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Una maglia mela merito - Visconti impazza. E Farrar anche

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A fine corsa, il ct Ballerini s'è affrettato a dire che non gli è piaciuta per niente la condotta di gara di tanti azzurrabili, a suo dire troppo attendisti, ma la 18a edizione del Trofeo Melinda ha offerto alcuni spunti interessanti proprio in vista di Mendrisio.
La prima bella conferma arriva ovviamente dal vincitore di giornata, quel Giovanni Visconti che appena tre giorni fa si era imposto anche nella Coppa Agostoni: in tale occasione avevamo scritto che per il capitano della ISD-Neri quello sarebbe dovuto essere un nuovo punto di partenza e visto anche l'ottima scelta di tempo dimostrata oggi (ciò che in passato gli era sempre mancata) dobbiamo dire che il siciliano si sta forse avvicinando alla maturità completa come corridore anche grazie a qualche pressione in meno, come conferma lui stesso dopo l'arrivo. Decisamente meno contenti invece Garzelli e Basso, rispettivamente secondo e quarto al traguardo: Acqua & Sapone e Liquigas hanno lavorato a lungo per portarli in buona posizione nel finale ma la volata non ha sorriso ai due varesini. A loro rimane comunque la consapevolezza di essere in un discreto stato di forma e che questo non potrà che crescere nei prossimi appuntamenti, le classiche italiane per Garzelli e la Vuelta per Basso.
Guardando lo svolgimento della corsa, però, dobbiamo dare ragione a Ballerini nella sua accusa di eccessivo attendismo da parte dei big: poche azione degne di nota e quasi più stranieri che italiani a mettersi in mostra nelle fughe. Nel primo tratto in linea hanno sono stati Paterski, Terrenzio, Borisov, García Rena, Torosantucci, Belkov e Gaia a tentare la sorta da lontano mentre una volta entrati nel circuito finali di 31,3 km da ripetere 3 volte si sono mossi prima Stangelj, Cheula, Kairelis, Beuret e Bosisio (l'unico salvato da Ballerini) mentre all'ultimo giro si sono giocati le proprie carte Axelsson ed il campione ucraino Starchyk che sono stati ripresi a 5 km dall'arrivo dal forcing congiunto di Acqua & Sapone e Liquigas.
Anche negli ultimi 3 km in salita verso Fondo si è visto poco o nulla: Francesco Masciarelli è stato a lungo in testa per favorire Garzelli mentre alcuni timidi tentativi di allungo da parte di Soler, Basso e Rubiano sono serviti solo a scremare leggermente il drappello di testa. A 700 metri dalla fine erano rimasti in cinque davanti (Basso, Garzelli, Giampaolo Caruso, Rubiano e Pozzovivo) ma un rallentamento ha permesso a Giovanni Visconti di rientrare e di battezzare subito la ruota giusta da seguire in volata, quella di Stefano Garzelli: il leader di giornata della formazione di Palmiro Masciarelli ha provato a partire lungo ma Visconti è stato molto bravo ad entrare a grande velocità nella chicane finale ed a togliere spazio per l'accelerazione a tutti gli avversari. Alle spalle di questa coppia è giunto il colombiano Rubiano Chavez (Centri della Calzatura) che è riuscito ad anticipare Basso e Caruso confermando il suo buon feeling con le classiche italiane d'agosto.
Adesso il prossimo appuntamento italiano in cui Franco Ballerini potrà vedere da vicino i suoi candidati per una maglia azzurra a Mendrisio sarà il Giro del Veneto che si disputerà tra una settimana esatta: siamo certi che dopo il piccolo sfogo di oggi ci saranno molti corridori ansioni di mettersi in mostra e magari anche di provare a sconvolgere alcune gerarchie. (Sebastiano Cipriani)

