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L'eterno ritorno - Tra Nietzche e rientri eccellenti | Cicloweb

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L'eterno ritorno - Tra Nietzche e rientri eccellenti

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La stagione 2009 si avvia ormai alla sua conclusione, con gli ultimi fuochi concentrati soprattutto sulle gare italiane (su tutte la "classica delle foglie morte", vale a dire il Giro di Lombardia) e sulla Parigi-Tours in programma nel prossimo fine settimana. Riavvolgendo il nastro non possono quindi che tornare in mente momenti, protagonisti, colpi di scena che come di consueto vanno a marchiare mesi ed appuntamenti. Questo 2009 però andrà in archivio anche con le soddisfazioni, le tante emozioni e forse anche con qualche pizzico di delusione in qualche caso da parte di chi il gruppo lo ha ritrovato, uscendo da mesi di tormento e di incertezza. O più semplicemente per rimettersi in gioco e dimostrare che la carta d'identità è solo un mero dettaglio.

Bici pieghevole, voglia incomprimibile
O anche con la notizia di un Roberto Heras che ti vince un titolo mondiale corso su una bici pieghevole (vi assicuriamo che non è uno scherzo!) perché forse non si è ancora rassegnato al pensiero di aver concluso la propria carriera con la Vuelta 2005, la quarta del proprio palmarès (poi cancellata dalla positività per Epo e consegnata quindi a Denis Menchov) e spera ancora di trovare qualcuno che possa dargli fiducia, dilettandosi frattanto anche con un po' di MTB (ha partecipato ad una competizione fuoristrada in Costa Rica lo scorso anno, e ha intenzione di replicare anche in questo 2009).
Ricominciare è possibile quindi e non è eresia definire quindi il 2009 come l'anno dei ritorni, perché se in queste varie settimane si sono spesi fiumi di parole, ci si è posti mille quesiti tra risvolti tattici e dubbi di tenuta, questo lo dobbiamo a tutti coloro che andremo via via a citare.

Life(strong) on Mars?
A suscitare maggior scalpore è stata inevitabilmente la notizia del clamoroso ritorno in gruppo di Lance Armstrong, che nel luglio 2005 aveva salutato tutti con il settimo successo consecutivo al Tour de France per poi dilettarsi tra partecipazioni a maratone a piedi (tra cui quella di New York, celebre in tutto il mondo) e gare in mountain bike. Sarà stata la mancanza di competizione, del gusto della sfida o semplicemente la volontà di provare ulteriormente a superare i propri limiti, unita anche ad intenti benefici per la propria fondazione dedicata alla lotta contro il cancro, che il texano si è subito affrettato ad anteporre in cima alle motivazioni del proprio rientro in gruppo, sta di fatto che la metà del mese di gennaio 2009 è divenuta in breve tempo uno dei momenti più attesi dal punto di vista mediatico, giacché Armstrong si è riattaccato il numero dietro la schiena in Australia, al Tour Down Under nelle file dell'Astana, ancora una volta sotto la guida di Johan Bruyneel.
Un buon rientro per mettere in cascina chilometri, prima di una prestazione di spessore ancora maggiore al Tour of California, concluso al settimo posto in appoggio al fido Levi Leipheimer, col "re americano" che iniziava a convincere anche i più scettici sulla propria competitività. Ci si cominciava quindi a chiedere quale scenario si sarebbe configurato sulle strade del Giro d'Italia, a cui per la prima volta Armstrong ha deciso di partecipare, ma l'imprevisto era dietro l'angolo e così, dopo una Milano-Sanremo senza acuti, la caduta alla Vuelta Castilla y León con conseguente frattura della clavicola sembrava compromettere improvvisamente il tutto. Il recupero a tempo di record ha invece scongiurato il forfait, anche se la condizione inevitabilmente ne avrebbe risentito, cosicchè già l'arrivo sull'Alpe di Siusi ha sancito le gerarchie in casa kazaka.
Un Armstrong al servizio di Leipheimer dunque, che comunque si è concesso una fiammata salendo verso il Block Haus prima di concludere la prima esperienza alla corsa rosa al 12esimo posto.
L'esperienza del Giro, con tutto il bailamme mediatico che anche qui ne è derivato, è stata però utile anche in preparazione al ritorno nella competizione più amata, il Tour de France, dove però la presenza di un Alberto Contador quale indubbia garanzia per le gare a tappe poneva inevitabilmente in ballo la questione della leadership. L'inizio, con i ventagli verso la Grande Motte e la vittoria nella cronosquadre di Montpellier, è stato tutto dalla parte di Lance, che strada facendo ha trovato l'appoggio praticamente di tutta la squadra, relegando Contador alla figura del separato in casa, fino a che l'arrivo di Verbier non ha chiarito a tutti la legge del più forte.
Armstrong però non si è arreso di fronte alla possibilità di salire nuovamente sul podio ed alla fine la sua scommessa è stata vinta: terzo sul podio di Parigi a quasi 38 anni e a quattro anni dal suo addio e con la rinnovata convinzione di poter puntare nuovamente al successo nel 2010 con il nuovo progetto Radio Shack che, dopo aver già ha fatto razzia di corridori Astana, definirà via via i propri programmi ma ha già una certezza chiamata Grande Boucle tra gli obiettivi principali.

