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Mr. Greipel non era sazio - Chiusa la Vuelta. Visconti a Prato

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Per chiudere definitivamente il discorso relativo a questa edizione 2009 non restava che la tradizionale passerella finale, con 110 chilometri distribuiti tra Rivas-Vaciamadrid e Madrid. Lecito aspettarsi una conclusione a ranghi compatti, soprattutto per la voglia di André Greipel di aggiudicarsi un nuovo prestigioso traguardo e rimpinguare un bottino già straordinariamente corposo, visto che la stessa leadership della classifica a punti era ormai ben al sicuro. Non c'è stato quindi verso di cambiare il copione: volata imperiosa, diciannovesima vittoria stagionale (il solo Cavendish, per giunta compagno di squadra, ha saputo far meglio con 23 centri) ed il poker di successi è servito, diventando addirittura buono per le statistiche, visto che questa performance ha consentito al possente velocista del Team Columbia di eguagliare i quattro successi colti da Marcel Wust (lo ricordate? Il guizzante e fin troppo sfortunato velocista tedesco che divideva con Zabel i gradi di velocista di riferimento del movimento tedesco a fine anni Novanta, che alla Vuelta esultò ben dodici volte in carriera) nell'edizione del 1999.
Fin lì, a parte i consueti festeggiamenti, pacche sulle spalle e convenevoli per Alejandro Valverde e tra tutti gli altri 138 superstiti lungo le tre settimane di gara, gli unici spunti di cronaca erano stati dati dall'omaggio che il gruppo ha riservato a Bingen Fernández Bustinza, onesto comprimario in maglia Cofidis che a quasi trentasette anni e quattordici stagioni tra i professionisti senza alzare mai le braccia al cielo. Dopo il giro d'onore del circuito percorso dallo spagnolo, che ha ricalcato per certi versi il tributo riservato dal gruppo a Davide Bramati alla conclusione del Giro 2006, è stata la verve di David García Dapena ad accendere la miccia all'inizio del secondo giro (-24 km al traguardo), seguito da Delage, Rosendo, Vázquez, Di Gregorio e Roels. Buon accordo per il sestetto ma difficile sfuggire alla soluzione dello sprint, se è vero che il gruppo, tirato inizialmente da Caisse d'Epargne (per evitare inconvenienti a Valverde) e Columbia (in attesa dello sprint di Greipel) non ha concesso più di 25 secondi di vantaggio. Quando poi alla Caisse si è sostituita la Liquigas e sono subentrate anche Saxo Bank (per cercare di replicare il successo di Breschel dello scorso anno) e Vacansoleil (in forze per lanciare al meglio Bozic) il tentativo ha visto la sua sorte segnata, cosicchè il gruppo ha riassorbito ai -4 tutti, meno che Delage, che ha beneficiato di un altro chilometro di gloria (ripreso ai -3). Con Vacansoleil lanciatissima con i vari Lagutin, Carrara, Westra e Mouris e la Liquigas che con Bodnar e Quinziato già iniziava a preparare il terreno per Bennati, in corrispondenza dell'ultimo chilometro si è portato in testa il belga De Weert che si è prodotto in un notevole allungo, ben controllato però alle sue spalle da Sabatini, mentre Greipel era ancora in posizione troppo arretrata, riuscendo a risalire grazie al grandissimo lavoro operato da Henderson. Spostatosi De Weert ai 400 metri, Sabatini ha prodotto la sua sparata volta a favorire Bennati mentre alle spalle il belga, nel tentativo di evitare il contatto con Duque, ha operato uno scarto sulla destra che è risultato fatale sia a Pacheco (finito a terra senza grosse conseguenze) che a Breschel (che è riuscito per sua fortuna a mantenere più equilibrio e ad adagiarsi più lentamente sulla transenna). Mentre Sabatini continuava a tirare la volata a Bennati, Greipel è riuscito a recuperare posizioni ben pilotato da un ottimo Henderson e così, quando l'aretino è partito negli ultimi 200 metri, il tedesco è schizzato nuovamente a doppia velocità negli ultimi cento metri, andando a vincere nettamente con poco più di una bicicletta di vantaggio. A Bennati non è rimasto quindi che giocarsi il secondo posto con Bozic ed ingoiare una nuova delusione per una gara conclusa con zero successi di tappa nonostante il buon apporto della squadra e la buona volontà nel cercare il risultato. Quarta e quinta piazza per Duque e Hinault, proprio davanti ad un buon Gasparotto, che si è lanciato nella mischia dello sprint portando a casa un non disprezzabile sesto posto.

