Zabriskie, alto profilo - I Grandi Giri nel futuro di David?
Versione stampabileDi corridori che hanno vinto almeno una tappa in tutti e tre i GT ce ne sono, meno sono quelli che ci sono riusciti senza essere velocisti o scalatori: David Zabriskie è uno di loro. Il corridori nato a Salt Lake City si è fatto conoscere al grande pubblico grazie alle sue grandissime doti contro il tempo (cinque titoli nazionali in sei anni e due podi iridati) ma il suo fisico è ben lontano dagli ideali del passista puro: forse è anche per questo che a 31 anni Dave sta cercando di proiettarsi su traguardi che ad un'analisi frettolosa potrebbero definirsi impossibili. Ci facciamo raccontare direttamente da lui questi 10 anni di carriera ed i progetti per il futuro.
Nella tua carriera hai corso per Us Postal, CSC e ora Garmin. Che differenze hai trovato tra questi tre squadroni?
«Queste sono tre squadre fortissime ma sono anche abbastanza diverse tra di loro. Alla US Postal sono arrivato che ero molto giovane ma penso che quello fosse un team perfetto per iniziare: c'erano tanti campioni così io potevo correre con meno pressione ma allo stesso tempo ho avuto la possibilità di fare esperienza in corse importanti. La CSC invece credo sia la squadra nella quale ho imparato di più ed ho raggiunto una grande maturazione: Riis è un ottimo tecnico e l'organizzazione era perfetta. Qui alla Garmin invece ho trovato una realtà diversa dalle altre, è un ambiente più tranquillo, ci sono forse meno pressioni ma ognuno fa il suo lavoro con grande precisione ed è un ambiente ideale per arrivare al top».
Qual è il tuo ricordo più bello di tutti questi anni?
«Non so, ce ne sono tanti. Forse però la mia vittoria di tappa alla Vuelta 2004 ha un sapore speciale: quel giorno andai in fuga da lontano tutto solo e riuscii a non farmi riprendere dal gruppo, fu davvero una bella giornata quella».
Qui in Italia nel 2005 abbiamo imparato a conoscerti come ottimo cronoman però negli anni abbiamo visto che sei migliorato in salita. Hai cambiato preparazione?
«No, non proprio, è stato un insieme di più fattori: quello più importante è stato sicuramente un piccolo cambio nella posizione sulla bicicletta normale che mi ha permesso di avere un rendimento migliore. A questo devo aggiungere anche una maggior esperienza nel gestire le mie forze: prima spendevo molto ed arrivavo alle salite già scoppiato e con le gambe dure mentre ora arrivo più fresco».
Pensi quindi di poter puntare a fare classifica in un grande giro prima o poi?
«È difficile da dire, però penso di sì. Ci sono ancora un po' di cose che so di dover sistemare o migliorare però sì, prima o poi ci proverò: non so però se sarà già quest'anno o il prossimo o tra due ma penso di poter essere competitivo».
In questo 2010 quali saranno i tuoi obiettivi?
«Il mio primo obiettivo stagionare sarà il Tour of California dove spero di fare molto bene. Dopo farò il Giro di Svizzera e quindi il Tour de France; per noi il Tour è molto importante e cercheremo di arrivare tutti al top della forma».
In molto interviste Vaughters ha detto che crede molto in te per il California. Hai già visto il percorso? Ti piace?
«Il percorso di quest'anno lo conosco bene ed è molto bello. Per la prima volta ci sarà un arrivo in salita ma questo non mi spaventa: l'ascesa di Big Bear Lake è lunga ma non è molto ripida, è completamente diversa dalle salite dei Pirenei dove faccio molta fatica. Penso di poter vincere ma non sarà facile perché ci sarà una concorrenza molto agguerrita».
Al Mondiale a cronometro ci pensi? Farai qualche corsa in Italia?
«Il Mondiale è una corsa che va preparata bene. Dopo il Tour de France faremo insieme ai tecnici un punto della situazione e decideremo il da farsi. Per quanto riguarda l'Italia purtroppo credo proprio non ci correrò mai nei 2010: Tirreno, Sanremo e Giro non sono nei miei programmi ed anche il Lombardia è in un periodo non molto buono per me».