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Un Hagen nel pagliaio - Vince Boasson. Portugal: Barbosa

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Il copione di queste prime quattro frazioni del Tour de Pologne 2009 sarà pure stato di una prevedibilità pressoché disarmante, ma al momento della resa dei conti nello sprint conclusivo di sicuro di motivi per annoiarsi finora proprio non ce ne sono stati ed anzi, ci sarebbe stato ogni volta da mettersi comodi sul divano con tanto di pop-corn e bibita fresca per gustarsi lo spettacolo.
Ed oggi di spettacolo, in tutti i sensi, ne ha dato proprio la squadra da tutti attesa nella vorticosa tenzone dello sprint, quel Team Columbia in grado di vantare un parco corridori che nessun'altra formazione può fregiarsi di avere, ma con una soluzione che non tutti si sarebbero aspettati, che poi ha finito di riservare un retrogusto molto più amaro di quel che si pensi. Se difatti l'ennesima dimostrazione di talento di Edvald Boasson Hagen è sempre uno di quegli eventi capaci di dare una bella lustrata agli occhi dell'osservatore, dall'altro lato quest'oggi è emerso in tutta la sua eloquenza il particolare momento vissuto da Andrè Greipel, giunto a questa gara con intenti da guastatore ma a cui evidentemente l'aver buscato duri ceffoni morali un po' da tutti ha finito per incidere più del dovuto, tanto da fargli commettere una fesseria che gli ha impedito persino di cedere la leadership con stile. Prima di addentrarci nei particolari del convulso finale odierno vale comunque la pena fermarsi un momento per spendere nuovamente due parole sul gigante biondo Boasson Hagen, che porta la Columbia a quota 63 successi stagionali e riassapora il gusto del successo che mancava da circa un mese e mezzo (l'ultimo, per la precisione, era stato il titolo nazionale a cronometro). Con questo sono quattro per lui in un 2009 in cui brillano ancora quelli ottenuti alla Gand-Wevelgem e nella tappa di Chiavenna al Giro d'Italia. A pensarci bene ora vengono in mente anche alcuni commenti, fatti proprio nei giorni rosa di maggio, che volevano Edvald corridore quasi imbattibile negli sprint ristretti ma che ancora aveva necessità di affinarsi negli sprint affollati; dopo quest'oggi possiamo sicuramente affermare che la lezione è stata utilissima, poiché in un finale del genere se non si ha una tale potenza nelle gambe ed una buona dose di sangue freddo sarebbe impensabile riuscire a mettere la ruota davanti a tutti per chi si trova per l'ennesima volta relegato al ruolo di comprimario in situazioni del genere (al Giro i più attenti lo ricorderanno come il penultimo vagone di Cavendish, qui invece gli è stato inizialmente assegnato il ruolo di apripista di Greipel). Certo, pensando anche al profilo della tappa di domani, che per le caratteristiche del norvegese potrebbe rivelarsi meno ostica del previsto, si potrebbe avere l'impressione che non sia finita qui, con ovvie felicitazioni del Team Columbia, costretto anche forzatamente a rinunciare al bielorusso Siutsou, caduto e ritirato nella tappa di lunedì (per lui clavicola fratturata).
