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Rue de Roux, via alla gioia - Gran finale del giovane Française | Cicloweb

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Rue de Roux, via alla gioia - Gran finale del giovane Française

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Chissà come lo racconterà ai nipotini, Anthony Roux, l'arrivo di Talavera de la Reina e gli ultimi 800 metri in Avenida de la Real Fabrica de Sedas. Chissà se si atterrà ai fatti, raccontando loro che il nonno, all'epoca 22enne, vinse la sua seconda corsa da professionista partendo deciso a 600 metri dal traguardo dopo aver raggiunto il battistrada Maaskant all'ultimo chilometro, alla fine di una fuga - promossa da Irizar e Westra - partita al km 6 e che aveva coinvolto anche Francisco Martínez, negando al gruppo in costante ma non decisiva rimonta la possibilità di giocarsi il successo allo sprint.
Fossimo in lui, la racconteremmo esattamente così, senza romanzare troppo, anche perché quegli ultimi 600 metri qualcosa di romanzesco ce l'hanno già. Un romanzo anche profondamente duro, visto che per la fatica il giovane Roux non s'è neanche gustato a dovere questo bellissimo successo, alzando a malapena un braccio brandendo il pugno in segno di esultanza, mentre - poco più dietro, praticamente senza distacco - Bonnet completava un'ottima giornata per i colori francesi conquistando la seconda piazza su Greipel e Bennati, le cui squadre erano state (con la Milram) le più impegnate per tentare di ricucire il gap coi fuggitivi per tutti i 187 km che separavano l'inizio della fuga dallo striscione d'arrivo della 17esima tappa.
Vittorioso in una tappa del Circuit de la Sarthe in aprile, 3° al campionato nazionale francese in linea, 4° all'ultimo GP Ouest France di Plouay dopo essere entrato sui quattro uomini già in fuga in un secondo momento con un'ottima azione di potenza e classe, questo ragazzo al secondo anno da pro' ha fatto venire la bava alla bocca ai vari Rabon, Zaugg, Martin Velits e compagni, in testa al gruppo per lavorare e favorire così i vari Greipel, Bennati e Ciolek, mentre in mezzo al gruppo qualche caduta di troppo metteva a rischio anche Robert Gesink (2° in classifica) ed Ezequiel Mosquera (che nella generale è 6°), con quest'ultimo che ci ha fatto preoccupare più di una volta, viste le tante abrasioni, le tante visite al medico in corsa e le tante spintarelle, cambi di caschetto e supporto dei compagni (con Rabuñal che finirà per le terre più avanti) in una tappa comunque semplice, che però precede la più impegnativa tappa di Ávila, che di metri di pianura ne presenta molto pochi già in avvio.
Le squadre degli sprinter si sono fatte male i conti, anche perché la Vacansoleil - con Westra davanti - non ha collaborato per favorire lo sprint di Bozic e la Liquigas ha comunque un Basso 4° in classifica, per cui a 30 km dal traguardo il vantaggio dei cinque al comando era ancora di 4'08". Una reazione un po' più veemente ha fatto scendere a 1'05" il distacco nei successivi 20 km (quindi ai meno 10), ed è stato proprio Maaskant - sentendosi il fiato sul collo - a provare ad andarsene da solo già a 6,5 km dalla conclusione. Ripreso (prima da Roux, poi dagli altri) l'olandese, ai meno 3 il vantaggio scendeva a 22", ed allora era ancora il passista della Garmin-Slipstream (favorito da un buco di Westra, che era appena stato ripreso) a provarci a 2500 metri dal traguardo.
A 1,5 km dall'arrivo Maaskant aveva 17" sul gruppo, ma era dalle immediate vicinanze che arrivava la minaccia più pericolosa: sotto la flame rouge il ragazzo della Française des Jeux (che aveva seminato gli altri ex compagni d'avventura) si piazzava alla ruota del colosso olandese, rifiatava 150 metri e, altri 100 metri dopo la rotonda, già sul rettilineo finale, piazzava l'allungo che non lasciava scampo al già piazzato (4° nel 2008) alla Parigi-Roubaix, che addirittura veniva inglobato dal gruppo.
A proposito di Roubaix, segnaliamo il ritiro di O'Grady e Weylandt (lo sprinter belga è uscito malconcio dalla caduta di ieri a Puertollano) e la mancata partenza di Damiano Cunego e Alessandro Ballan, che si son detti soddisfatti della forma raggiunta durante questa Vuelta e prepareranno da casa - a partire da domani - l'appuntamento iridato di Mendrisio.

Restando in tema mondiale, non possiamo non citare la terza vittoria consecutiva di Boasson Hagen al Tour of Britain, corsa che di certo non eccelle per durezza, né per eccessiva lotta per aggiudicarsela, fatto sta che il norvegese (classe '87 anche lui, come Roux: oggi è il loro giorno!) ha regolato un certo Filippo Pozzato al termine di uno sprint che tirava leggermente all'insù (negli ultimi km) in quel di Stoke-on-Trent.
Soprattutto quest'anno abbiamo apprezzato ed applaudito già le qualità del fenomenale ragazzino del Team Columbia, che probabilmente si sta preparando a puntino per essere protagonista anche domenica 27 nella cittadina svizzera. Qualcuno dice che è un circuito troppo duro per le sue caratteristiche, qualcun altro dice che è troppo lungo, però questo ragazzo ha vinto una Gand-Wevelgem quest'anno e al Giro d'Italia ha tenuto le ruote sul Colle Gallo di gente che ha staccato - proprio in quel frangente - anche un certo Damiano Cunego.
Certo, settembre non è più maggio, Cunego è cresciuto ed è uno dei favoritissimi per il Mondiale. Però oggi Boasson Hagen è finito davanti a Pozzato, che a Imola vinse il campionato italiano battendo in volata proprio Cunego. Ok, la smettiamo: ma s'è capito che Boasson Hagen, in ottica Mendrisio, ci sembra più di un prospetto o di un outsider?

Mario Casaldi

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