Kazakistanchezza? Manco per sogno
Dici Astana e non puoi non pensare ad Alexandre Vinokourov che il Tour de France l'aveva malinconicamente salutato nel 2007 in seguito ad una positività per emotrasfusione omologa. Lui, divenuto simbolo di una squadra sostenuta direttamente dallo stato kazako, tanto da portarne il nome della capitale, che appariva destinato inizialmente ad una conclusione anticipata della carriera, tanto che la stessa federazione kazaka gli aveva comminato una squalifica fino al 21 luglio 2008. Un solo anno quindi, ma il ritorno sui propri passi di Vino (che ha poi cambiato idea e non si è più ritirato) ha inevitabilmente aperto una querelle con l'UCI, che a quel punto si è adoperata – con successo – per portare la squalifica ai canonici due anni, rendendo vano il successivo ricorso al Tas per una riduzione di pena.
Niente Grande Boucle 2009 quindi ma Vino qualche sprazzo di classe da offrire l'aveva ancora e così, al rientro nell'agosto scorso, gli sono bastate poche giornate di gara per ritrovare il successo nella frazione a cronometro del Tour de l'Ain, seguito da quello nella prova a cronometro nei Campionati Asiatici. Ottime premesse per l'imminente Vuelta quindi, che però, dopo un buon prologo concluso al settimo posto ed un coraggioso tentativo nella tappa di Murcia conclusa al quarto posto dopo essere stato definitivamente respinto dai giochi per il successo, si è conclusa con un ritiro nella dodicesima frazione.
Dulcis in fundo il mondiale, con un ottavo posto nella prova a cronometro ed un 26esimo nella gara in linea che dice meno del tentativo attuato all'inizio dell'ultimo giro del circuito di Mendrisio. Per chi rientra in gara a 36 anni non c'è senza dubbio di che lamentarsi e, nell'attesa di un'ultima fiammata (magari al Lombardia) non resta che attendere anche lui per un 2010 da protagonista.

Mobilitazione dal Basso
È stato però l'anno dei rientri anche per l'Italia, col ritorno alle competizioni a pieno regime di Ivan Basso, a cui le vicende legate all'Operación Puerto avevano concesso solo una breve parentesi in maglia Discovery Channel nel 2007 e fissato quindi il nuovo ritorno nelle file della Liquigas nella Japan Cup 2008 (con un terzo posto, tra l'altro). Per il varesino la stagione ha avuto inizio dall'Argentina, con un buon quinto posto nel Tour de San Luis ed è proseguita nell'avvicinamento al Giro d'Italia attraverso gare come il Tour of California (concluso però anzitempo per malanni fisici), la Tirreno-Adriatico (terminata in quinta posizione) fino al Giro del Trentino, che ha sancito il ritorno al successo di Basso (primo nella classifica finale) dopo quasi tre anni.
Ottime credenziali quindi per un Giro del Centenario caratterizzata da una condotta regolare ma in cui è mancata la capacità di fare realmente la differenza; ne è scaturito un quinto posto finale dietro anche a Franco Pellizotti, salito sul podio e co-leader del team. Saltato il Tour il nuovo obiettivo concreto è divenuto il finale di stagione, con la partecipazione alla Vuelta rifinita attraverso alcune gare italiane (quarto al Melinda). Basso si è presentato anche in Spagna con ambizioni di vittoria ed anche in questo caso è riuscito a non abbandonare le zone alte della classifica, non andando però oltre un quarto posto che se da un lato non ha rappresentato il raggiungimento dell'obiettivo, dall'altro lo ha incoronato come atleta più regolare della stagione per quanto riguarda le grandi corse a tappe, con ideale preludio alla partecipazione ai mondiali, da correre in appoggio a Damiano Cunego.
A Mendrisio ne è scaturita una prova appena sufficiente con il 16esimo posto sul traguardo, ma con gare come Giro dell'Emilia e Giro di Lombardia che potrebbero ancora regalare soddisfazioni.