Dicevamo in apertura della prevebilità del copione di queste prime frazioni ed anche quella odierna, la più lunga con i 239,7 km che separavano Naleczow da Rzeszow, non è sfuggita alla regola: fuga a tre dei francesi Roux della Française des Jeux e Rousseau dell'AG2R e del lituano Vaitkus dell'Astana (e dire che quest'ultimo avrebbe anche potuto gettarsi nella mischia dello sprint finale), con un vantaggio massimo di 7 minuti e protrattasi per circa 200 chilometri (fino ai 20 dall'arrivo quindi). Nel gruppo sono state soprattutto Liquigas (rinfrancata dal successo di Guarnieri di ieri), Quick Step, Silence-Lotto e ISD a sobbarcarsi l'onere dell'inseguimento, con la Columbia del leader Greipel a preservarsi soprattutto per il finale. Una volta iniziato il circuito finale di 5,9 km difatti è stato soprattutto Albasini tra i primi a spendersi in veementi tirate in testa al gruppo, coadiuvato dai Liquigas, prima che nuovamente lo svizzero Schar, proprio come nella giornata di ieri, tentasse nuovamente di scombinare i piani dei velocisti con un allungo ai meno 11 dal traguardo. A quel punto è stata la Lampre a prendere in mano la situazione, incaricandosi di chiudere, prima che a condurre il gruppo si alternassero, fino ai 3 km dall'arrivo circa, Garmin (come sempre per Sutton), Cofidis (per Usov) e Française des Jeux (per Sébastien Chavanel), con alcune comparsate di uomini Vacansoleil (per l'ex leader Bozic e il polacco Golas) e con Columbia, Quick Step e Liquigas pronte ad entrare in azione. Proprio quest'ultima ha iniziato decisamente a preparare il terreno per lo sprint di Guarnieri prima con Bodnar e poi con Quinziato, inframezzata dal treno Columbia azionato in quel momento da Sieberg. Superato il triangolo rosso dell'ultimo chilometro e dopo le ultime trenate di Quinziato è stato Burghardt a porsi in testa e subito balzava all'occhio un particolare non da poco: il trentino Oss si trovava in seconda posizione proprio all'interno del treno Columbia, ma Guarnieri questa volta si è fatto trovare in posizione troppo arretrata, dicendo così addio ai sogni di replica dopo il bel successo di ieri. Spostatosi anche Burghardt gli ultimi cinquecento metri hanno regalato fuoco e fiamme: proprio nel momento in cui Boasson Hagen stava per prodursi in una notevole trenata è venuto prepotentemente fuori il belga Weylandt della Quick Step portandosi dietro Allan Davis, producendosi in uno scarto sulla destra che chiudeva di fatto ogni spazio al norvegese. Weylandt proseguiva fino ai 250 metri circa ma a quel punto è stato proprio Boasson Hagen a partire deciso mentre Greipel era ancora alle sue spalle. A quel punto, mentre si era ormai negli ultimi 100 metri, si è consumato il misfatto: trovatosi quasi nell'impossibilità di rimontare per via degli spazi angusti e sicuramente innervosito, per non dire scottato, dalla manovra di Weylandt che aveva in qualche modo "osato" interferire col lavoro dei Columbia (il belga tra l'altro in passato era già stato al centro di polemiche per il suo modo di interpretare le volate), Greipel ha tolto il braccio sinistro dal manubrio, allargato il gomito e spostato Davis di quel tanto che bastava per riuscire a trovare lo spazio sufficiente a cercare una disperata rimonta per il successo, mentre ovviamente l'australiano iniziava a lanciare ogni sorta di impropero verso il leader della generale per aver visto di fatto rovinata la propria volata (sarà 13esimo). La rimonta di Greipel non era però sufficiente a sopravanzare Boasson Hagen che nel frattempo aveva continuato a spingere e che alla fine ha avuto ragione per questione di centimetri.
La manovra poco ortodossa della maglia gialla però non è passata inosservata ai giudici che, mentre erano già in atto le premiazioni, hanno optato per il declassamento di Greipel all'ultimo posto. Una decisione che ha avuto ripercussioni decisive anche per la classifica generale: al secondo posto di tappa è difatti balzato il belga Jurgen Roelandts, che in questo modo ha guadagnato anche i 6 secondi di abbuono utili proprio per scalzare il teutonico dalla prima posizione della generale per 2 secondi (oltre a Greipel sono altri quattro i corridori racchiusi in questo distacco). Sale invece finalmente sul podio di giornata, seppur a tavolino, Danilo Napolitano che continua a mostrarsi in crescita mentre in quarta posizione si segnala il francese Chainel della Bouygues Telecom, atleta capace di ottime prestazioni anche nel ciclocross (9° agli ultimi Campionati del Mondo).
