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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Mauro Facci

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Mauro Facci è nato a Vicenza l'11 maggio 1982 e risiede nel vicino comune di Santorso. Passato professionista nel 2003 si è sempre distinto come uomo di fatica. Eppure Facci ha dimostrato di avere buone qualità ed ha sempre goduto della fiducia di direttori sportivi importanti, come Giancarlo Ferretti ed Alberto Volpi. A 27 anni è ancora a caccia di un successo importante in una gara del calendario Pro Tour.
Come hai iniziato col ciclismo?
«Avevo undici anni e nel mio paese, Santorso, avevano organizzato una gara aperta a tutti i non tesserati. La vinsi e il Gruppo Sportivo Giovani Ciclisti Santorso mi ha chiesto se volevo correre con loro ed ho accettato. Di solito la passione per il ciclismo nasce dalla famiglia, nel mio caso fu il contrario. All'inizio i miei non erano molto entusiasti, poi seguendomi si sono appassionati anche loro a questo sport».
All'inizio facevi il calciatore, poi hai cambiato sport?
«Giocavo a centrocampo, per un po' ho fatto entrambi gli sport, poi ho scelto il ciclismo perché mi dava più soddisfazioni».
Anche se le vittorie arrivavano col contagocce.
«Ero meno sviluppato fisicamente rispetto agli altri, e in gara lo pagavo. Da allievo sono andato meglio, ma non ho mai vinto più di cinque corse all'anno. Però ho fatto anche i mondiali e sono arrivato secondo ai campionati italiani. Ero in squadra con Filippo Pozzato, poi lui è passato professionista. Io invece continuo la trafila e passo alla MG Boys. Con loro milito per due anni, quindi arriva la chiamata tra i professionisti».
Passi tra i pro' nel 2003, dopo un tirocinio da settembre 2002, in uno squadrone come la Fassa Bortolo e agli ordini di un sergente di ferro come Giancarlo Ferretti, il decano dei direttori sportivi. Come è stato iniziare la carriera professionistica in un ambiente come quello?
«Il primo anno è stato duro, mi sono trovato con gente del calibro di Basso, Bartoli, Ivanov. In quei casi devi ripartire da zero, a prescindere da come andavi da dilettante non sai qual'è la tua dote. Dovevo lavorare per la squadra, da gregario, e l'ho fatto, togliendomi anche qualche sfizio, arrivando secondo in una tappa del Giro del Trentino nel 2003. Con Ferretti non è facile, lui ti segue molto, in tre anni ho imparato tanto e nel 2005 mi ha lanciato al Tour. È stato bello rompere il ghiaccio con i grandi giri proprio col Tour, che tra l'altro ho terminato. Quell'anno ho vinto anche la cronosquadre alla Coppi&Bartali».
Dopo la Fassa a chiuso la squadra e te sei passato al Team Barloworld.
«Dovevo seguire Ferretti alla nuova squadra che aveva in progetto di mettere in piedi, poi non se n'è fatto più niente e Giancarlo mi ha segnalato ad Alberto Volpi che mi ha preso alla Barloworld. Quell'anno, il 2006, sono arrivato terzo alla Classic Haribo (gara che si disputava a Marsiglia, ndr) ed ho fatto delle belle prove tanto che la Quick Step si è fatta avanti. Con loro sapevo di poter disputare grandi corse».
E l'anno dopo sei passato con la squadra belga. Un altro squadrone tipo la Fassa Bortolo.
«La Quick Step mi prese per aiutare Bettini e Visconti e con loro ho fatto le ultime due edizioni del Giro d'Italia».
Insomma, per Facci ricomincia la carriera da gregario e arriva un'altra vittoria sfiorata, quando giunge secondo nella quarta tappa del Giro di Vallonia del 2007. L'anno successivo Facci conquista la sua prima vittoria, si tratta di una gara nazionale belga fuori dal calendario Pro Tour, il GP Briek Schotte. Quest'anno non aveva capitani al Giro d'Italia, ed ha avuto la possibilità di mettersi in mostra.
«Quella di Faenza è stata una bella tappa, soprattutto per il caldo, che a me piace molto. Verso la fine mi sono mancate un po' le gambe, venivo da due giorni di fughe lunghe e tutto il Giro è stato combattuto, non abbiamo fatto nessuna tappa piano. Alla fine sono arrivato settimo».
Cosa c'è nel futuro di Mauro Facci alla Quick Step?
«Quando ci sono i grandi campioni in corsa, come Boonen, Chavanel, Devolder, lavorerò per loro. Quando non ci sono posso fare la mia gara».
Molti grandi delle corse di un giorno sono esplosi relativamente tardi. Ci pensi alle classiche?
«Sì, ci penso. Vado molto bene in fuga, e per farlo ci vuole una bella gamba. Tengo bene le tre settimane, anzi, l'ultima è quella in cui sto meglio. Quindi punto a vincere una tappa di un grande giro, per questo spero di convincere la Quick Step a portarmi alla Vuelta».
Qual è il tuo programma per il resto della stagione?
«Farò i Campionati Italiani, poi a luglio riposo. Ad agosto correrò le classiche estive e cercherò di far bene, da quelle gare dipenderà la mia partecipazione alla Vuelta che per ora non è nel mio programma. Quindi ad ottobre farò le classiche italiane di fine stagione».
Ciclismo a parte, che tipo è Mauro Facci?
«Un tipo tranquillo, gli piace stare con gli amici e ama gli animali. Ho due cani, Lupin e Attila, sono la mia passione, insieme a quella per i funghi. Quando ho un po' di tempo libero preferisco tornare a casa, visto che non ci sono quasi mai, e posso giocare a calcio, il mio vecchio sport, o andare in cerca di funghi».
Sei fidanzato o sposato?
«No, sono single, mi piace divertirmi...».
Vacanze? Posti caldi come tutti i ciclisti?
«Sì, mi piace il caldo, sono stato a Santo Domingo, ma quella che mi è piaciuta di più è stata la vacanza in Messico. Ci tornerei volentieri».


Emanuele Longo

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