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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Daniele Callegarin

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1° al GP Industria e Artigianato di Larciano, 2° al GP Industria e Commercio Artigianato di Carnago: potrebbe sembrare che in questo 2009 Daniele Callegarin, milanese classe 1982, si esalti solo nelle gare intitolate ai settori produttivi industriali e artigianali, forse in onore degli sponsor della sua squadra, la Centri della Calzatura. In effetti le cose non stanno proprio così, perché Daniele ha inanellato piazzamenti e prestazioni di rilievo sin dal mese di febbraio in quasi tutte le corse cui ha preso parte. Adesso lo aspetta il Trittico Lombardo, dove ogni hanno ha fatto vedere buone cose e dove potrà contare sull'apporto dei suoi tifosi.
Daniele, lo scorso 2 maggio a Larciano finalmente hai lasciato il segno dopo tre anni tra i professionisti, te l'aspettavi?
«Coltivavo ovviamente il sogno e la speranza di poter finalmente vincere una corsa, ma in definitiva la vittoria a Larciano per me è stata una sorpresa piacevolissima che mi ha ripagato di tutti i piazzamenti precedenti e che forse ha dato una svolta alla mia carriera perché solo da allora ho preso coscienza del mio valore e ho avuto nuovi stimoli».
In effetti poi hai subito replicato il successo in Polonia e adesso stai vivendo un'ottima estate. È la stagione in cui vai meglio?
«Non proprio, io non sopporto il caldo, però quando la condizione mi sorregge riesco a far bene anche quando la temperatura è alta. Fortunatamente adesso sto bene e quindi spero di poter fare bella figura davanti ai miei tifosi per il Trittico lombardo. Devo dire però che l'avvicinamento a queste gare non è stato dei migliori perché ho fatto poche gare nel mese di luglio, corro in una piccola squadra che non ha la possibilità di essere sempre invitata nelle corse che contano quindi per me diventa fondamentale sapersi allenare bene a casa nei lunghi periodi di stop».
Parlaci allora della Centri della Calzatura. Come sei arrivato in questa squadra?
«Nel 2007, al mio secondo anno da professionista, correvo con la LPR ma una caduta rimediata in Belgio pregiudicò la mia seconda parte di stagione, quindi a fine anno, quando la LPR andò a fondersi con la Tenax e dovette tagliare l'organico, mi ritrovai senza contratto. Quando mi si presentò l'occasione di correre con la Centri della Calzatura mi tuffai senza pensarci in questa nuova avventura. È una squadra molto piccola e poco conosciuta, ma se dimostra che vuole crescere insieme a me penso che non sarà un problema rimanerci ancora per altri anni, altrimenti valuterò le eventuali offerte di altri Team. Finora ci sono stati dei contatti verbali ma nessuna trattativa inoltrata. Vedremo».
Magari un finale di stagione con qualche altra vittoria ti aprirà le porte di una squadra più forte e chissà anche Franco Ballerini potrebbe annotare il tuo nome, tra l'altro sei arrivato 2° a marzo nel Giro del Mendrisiotto.
«Quella è una casualità, però non nego che il discorso maglia azzurra è stimolante. So che sarà difficile ma nulla mi vieta di sognare. Comunque io guardo solo alle prossime corse, resto concentrato solo su quelle perché prima di tutto occorre far risultato».
È sbagliato definirti quasi un velocista?
«Sono molto veloce, in passato curavo quasi esclusivamente questa mia caratteristica, puntavo tutto sulle volate. Quando però mi sono reso conto di non riuscire ad andare oltre dei discreti piazzamenti, ho deciso che era meglio cercare di migliorarsi nelle salite brevi pur conservando l'ottimo spunto in volata».
Da dilettante eri un vincente?
«Ero come sono adesso: sempre presente negli ordini di arrivo. Ma rispetto a ora vincevo di più, le mie 2 o 3 corse all'anno riuscivo a centrarle. Ho corso per 5 anni sempre nello stesso gruppo, quella San Pellegrino che poi cambiò più volte nome ma che in linea di massima era quel gruppo dove oltre a me hanno corso i vari Cadamuro, Solari, Bertagnolli, Cattaneo e Kolobnev».
Sei rimasto legato con quei tuoi ex compagni?
«Nel mio caso ho legato maggiormente con i corridori che abitano nella mia zona e con i quali posso allenarmi spesso, sto parlando soprattutto di gente come Bailetti e Marzano. Questi ragazzi puoi incontrarli sempre mentre i compagni che avevo tra i dilettanti man mano hanno preso le loro strade che portano verso posti diversi e lontani».
Quando hai iniziato a correre?
«Nel 1992, ero G5 e appartenevo a quella categoria di ragazzini che iniziano grazie a qualcuno che decide di metterti in bici. Io infatti non seguivo il ciclismo, non conoscevo i grandi campioni. Però ho avuto la fortuna di avere un padre molto appassionato che mi ha messo sulla bici e da lì in poi è nata la passione per questo sport».
Segui altri sport?
«Seguo molti altri sport ma non ho uno sport o un hobby particolare in cui mi cimento. Per staccare dalla bici preferisco infatti fare cose tranquille: passeggiare con la mia fidanzata, andare a prendere un gelato, credo che sia questa la "dolce vita" e non quella fatta di feste e appuntamenti mondani».
Sei fidanzato da molto tempo?
«Da quattro anni».
E la tua ragazza incide sul tuo lavoro?
«Cerco di non coinvolgerla troppo dentro il ciclismo. È meglio ed è giusto che si separino le due cose: il lavoro e l'amore. Altrimenti si finisce sempre a parlare del proprio lavoro e diventa stressante, il rapporto con la propria ragazza deve infatti essere qualcosa di extra che fa rilassare e dimenticare gli stress del nostro lavoro».

Marco Fiorilla



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