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L'attendismo impera - I big si guardano, vince Hesjedal | Cicloweb

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L'attendismo impera - I big si guardano, vince Hesjedal

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Sarà stato il giorno di riposo a bagnare le polveri dei cosiddetti big? Sarà stato il pensiero, già rivolto a Sierra Nevada e Sierra de la Pandera, a consigliare loro di non strafare? Saranno state le pendenze piuttosto dolci dell'Alto de Velefique a fiaccare anche le speranze dei più volenterosi? Forse è stato un mix di tutto questo, sta di fatto che cercare un solo "colpevole" per il poco spettacolo offerto dal primo arrivo in salita di quella che sarebbe dovuto essere una tre giorni incredibile (speriamo almeno lo sia di due!) sarebbe un agire troppo parziale.
Innanzitutto partiamo dai distacchi in classifica al mattino: Valverde in testa, Evans a 7 secondi, Gesink a 36, Danielson a 51, Basso a 53 e Samuel Sánchez a 1'03". Totale: 6 corridori in 63 secondi, sintomo che un padrone non c'era - alla vigilia - e non c'è ancora, anche se Valverde partiva sicuramente con la maglia indosso (particolare non da poco) e con una squadra che, almeno numericamente, in salita sembra decisamente più competitiva delle altre.
Il risultato è stato lo svolgimento della frazione odierna: durante la prima scalata all'Alto de Velefique scattano in 11, che poi diventano 12 con l'aggiunta di Durán (che sarà per parecchi chilometri maglia amarillo virtuale): Hesjedal, Ramírez Abeja, Freire, García Dapena, Vinokourov, Fernández Bustinza, Bozic, El Fares, Sánchez Pimienta, Isasi e O'Grady i loro nomi. Tra loro, sicuramente gente inadatta ad arrivi in salita (Freire, Bozic e O'Grady su tutti), ma anche parecchi bei pedalatori.
La fuga prende piede: a 78 km dall'arrivo, sull'Alto de Calar Alto, i 12 mantengono 8'14" di vantaggio sul gruppo tirato dalla Caisse d'Epargne, per nulla preoccupata dallo svolgimento della tappa. Proprio in quel momento Vinokourov alza bandiera bianca: si ritirerà - con Rubiera - prima della fine della tappa (stamattina non erano partiti, tra gli altri, Farrar, Marcato e Gerdemann). Ai meno 29 il primo scatto dalla testa delala corsa è di García Dapena, che non fa male a nessuno. Fa male, invece, il secondo tentativo del corridore della Xacobeo dieci chilometri più tardi; scatto che gli permette di inizare la salita finale in solitaria con circa 4'40" sul plotone tirato da David López e Kiryienka.
Il primo tentativo nel gruppo buono è di Mosquera ai meno 9, con Danielson e Gesink che rispondono in prima persona, mentre Valverde mette alla frusta la squadra. Un paio di chilometri dopo arriva Szmyd a dare manforte agli uomini di Unzue. Nel frattempo l'azione di García Dapena in testa alla corsa si fa più macchinosa, e ai meno 5,5 gli piomba addosso Hesjedal, già 2° nella tappa di Murcia qualche giorno fa e desideroso di porre la propria firma nell'albo dei vincitori di tappa di questa edizione della Vuelta a España. García Dapena a quel punto vorrebbe riposarsi un po', ma con una strepitosa azione diplomatica il canadese riesce a convincere il compagno d'avventura a continuare a dargli una mano.
Circa un chilometro più in basso, se Basso non concretizza il lavoro di Szmyd, invece Cunego sferra un attacco che rompe il ritmo della Caisse d'Epargne; Joaquím Rodríguez gli si attacca alle terga, però, ed il veronese non riesce a fare la differenza; una chiacchiera con l'ammiraglia, e si rialza. Ai meno 5 allora parte Mosquera, 8° in classifica a 2'24" da Valverde e quindi sicuramente meno controllato rispetto agli altri. Scattato Mosquera, García Dapena smette immediatamente di collaborare con Hesjedal, che pare ormai vittima sacrificale della tattica Xacobeo, anche se il vantaggio dei battistrada - a 4 km dal traguardo - è di 1'23" su Mosquera e di 1'37" sul gruppo trainato da un Daniel Moreno in versione monstre.
La situazione 2 (Hesjedal e García Dapena) contro 1 (Mosquera) contro tutti (il gruppo maglia amarillo) rimane invariata, seppur con distacchi differenti, per altri due chilometri, fino a quando cioè Robert Gesink decide di averne abbastanza del ritmo di Daniel Moreno e scarica sui pedali tutte le energie e la voglia di primeggiare che la giovane età gli conferisce. Sulle prime Danielson, Evans, Valverde, Cunego, Cobo Acebo e Basso formano un primo gruppetto ad inseguire l'olandese, ma poi Joaquím Rodríguez torna in aiuto del proprio capitano (portandosi dietro Samuel Sánchez).
Gesink è scatenato, Mosquera gli resiste a ruota, García Dapena capisce che - con l'uomo Rabobank - il suo capitano non vincerebbe, e quindi parte lunghissimo per la volata finale, facendosi forse ingannare dallo striscione del traguardo Gpm posto a circa 150 metri dal traguardo vero e proprio. Hesjedal non si scompone, attende il momento giusto e infinocchia tutti, rifilando addirittura 1" a García Dapena e tenendo Gesink e Mosquera (Xacobeo davvero arruffona, quest'oggi) a 6". Il gruppetto Valverde, regolato da Cunego, arriva con 16" dal canadese e quindi a 10" dal Gesink e Mosquera, con l'olandese che guadagna anche 8" d'abbuono e si avvicina a Valverde ed Evans, ora lontani solo 18" e 11", mentre Navarro e Joaquím Rodríguez compaiono nella top ten per via delle defezioni di Zubeldia e Valjavec.
Resta da capire se l'atteggiamento di Valverde, che non ha neanche disputato lo sprint finale (fatto parecchio insolito per il murciano) è dipeso dalla consapevolezza di non potersi giocare tappa e abbuoni, vista la fuga numerosa partita in avvio di gara, o se invece il giorno di riposo o magari una condizione non brillantissima sull'ultima salita l'abbiano indotto a cercare una sorta di bluff mettendo la squadra in grandi forze a lavorare davanti, provando a fiaccare le inizative degli avversari. La mossa - Gesink a parte - è riuscita, e va bene, ma tra domani e domenica sarà difficile recitare di nuovo questa pantomima, anche perché per gli Evans e per i Basso le occasioni per provarci finiranno praticamente domenica sera, vista la terza settimana di certo non impossibile (tranne la tappa di venerdì 18, con l'arrivo a La Granja ed il Puerto de Navacerrada a 18 km dal traguardo).
Intanto domani gli ultimi 26 km di corsa saranno praticamente tutti in salita: l'Alto de Monachil e l'Alto de Sierra Nevada infatti formeranno praticamente un'ascesa unica, visto sono separati da appena 700 metri di discesa. Il Monachil è subito molto impegnativo, visto che la pendenza media è intorno all'8% ed il dato è leggemente falsato da un tratto di pianura di circa 1 km; appena iniziata la discesa si svolterà a destra e da lì inizieranno i 17 km finali verso Sierra Nevada, salita non impegnativa come pendenze (media del 5,5%, massima del 10%), ma la lunghezza, l'altitudine (si arriva a 2380 metri) ed una - speriamo - lotta sin dai primi chilometri la renderanno durissima.

Mario Casaldi

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