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Deignan, volo d'Ávila - Altra fuga in porto, gioia irlandese | Cicloweb

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Deignan, volo d'Ávila - Altra fuga in porto, gioia irlandese

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Nella terra d'Irlanda, tra verde e birra buona, magari occorrerà ancora un bel po' di tempo per rivedere campioni come Sean Kelly o corridori come Stephen Roche capaci di un'annata da autentico fuoriclasse. Qualche buon atleta in gruppo comincia però a rifar capolino e se su queste pagine ci siamo trovati a spender qualche termine lusinghiero per Roche junior (ovvero Nicholas) o per Daniel Martin, un corridore come Philip Deignan era passato finora pressoché inosservato, a parte qualche tentativo di fuga, e con un palmares che portava in dote un solo successo da professionista (il Tour du Doubs nel 2005).
Al mattino si era presentato al via forte di un 18esimo posto a 17'49" da Valverde che sicuramente poteva rappresentare un buon viatico per un tentativo da lontano, viste le asperità disseminate sul percorso da Talavera de la Reina ad Ávila. Di certo il ventiseienne (compleanno appena dieci giorni fa) della Cervèlo non poteva immaginare che questa diciottesima frazione gli avrebbe regalato soddisfazioni clamorose, oltre i più rosei pensieri, dal momento che il secondo e più prestigioso successo in carriera era un premio che già da solo sarebbe bastato; ma che Deignan potesse beneficiare anche di una condotta del gruppo tranquilla a tal punto da farlo rientrare nella top ten nella generale era qualcosa che probabilmente andava oltre le porte di Tannhauser.
Bravo e coraggioso Philip a crederci ma una tiratina d'orecchi di contro la merita Roman Kreuziger, giunto a questa Vuelta in appoggio ad Ivan Basso e con l'obiettivo minimo di un successo di tappa e che invece, come a San Sebastián in agosto, resta ancora una volta con una piazza d'onore amara, frutto forse di un'eccessiva sicurezza nei propri mezzi e nelle proprie gambe, con quel rapporto troppo duro spinto sia nel tratto in pavè che costeggiava le splendide mura di Ávila che negli ultimi metri.
Una tappa che nel complesso è stata piacevole, ma prima di addentrarci nella cronaca tocchiamo per un momento il tasto del gran numero di ritiri che puntualmente da qualche anno a questa parte si verificano nella gara a tappe spagnola: ritiri programmati in vista della rifinitura premondiale (ieri è stata la volta di Ballan e Cunego, oggi ha abbandonato l'iridato uscente a cronometro Grabsch), o causati da malanni vari, stanchezza e chi più ne ha più ne metta.
Ma chi oggi aveva veramente una buona ragione per abbandonare era il canadese Christian Meier, raggiunto nella serata di ieri dalla triste notizia della morte del proprio fratello e per il quale quindi la permanenza in Spagna oramai non aveva più molto senso. Una Garmin che esce dalla giornata odierna senza dubbio decimata e ridimensionata, se è vero che oltre a Meier hanno alzato bandiera bianca sia l'americano Danielson, ancora tra i primi dieci nella generale (9° a 8'28" da Valverde) e che aveva provato ad entrare inizialmente nell'azione di giornata, sia l'altro canadese Hesjedal, primo sull'Alto de Velefique, lasciando così il team americano con soli tre atleti in gara (otto complessivamente i ritiri odierni, tra cui si annota anche quello di Ciolek).
Esaurita questa parentesi partiamo col dire che fin dai primi chilometri l'intenzione di Philippe Gilbert di fare il diavolo a quattro era parsa piuttosto chiara, col belga a cercare di portar via l'azione buona, nella quale aveva tentato di inserirsi nuovamente Joaquím Rodríguez, anche per sgravare un po' il team dal lavoro e, chissamai, per fungere da perfetto appoggio per Valverde per un eventuale finale tutto da vivere.
Illusione durata poco perché lo spagnolo non insiste mentre lungo le rampe dell'Alto de Mijares, prima asperità di giornata, ha finito col prendere corpo il tentativo giusto, con Gilbert in compagnia di 16 avventurieri tra cui erano presenti tre Cofidis (Moncoutié, che ha così chiuso il discorso per la maglia di miglior scalatore, Fernández e Taaramäe), due Saxo (Fuglsang e Breschel), due FdJ (Di Gregorio e Chérel) e tanti altri corridori di buono stampo quali Valjavec, Kreuziger, Deignan, Antón, Jesús Hernández, Vázquez, Herrero e Del Nero.