Ancora un lusinghiero piazzamento per Abakoumov e la ISD (quinta piazza per il belga) mentre si rivede nei dieci anche Francesco Gavazzi, nuovamente protagonista nello sprint finale nelle file della Lampre (ottavo posto per lui) mentre ancora solo piazzamenti per il tedesco Förster (assai deludente finora il suo 2009) e per Graeme Brown, rispettivamente in sesta e settima posizione. Domani il finale di tappa che porterà i corridori a Krynica Zroj (con 8 salitelle disseminate negli ultimi 50 km) darà finalmente una prima scossa alla classifica generale, dominata finora (e non poteva essere altrimenti) dalle ruote veloci. (Vivian Ghianni)

La 71esima edizione del Giro del Portogallo prende il via da Lisbona con un velocissimo prologo in piena città, avanti e indietro lungo la centralissima Avenida de la Libertade, due rettilinei e un'inversione di centottanta gradi per un totale di due chilometri e quattrocento metri.
Sarà dunque il fascinoso sfondo della capitale lusitana (che non ospitava la partenza della Volta dal 1997), o forse la brezza estiva che regala un piacevole caldo ventilato (ben altre temperature attendono i corridori nelle infuocate tappe lungo l'interno del Paese), o ancora l'impegno tutto sommato relativo di questo prologo, ma l'atmosfera al villaggio di partenza è assolutamente rilassata, coi favoriti della corsa che si prestano volentieri, fra un sorriso e una battuta, alle interviste dei giornalisti e alle foto dei tifosi.
La tappa è ovviamente incerta: con un'andata in leggerissima discesa e un ritorno in altrettanta lieve salita, basta davvero un dettaglio – una folata favorevole di vento, una traiettoria coraggiosa all'inversione di marcia – per guadagnare quel poco che serve a giocarsi la corsa e la prima camisola amarela. A vincere è così l'esperto Candido Barbosa, che impiega 2'56" per cogliere il ventitreesimo successo personale nella corsa di casa. Idolo del pubblico locale, il quasi trentacinquenne portoghese vanta oltre cento vittorie in carriera, ma quasi nessuna fuori dai confini nazionali, nonostante i diversi anni trascorsi alla Banesto gli abbiano dato la possibilità di cercare soddisfazioni nel resto d'Europa. Per il portacolori della Palmeiras Resort si preannuncia un'altra Volta alla conquista di tappe, col sogno nemmeno troppo nascosto di imporsi finalmente nella generale. Ma un po' gli anni che passano, un po' la squadra che ha come capitano lo spagnolo David Blanco – vincitore della scorsa edizione – appare più realistica per il buon Candido l'ennesima scalata alla classifica della regolarità.
Dietro Barbosa, ad appena 10 centesimi di secondo, si piazza il connazionale Filipe Cardoso (compagno di squadra e solo omonimo del più quotato Manuel), mentre a 59 centesimi si rivede una vecchia conoscenza quale Danilo Hondo. A 1" è quarto un buon finisseur come David Herrero, mentre quinto è il già citato Manuel Cardoso. Fra gli uomini che puntano alla generale troviamo, nei primi dieci, Rubén Plaza, Héctor Guerra e Tiago Machado, mentre il campione uscente Blanco perde un paio di secondi in più. Per lui, un regolarista solito uscire alla distanza, comunque nulla di grave. Nutrita e qualificata la pattuglia italiana, al via con Lampre, LPR e ISD. Tranquilla (8" il distacco da Barbosa) la prova di Damiano Cunego, che è qui soprattutto per prepararsi in vista di Mendrisio, ma potrebbe mettersi in mostra in due tappe particolarmente adatte a lui come quelle di Guarda e Gouveia (rispettivamente venerdì e sabato). Alessandro Petacchi invece non sfrutta al meglio un percorso che tutto sommato gli si addiceva, piazzandosi a circa 4" dal vincitore, ma potrà provare a rifarsi domani nella tappa che porta a Castelo Branco, dove è probabile un arrivo allo sprint.

Gianluca Colloca



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