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Sarà Delfino di Francia? - Pellizotti alla vigilia della Boucle | Cicloweb

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Sarà Delfino di Francia? - Pellizotti alla vigilia della Boucle

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Non era nei programmi, il Tour de France, per il friulano (trapiantanto in Veneto) Franco Pellizotti, che dopo il 3° posto al Giro d'Italia arriva in Francia con una buona gamba (come dimostrato al Campionato Italiano) e con tanta voglia. Alla classifica dovrebbero pensarci Kreuziger e Nibali, così il biondo passista scalatore dovrebbe poter essere più libero di interpretare la corsa a proprio piacimento. L'abbiamo raggiunto durante il trasferimento a Monaco e ci ha raccontato i suoi obiettivi e le sue sensazioni.
Ci sembri piuttosto determinato alla vigilia di questo Tour de France.
«Le sensazioni sono buone, non posso nasconderlo. Sono uscito bene dal Giro, ho staccato poco ed ultimamente ho effettuato 10 giorni di ritiro in altura a Livigno. La condizione psico-fisica direi che è ottimale».
Proprio a livello mentale sembri maturato parecchio.
«Il Giro dell'anno scorso mi ha dato una consapevolezza che magari prima non avevo, o non pensavo di avere. Se poi ci aggiungiamo il 3° posto al Giro di quest'anno, allora capirete come la tranquillità che dimostro, e che ho, venga da sé».
La tappa vinta e il 3° posto al Giro ti mettono anche al riparo da eventuali critiche. Tutto ciò che verrà al Tour, sarà un qualcosa in più.
«Vengo da un Giro con tre settimane corse sempre a tutta, ma so che posso far bene. Ciò che non so, è legato alla tenuta su altre tre settimane, che alla lunga potrei pagare. Ma personalmente voglio far bene, perché se dovessi tornare a casa senza nessun risultato di rilievo sarei deluso. Non cerco alibi, dunque».
Per "risultato di rilievo" cosa intendi?
«Non dico che cerco il podio finale al Tour de France, però lotterò per un successo di tappa, e se starò bene lungo tutte e tre le settimane poi la classifica sarà sola l'ovvia conseguenza».

Hai già occhiato una tappa in particolare?
«Il Mont Ventoux mi affascina, ma non potrebbe essere altrimenti. In realtà cercherò di far bene già sul primo arrivo in salita ad Andorra, ed anche il giorno prima a Barcellona mi han detto che c'è un finale che mi si addice».
Quindi l'idea è quella di partire forte e poi provare a resistere.
«Esatto. Volendo far bene subito è ovvio che spenderò qualcosa in più rispetto ai favoriti. Dovessi saltare in qualche tappa, lascerei stare la classifica e mi concentrerei sui successi parziali».
Durante il Tour non ci sarà il Processo alla Tappa, ma ti aspetti che venga risollevata la questione "capitano", come con Basso al Giro, stavolta con Nibali e Kreuziger?
«Non lo so, ma neanche m'interessa poi molto. Come al Giro, a me basta essere tranquillo e consapevole di poter fare la mia corsa. Conosco le mie possibilità, perciò non mi dà fastidio che all'esterno si possa pensare che il capitano sia uno piuttosto che un altro».
Nelle ultime due edizioni del Giro d'Italia hai dimostrato di gradire particolarmente le salite secche, che al Tour sembrano non esserci. La cosa ti preoccupa?
«È vero, sia Plan de Corones che il Block Haus, ma anche il Vesuvio, erano le uniche salite di giornata. Ma le tappe di Andorra, ed anche quella del Mont Ventoux, non sono poi così differenti: ci sono alcuni dentelli, sono tappe mosse e non piatte fino ai piedi della salita, ma non sono i classici tapponi alpini o pirenaici».
Allora ci diamo appuntamento alla sesta tappa?
«Cinque tappe di rodaggio dovrebbero bastare, dài. Ma se non sarà la sesta, sarà un'altra. Vincere in salita sarebbe bellissimo, ma se capitasse di vincere con un altro tipo di arrivo non tirerei mica i freni...».

Mario Casaldi

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