Dopo un vantaggio massimo di 5'10" poco oltre il centesimo chilometro però il lavoro operato dalla Caisse d'Epairgne in testa al gruppo per ridurre il gap (3'10" ai piedi del Collado Mediano, seconda salita di tappa) pareva far intravedere qualche possibilità di ricongiungimento, con un Valverde magari desideroso di marchiare la propria Vuelta con un bel successo di tappa.
Invece dopo pochi chilometri si è giunti ad uno stato di calma apparente: le impegnative rampe del Mediano, con tratti superiori al 10% di pendenza, non erano affrontate con troppa veemenza dai primi e con ancora meno impeto dal gruppo, tanto che l'unica cosa da segnalare è stata la visione di un Breschel letteralmente piantato nell'ultimo chilometro di ascesa e rientrato per un po' nella discesa successiva.
A quel punto però è parso chiaro come la tappa sarebbe diventata questione privata per i fuggitivi, dal momento che il gruppo, anche per la pioggia caduta nel tratto in discesa, ha di fatto mollato la presa: 3'50" allo scollinamento, 4'30" ai -30 circa; 7' lungo le rampe dell'Alto de Boqueron (ultima asperità di giornata) a circa 15 km dall'arrivo, fino ai 9'40".
Proprio all'inizio del Boqueron la fiammata di Gilbert pareva l'inizio di un finale di tappa tanto spettacolare quanto splendido a vedersi, ma dopo aver preso subito 25" di vantaggio, qualcosa in Philippe non ha più funzionato: ripreso ai -20 da Vázquez ed Herrero, tra i più attivi nelle schermaglie che da dietro frazionavano il gruppetto dei fuggitivi, il belga ha finito col perdere contatto anche da tutti gli altri: Fuglsang, Kreuziger, Deignan e compagnia cantante. Sembrava fatto apposta per lui l'arrivo di Ávila, il fragore del flop è divenuto invece ben constatabile, se è vero che sul traguardo saranno 3'36" i minuti di distacco accusati, con Moncoutié come degno compare di sventura di giornata, respinto anch'egli dal Boqueron e scortato fino al traguardo da Fernández (4'57" il distacco del francese).
In testa dopo l'allungo di Kreuziger, Fuglsang, Herrero e Vázquez il gruppo è tornato di nuovo forte di una decina di uomini nei pressi dello scollinamento, prima che in discesa si verificasse il nuovo momento chiave, questa volta decisivo: ai -13 Kreuziger prende di petto la situazione e lì dove non riesce Taaramäe, riesce invece Deignan che si accoda immediatamente al ceco della Liquigas. Da dietro invece i soli Fuglsang ed Herrero appaiono determinati nell'inseguimento, reso comunque difficoltoso dalla buona lena della coppia di testa.
Se per qualche chilometro (appena 5" di distacco ai -10) il ricongiungimento appariva probabile, già ai meno 7 (15" di vantaggio) le cose iniziavano a complicarsi e a divenire pressoché impossibili per Fuglsang, scivolato a circa 30" e senza più l'aiuto di Herrero, ormai esausto e staccato. L'ottimo accordo fatto di cambi regolari ha permesso a Deignan e Kreuziger di non perdere terreno e di affrontare con la massima cautela la serie di tre-quattro rotonde posta a circa 4 dall'arrivo. Superato il cartello dei meno 2 all'arrivo l'inizio del pavè di fianco alle mura della cittadella appariva il punto ideale per rompere gli indugi ma sia Deignan che Kreuziger hanno continuato a procedere ancora uniti.
Passato l'ultimo chilometro ancora stasi, finchè a circa 300 metri dall'arrivo è stato il ceco a cercare di partire con una volata lunga ed un rapporto forse eccessivamente duro. L'azione del Liquigas è però scemata poco prima dell'ultima curva, cosicchè Deignan ha lanciato il suo sprint e costretto sul rettilineo in leggera salita l'avversario diretto a chinare il capo e accontentarsi di un secondo posto non troppo soddisfacente. Fuglsang intanto ha recuperato un po' di terreno, chiudendo 3° a 16", prima degli arrivi di Vázquez (a 39"), Antón (a 41") e Chérel che a 42" ha regolato gli altri nello sprint.
Il gruppo intanto, tirato dalla Vacansoleil (per preservare la posizione di Hoogerland nella generale), cercava di limitare i danni e a parte qualche piccola scaramuccia innescata da Mosquera sul pavè (su cui un ottimo Bennati si stagliava in bella evidenza in testa, davanti proprio a Valverde) non si è registrato nulla di rilevante, se non un misero secondo guadagnato da Evans, Valverde e Sánchez su tutti gli altri nell'impeto dello sprint finale. Un secondo che soprattutto per Ivan Basso non costituisce un dramma ma che forse, dopo i propositi battaglieri annunciati anche a rischio di rimetterci qualche posizione nella generale, potrebbe dare maggiori stimoli al varesino per tentare domani l'ultimo concreto assalto alla generale e al podio sulla strada verso La Granja.

Vivian Ghianni

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