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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Giuseppe De Maria

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C'è chi "ha voluto la bicicletta... " e chi vorrebbe "riaverla". È il caso di Giuseppe De Maria, neoprofessionista classe 1984, il cui sogno di correre nel mondo dei pro' è durato solo tre mesi. E che ora ancora non è riuscito a trovare una squadra che lo ingaggi. Noi lo intervistiamo mentre da Marchirolo, il paese del Varesotto dove abita, si sta recando a Cannobio, nel Verbano, per correre la sua prima gara di Ciclocross. Perché se uno il ciclismo ce l'ha nel sangue non basta la mancanza di una squadra pro' per tenerlo lontano dalle due ruote.
Finalmente ritorni in corsa...
«È la prima gara della mia carriera, spero vada bene. Mi è sempre piaciuta come specialità ma avevo lasciato perdere per concentrarmi sulla strada, altrimenti avrei compromesso la preparazione. Ora che sono senza contratto per il prossimo anno ho deciso di provare con il ciclocross».
Con quale squadra inizi la tua carriera nel ciclocross?
«Con la Endurancenter di Daniele Zammicheli. Anzi, colgo l'occasione per ringraziarlo, dato che mi dà questa opportunità e mi sta anche aiutando a trovare un team per correre su strada. Ringrazio anche Borga di Gallarate che mi fornisce le bici da cross per correre».
Come mai un neopro' come te, che non era partito poi così male tra i "grandi", non è riuscito a trovare spazio per il prossimo anno?
«Certe cose succedono perché le istituzioni ciclistiche, e mi riferisco all'UCI, stanno sbagliando tutte le mosse. Il Pro Tour è sbagliato così come è concepito: venti squadre sono troppe e impediscono ai team più piccoli di fare gare importanti come il Giro. In questo modo non ci sono gli sponsor che investono quindi mancano i soldi per allestire le squadre. Oltre a questo ha influito molto la crisi mondiale in corso».
La tua squadra, l'Amica Chips, ha infatti deciso di chiudere dopo soli tre mesi...
«Sì, purtroppo. Credevo in quel progetto e mi dispiace molto che sia andata in quel modo. Avevo iniziato bene, in tre mesi avevo fatto cinque piazzamenti nei primi quindici».
Come è iniziata la tua passione per la bici?
«Ho iniziato nel '97 con gli esordienti. I miei fratelli giocavano tutti a calcio, mio padre all'inizio non era convinto ma ora è più appassionato di me. Iniziai nella Lavena Coop Ponte Tresa. Ho sempre vinto e fatto tanti piazzamenti nelle categorie giovanili. Tra i dilettanti conquistai l'ultimo Giro del Mendrisotto riservato agli under 23, nel 2004, il Trofeo Sommalombardo e la Torino – Biella nel 2007, il Città di Brescia e la Coppa Romita a Novi Ligure nel 2008. Con la Podenzano, la mia squadra, mi sono trovato benissimo e proprio grazie al mio ds, che era anche nell'Amica Chips, sono riuscito a passare tra i pro'».
Ora però sembra che per te non ci sia più spazio. Ti sei chiesto perché?
«I tecnici italiani sono un po' superficiali. Sono molto amareggiato, non mi sento un fenomeno ma penso di valere più di molta gente che vedo in gara».
Che tipo di corridore sei e quale gara sogni di vincere?
«Oramai ho smesso di sognare, però mi sarebbe piaciuto vincere la Tre Valli Varesine, visto che sono di Varese e sono un passista veloce, adatto a una gara come quella».
È brutto sentire queste parole da un giovanissimo come te...
«Purtroppo conosco come vanno le cose. Sto aspettando alcune risposte ma già so che saranno negative. Ho investito tutta la mia giovinezza per fare il ciclista professionista, era il mio sogno, ma se ora devo smettere non ho paura di andare a lavorare. Per ora c'è il ciclocross se poi arriverà un'offerta e un progetto serio sarò felice di correre di nuovo su strada».
Ora stai andando a gareggiare. Cosa fai per prepararti alla corsa?
«Non ho particolari rituali, cerco di ridere e scherzare per stemperare la tensione».
Cosa fai nel tempo libero?
«Lo passo con la mia splendida ragazza Daniela che merita tutte le attenzioni di questo mondo. E con qualche buon amico e la mia famiglia, con cui mi trovo molto bene».
Vacanze? Anche te posti caldi?
«Quest'anno da nessuna parte, ma alla fine delle scorse stagioni sì, sempre al mare. Prima Sharm el Sheik, poi Tenerife e infine la Repubblica Dominicana».
Ai tuoi compagni di squadra è andata meglio, sono riusciti a trovare una sistemazione?
«Sì, tutti tranne io e Paolo Tomaselli, chi in ottime squadre chi meno. Auguro a tutti il meglio possibile».
Vuoi fare un appello a chi fosse interessato ad un giovane ciclista come te?
«No, non servirebbe a niente. Però, ripeto, se mi propongono un progetto interessante, sono pronto a prenderlo in considerazione».

Non possiamo non fargli i nostri migliori auguri. Per le corse di ciclocross, innanzitutto. Per la sua carriera poi: è triste vedere un ragazzo di venticinque anni che non ha più voglia di sognare.

Emanuele Longo



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