Si è conclusa quindi una Vuelta atipica, che ha premiato un Alejandro Valverde accorto ma non eccezionale, che ha messo in cascina il suo primo grande giro della carriera senza vincere neppure una tappa e che non ha trovato, sia per un attendismo generalizzato, sia per una terza settimana in cui c'erano sì tappe insidiose ma non quella in cui poter realmente fare la differenza, avversari in grado di metterlo seriamente difficoltà. Troppo poco quel chilometro salendo verso Sierra de La Pandera in cui nessuno è riuscito ad operare un'azione tale da mettere in croce il murciano su un arrivo che gli è pressoché sempre rimasto sullo stomaco. Sventure di alcuni protagonisti a parte (abbiamo già ricordato ieri i guai occorsi a Gesink ed Evans proprio sul più bello), il celebre detto che "chi non risica, non rosica" è risultato valido solo per chi ha creduto veramente nell'obiettivo di una vittoria di tappa in grado di dar lustro al proprio palmarès o di segnare un risveglio quasi inatteso. Abbiamo applaudito le scorribande dei vari Moncoutié, Hesjedal e César Veloso, ci siamo entusiasmati per gli splendidi voli verso l'arrivo di Damiano Cunego, che ha firmato gli unici successi italiani di questa edizione (dove a Basso è sfuggito ancora una volta il podio dopo il Giro e dove Tiralongo è stato un protagonista più che degno), specie il primo in cui abbiamo sinceramente goduto nel vedere il veronese fregarsene dell'immobilismo dei big e partire secco come ai bei tempi. Altresì ci siamo anche un po' amareggiati nel momento in cui Damiano ha deciso di uscire di classifica per seguire l'andazzo delle ultime stagioni che vuole la gara a tappe spagnola come ideale terreno di preparazione per i mondiali. Nessuno potrà dire come sarebbe finita e solo i mondiali, con le punte spagnole Valverde e Sánchez al primo e secondo posto della generale, ci forniranno materiale per dire eventualmente da che parte stia la ragione in caso di buona riuscita degli uni o degli altri. Intanto però teniamoci questa Vuelta in cui nessuno dei primi otto della generale è riuscito a vincere alcuna tappa, a testimonianza che c'è molto da rivedere anche a livello di gestione di tattiche, figlie dei tempi che corrono e che non sono certo una manna per chi si attende spettacolo e vittorie di uomini di grido. Tant'è, Valverde saluta con 55" su Samuel Sánchez e 1'32" su Evans e dà a tutti appuntamento a Mendrisio per cercare di sfatare uno degli ultimi tabù rimasti.

In tema di Mondiali, ad una settimana esatta dalla gara avrà sicuramente passato una bella domenica Franco Ballerini, rinfrancato dalle prestazioni degli azzurri in gara al Gran Premio Industria & Commercio di Prato. Una bella fiammata l'ha sicuramente fornita Giovanni Visconti, che si è imposto nello sprint ristretto finale davanti a Francesco Gavazzi e a Luca Paolini, con tanta voglia di correre un mondiale da protagonista, dove potrebbe essere una delle carte da impiegare soprattutto in azioni da lontano di una certa fattura, visto il notevole spunto veloce del siciliano. La scelta, soprattutto delle riserve, spetta comunque come al solito al ct, a cui qualche risposta l'hanno fornita anche Santambrogio (sesto), Scarponi (settimo), Bruseghin (decimo) e Garzelli (undicesimo), con questi ultimi due leggermente più staccati sul traguardo. Manca poco alle decisioni definitive, ma il più oramai è fatto.

Vivian Ghianni

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