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Esaltante Damiano! - Aitana, Cunego vola. Evans leader

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Dal 28 maggio 2004 al 6 settembre 2009 non sono passati soltanto 5 anni, 3 mesi e 9 giorni. No, è passata tutta una vita. Una vita durante la quale Damiano Cunego - dopo l'arrivo di Bormio al Giro d'Italia 2004 - non è più riuscito a vincere frazioni nelle grandi corse a tappe disputate (in totale 9, tra Italia, Francia e Spagna, prima di questa Vuelta), non rimanendo comunque mai (o quasi mai) con le mani in mano alla fine della stagione: i tre Lombardia e l'Amstel messe nel carniere stanno lì a ricordarlo.
È però innegabile che il feeling tra le grandi corse a tappe, tra le grandi salite, tra quei percorsi che l'avevano incoronato "Piccolo Principe" e Cunego non sia stato più lo stesso: tutto iniziò col Giro 2005 e col Passo Duran, salita da affrontare prima dell'arrivo a Zoldo Alto. Tutto - o quasi - potrebbe finire con l'Alto de Aitana, vetta spagnola durante la cui scalata il corridore di Cerro Veronese ha deciso di tornare grande anche sopra i mille metri d'altitudine.
Non possiamo non partire da quello scatto ai 2,6 km dal traguardo. Basso aveva appena allungato in testa al gruppo dopo il lavoro come sempre egregio di Szmyd. La progressione del varesino non aveva scalfito il volto di nessuno tra i big, ed allora Cunego ha pensato bene di sfruttare il marcamento tra Evans, Valverde e Samuel Sánchez (andato per le terre lungo la discesa dall'Alto de Tudons senza gravi conseguenze) e lanciarsi alla caccia di Hoogerland prima e Moncoutié poi, gli ultimi due ostacoli tra sé e quel successo di tappa che mancava - ed il primo a saperlo bene è proprio Damiano - da troppo tempo.
Il portacolori della Lampre è stato in grado di annullare con forza e tenacia un gap di ben 1'12" in 1400 metri. A 1'24" difatti ammontava il vantaggio di Moncoutié sul gruppo dei big, fino ai meno 3 trainato da Caisse d'Epargne e Liquigas. Anche se le squadre dei big hanno evitato di esporsi troppo, visto che a un certo punto la fuga del mattino (che oltre al francese ed all'olandese della Vacansoleil poteva contare sul supporto di Bonnet, Hinault, Voss e Weening, quest'ultimo a caccia di punti per la classifica dei Gpm) ha rischiato di scompaginare i piani non solo per il successo finale, ma anche per la classifica generale: lasciare 15 e passa minuti a corridori che in salita se la cavano come Moncoutié (8° lo scorso anno) e Weening non poteva star bene certamente ai tanti uomini venuti in Spagna per la vittoria finale o per la lotta che riguarda le posizioni sul podio, così è stata la Caisse d'Epargne di Valverde a capire per prima la situazione ed a lavorare per ridurre il gap. Situazione tattica, questa, che fa capire come Silence e Liquigas - su tutte - forse non abbiano piena fiducia nelle capacità di Evans e Basso di lottare col murciano per il gradino più alto del podio di Madrid; ma già domani, da questo lato, ne capiremo sicuramente di più.
Kiryienka e David López sono stati i due scudieri di Valverde che maggiormente hanno lavorato per ridurre il gap coi battistrada ai piedi della salita finale, con Moncoutié a scattare per primo in testa proprio a 21 km dal traguardo, sulle prime rampe (di nuovo) all'insù. In quel momento, il margine dei 6 era di 3'20". Dopo qualche scaramuccia, la situazione si è stabilizzata con Moncoutié e Hoogerland in testa, De la Fuente, Cuesta (usciti dal gruppo) e Hinault all'inseguimento ed il gruppo dei big a una dozzina di secondi da questi tre corridori, che ai meno 6 sono stati raggiunti da José Ángel Gómez Marchante (capitano di Cuesta), proprio mentre Hoogerland non reggeva il passo di Moncoutié.
Ripresi i contrattaccanti, e abbandonato l'uomo Vacansoleil, per il francese ormai sembrava soltanto una questione di chilometri: 5,5, per la precisione, prima di festeggiare un ottimo successo di tappa.
E invece no. Szmyd ha messo dapprima in croce corridori attesi come Fuglsang (e Riis aveva già perso Andy Schleck al km 85, ritiratosi per via di problemi allo stomaco), Vinokourov (alla prima salita vera dopo il rientro, ha pagato 9'01": era difficile attendersi di più) e Zubeldia, mentre Basso, ma soprattutto l'indemoniato Cunego di oggi, han mandato di traverso a Moncoutié quegli ultimi 600 metri di traverso. 600 metri in cui ha pagato qualcosa come 32" allo scatenato veronese, che in classifica generale sale ora al 7° posto (a 1'26" dal nuovo capoclassifica Evans), un gradino sotto Basso, che oggi nel finale ha pagato i "soliti" dieci secondi che perde abitualmente su arrivi simili. Alle spalle di Evans - a 2" - troviamo Valverde, poi a 8" Samuel Sánchez, a 13" un sempre più convincente Danielson, a 29" un Gesink che ha guadagnato qualcosina su tutti attaccando all'ultimo chilometro e a 46" proprio il capitano della Liquigas. Domani a Xorret del Catí potrebbero cambiare parecchie cose, dunque, visti i 7 Gpm in programma.
Cambierà molto poco per Cunego che, seppur dovesse uscire di classifica, oggi si è guadagnato con assoluta certezza la convocazione per Mendrisio e - a distanza di un anno - ha bissato il successo ottenuto dal compagno di squadra (almeno fino a dicembre) e di nazionale Alessandro Ballan - laureatosi Campione del Mondo a Varese dopo aver conquistato il successo di tappa (vestì anche la maglia amarillo) - sul primo (nebbioso, come oggi) arrivo in salita della Vuelta (un anno fa eravamo a Rabassa, Andorra, e l'attuale iridato vinse grazie ad una fuga).
Allora, come oggi, era il 6 settembre. Mendrisio, a differenza di Varese, sarà il 27 settembre. Un giorno prima. Ma cosa volete che siano 24 ore per un corridore in grado di saper aspettare 5 anni, 3 mesi e 9 giorni?

Mario Casaldi

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