anche senza i loro punti, quindi l'ossatura della squadra è rimasta molto competitiva».
Chiusura, come promesso, con la "tua" Tirreno-Adriatico.
«Già, quest'anno partirò con il numero 1 e sarà una bella responsabilità, anche perché le due tappe maceratesi le correrò praticamente in casa, col mio pubblico a bordo strada, e venderò cara la pelle».
Che ci dici degli arrivi in salita di Colmurano e Macerata?
«Non li ho studiati ancora attentamente, ho visto di sfuggita le altimetrie e non mi sono ancora fatto un'idea precisa, anche se la sensazione è che la corsa sia meno dura di un anno fa. Proprio stasera sono stato invitato alla presentazione della tappa di Colmurano, per cui ne capirò sicuramente di più. In realtà la cosa che mi preoccupa è la mancanza della crono...».
Fu proprio la cronometro di Macerata, difatti, a permetterti di tenere distanziato Garzelli.
«Bè, a livello di classifica generale la cronometro è quella che permette di scremare la situazione, evitando di lasciar giocare tutta la classifica con gli abbuoni di tappa».
Va anche detto che la tappa di Chieti e proprio quella di Colmurano sono lunghe e particolarmente mosse.
«Questo è verissimo. In effetti tappe così lunghe possono far sembrare degli arrivi in salita anche più duri di quel che sono in realtà».
Vogliamo dire che la Tirreno sembra tornata a rappresentare una corsa in preparazione della Sanremo?
«(ride) Io non volevo dirlo... La sensazione a pelle sembra questa, ma questo non vuol dire che sia così, o che io stia alzando bandiera bianca! Anzi...».

Mario Casaldi

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