Non si può dire invece che nessuno ci abbia provato, all'Eneco Tour, a scongiurare l'ennesimo arrivo in volata, anche perché il percorso - dislocato in Vallonia tra le strade della Freccia Vallone (con tanto di attraversamento di Huy al km 50) e della Liegi-Bastogne-Liegi - permetteva agli attaccanti di poter pensare di beffare le ruote più veloci del gruppo.
Anzi, sarebbe il caso di dire "la" ruota più veloce del gruppo, visto che per la terza volta in questo Eneco Tour, e per la quarta volta nelle ultime sei corse Pro Tour, è stato lo statunitense Tyler Farrar a festeggiare sotto lo striscione d'arrivo. Stavolta il rituale s'è tenuto a Libramont, nonostante gli ultimi 600 metri tirassero (neanche tanto leggermente) all'insù.
Farrar si sta divertendo a fare il Cavendish (che nel frattempo, in Irlanda, ha toccato proprio oggi quota 21 successi stagionali), ma il velocista - ma forse presto dovremmo "evolvere" questo termine - della Garmin-Slipstream si sta sudando ogni successo che sta ottenendo tra Belgio ed Olanda: oggi il gruppo si è ricompattato praticamente a 500 metri dall'arrivo, con lo sprint già lanciato, andando a riprendere il francese Labbe, che aveva tentato l'anticipo all'ultimo chilometro.
Quello del francese è stato solo l'ultimo attacco di una giornata piena zeppa di capovolgimenti di fronte: gli animi si sono iniziati a scaldare a 51 km dall'arrivo, quando Piemontesi, De Gendt e Tony Martin si sono riportati sui fuggitivi del mattino (Gaudin, Honig ed ancora - come ieri - Terpstra). La Garmin e la Liquigas non si sono fidate, e proprio Nibali ha rotto gli indugi tra i big ai meno 38, portandosi dietro ancora Tony Martin, ma anche un certo Wiggins, che a cronometro non teme certo il siciliano e si è messo di buona lena a collaborare nonostante il capoclassifica Farrar - compagno di squadra del britannico - non vivesse in quel momento la sua giornata migliore.
Nei successivi 10 km ci ha provato praticamente mezzo gruppo a scappare (su tutti Vansummeren, che ha dovuto anche schivare un gatto in salita ai meno 33, prima da solo con Wiggins, mentre poi si sono aggiunti Rogers, Sylvain Chavanel e Bandiera), poi Flecha è partito una una delle tante côte e pareva in grado di far male a tanti.
Ai meno 21 i generosissimi Sylvain Chavanel, Bandiera e Rogers - superstiti del tentativo di pochi km prima - si sono ritrovati in compagnia di Nuyens e del giovane spagnolo Madrazo; e i cinque ci hanno provato sul serio, anche se il gruppo tirato dalla Silence (col solito Vansummeren e Scheirlinckx) e poi anche dalla Liquigas non s'è mai allontanato più di 28" (ai meno 16). Ai meno 7, con gli inseguitori sempre più vicini, proprio Nuyens ha provato a rianimare il tentativo d'attacco, con Bandiera e Sylvain Chavanel (in odore di leadership) mai domi, ma non c'è stato niente da fare.
Uno zampillotto ai meno 6 dall'arrivo, con conseguente discesa, ha lanciato il tentativo di Eskov, col solito Nibali incollato alla ruota e il bravo Tjallingii (nella doppia veste di gregario - per Nuyens, nella fattispecie - e uomo classifica) che s'è andato a prendere l'abbuono offerto dall'organizzazione in uno sprint intermedio su cui non c'è tempo di pórsi interrogativi, visto che 3 km dopo Nibali allunga di nuovo, ma è Tony Martin (per Boasson Hagen) a non lasciare spazio all'ennesimo tentativo dell'uomo Liquigas.
Già detto dell'allungo finale di Labbe, è la Garmin (per Farrar), ma soprattutto la Cofidis (per Usov) a lanciare lo sprint, con Veikkanen a tentare la sorpresa ai 400 metri e con Van Avermaet a centro strada e Farrar sulla destra che chiudono rispettivamente la miglior traiettoria a Boasson Hagen e Francesco Gavazzi, che pure in rimonta non riescono ad impensierire l'americano della Garmin, che va a prendersi la terza tappa e i terzi 10" di abbuono con mezza ruota di vantaggio sul norvegese del Team Columbia, che comunque in ottica classifica generale è sempre quello messo meglio (3° a 23", a 3" dal secondo posto di Boonen), con Sylvain Chavanel che ora è lontano 12" dal podio e Tjallingii, Nibali, Wiggins e Posthuma 2" più dietro.
Come dire, insomma, che niente è deciso e che l'arrivo di domani a Sittard-Geleen - in Olanda - potrebbe dire anche qualcosa di più del forse troppo scontato duello in volata tra Farrar e Boonen, che comunque ci sembra un menu in grado di saziare l'appetito di tanti.

Mario Casaldi

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