Vecchio Scarponi, quanto tempo è passato...
Chi se n'è tolte parecchie di soddisfazioni dopo il rientro nei ranghi a pieno regime è stato Michele Scarponi, in gruppo già dall'agosto 2008 nelle file della Serramenti Diquigiovanni-Androni. Per il marchigiano, anch'egli inguaiato dalle vicende dell'OP, è stato un anno di importanti rivincite, iniziato sotto i migliori auspici con la vittoria nella tappa di Camerino e nella classifica finale della Tirreno-Adriatico prima di un Giro d'Italia da protagonista, in cui il sacrificio della classifica generale è valso la conquista di due splendide tappe a Mayrhofen e a Benevento.
Prestazioni che non sono sfuggite neppure all'occhio di Franco Ballerini, che l'ha quindi selezionato per la spedizione di Mendrisio, in cui Scarponi si è reso protagonista al servizio della squadra azzurra. Con una condizione come la sua aspirare ora ad un finale col botto non è affatto una chimera.
Il mese di agosto ha riconsegnato al gruppo anche Emanuele Sella, ingaggiato dal team CarmioOro dopo la fine della squalifica per positività all'Epo Cera riscontrata nello scorso anno e dopo aver beneficiato di uno sconto di pena di un anno rispetto alla prassi abituale per le indicazioni fornite in sede di processo.
Per il vicentino i riscontri sono stati buoni fin dalle prove del Trittico Lombardo (è rientrato alla Coppa Agostoni, il 19 agosto scorso) e, dopo un terzo posto nella prima tappa del Tour du Gevaudan in Francia, è giunto anche il momento del ritorno al successo nella terza frazione del Cinturó de l'Empordá in Spagna il giorno 4 ottobre, con la breve gara a tappe spagnola conclusa in terza posizione. Prestazioni convincenti che alimentano anche la speranza del "Salbaneo" per una partecipazione al Giro d'Italia del prossimo anno, con la voglia di correrlo ancora una volta da protagonista.
Chi ci sarà sicuramente nel 2010 sarà anche Riccardo Riccò, la cui parabola è stata bruscamente interrotta al Tour 2008 da una positività all'Epo Cera e che ha già la certezza di un posto nella nuova Ceramica Flaminia per la prossima stagione. Anche per il modenese comunque la situazione ha vissuto delle controversie: dopo un termine della squalifica fissato inizialmente dopo 20 mesi (con probabile rientro in marzo alla Milano-Sanremo), un nuovo intervento dell'UCI ha riportato, a meno di nuovi clamorosi sviluppi, la squalifica ai due anni effettivi, con rientro quindi previsto per il prossimo mese di luglio. Se qualcosa cambierà prima di quella data lo scopriremo solo vivendo...

Il cuore è un Morzìne-garo
La Grande Boucle fu l'inizio dei guai anche per altri protagonisti rientrati in gruppo nell'ultimo anno: primo fra tutti Michael Rasmussen, finito nell'occhio del ciclone per una controversa vicenda di controlli saltati e per questo mandato via da un Tour che difficilmente poteva essergli tolto; vicenda che ha originato (tra voci riguardanti anche presunte positività non rivelatesi però) una squalifica di due anni conclusasi nel luglio scorso.
Il danese è così ripartito dal Messico, ingaggiato dal team Tecos (ci aveva provato invano nei mesi scorsi anche l'Acqua e Sapone) con cui è subito tornato a fornire prestazioni di ottimo livello: vincitore con oltre nove minuti sul secondo classificato alla Vuelta a Puebla e primo anche nel prologo della Vuelta a Chihuahua, in corso di svolgimento nell'omonima regione messicana.
E che dire di Floyd Landis, vincitore del Tour 2006 e poi vistosi revocare il successo a causa di una positività per testosterone, che l'ha portato ad affrontare una dura ed onerosa battaglia legale da cui però non è riuscito ad ottenere i risvolti sperati. L'americano, ex gregario di Armstrong ai tempi della US Postal, dopo aver superato anche i problemi fisici ad un anca ha atteso il mese di febbraio 2009 per rientrare alle gare nella piccola Continental statunitense Ouch in cui, al di là di un sesto posto in una frazione del Giro del Messico, non ha ottenuto nessun risultato di rilievo, anche se recentemente si è parlato di lui anche riguardo un interessamento della Radio Shack per la prossima stagione.
Patrick Sinkewitz, poi: anch'egli positivo per testosterone e protagonista di alcune dichiarazioni velenose riguardo il periodo trascorso in Mapei alla vigilia del Mondiale di Stoccarda. Il tedesco ha trovato ingaggio presso il team ceco PSK Whirpool, debuttando a fine febbraio nel GP Insubria ed è stato protagonista di una stagione nel complesso abbastanza buona, che l'ha visto vincitore di una tappa e della classifica finale al Giro di Sassonia e di una frazione al Giro del Portogallo (concluso in decima posizione).
Come si può vedere quindi non tutto è perduto e non è mai troppo tardi per ritornare a sentirsi a tutti gli effetti ciclisti professionisti e questo lo sanno bene anche Andrey Kashechkin (rientrato in occasione dei campionati del mondo anch'egli dopo due anni di squalifica), Vladimir Gusev (che dopo una controversa vicenda con l'Astana conclusa con una causa vinta si è per ora accontentato di rientrare ai campionati nazionali), Giuseppe Muraglia (tesserato nel luglio scorso dalla Centri della Calzatura dopo aver scontato anch'egli una squalifica per doping). Oppure come Paride Grillo e Raffaele Ferrara, che dopo un anno di purgatorio senza aver trovato neppure un ingaggio (il corridore comasco inizialmente sembrava orientato verso il ritiro per dedicarsi ad un altro mestiere), saranno di nuovo in gruppo nella prossima stagione nelle file della CarmioOro.
Per qualcuno quindi l'incubo finisce, l'uscita dal tunnel è vicina, perché una seconda possibilità in fondo sarebbe bene non negarla mai a nessuno. Ed anche perché magari (e con questo torniamo al senso del titolo e al grande filosofo tedesco) "quello che non ti uccide, ti fortifica".

Vivian Ghianni

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