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Biscottino per Frank - Contador e Schlecks, che accordo!

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Un vecchio adagio di schietto realismo e sano cinismo ricordava più o meno che se un nemico non lo puoi sconfiggere, ti conviene fartelo amico.
I fratelli Schleck, imbevuti del pragmatismo nordico del Lussemburgo (temperato dal pragmatismo ancora più nordico del loro team manager Riis...), lo sanno a memoria, quel proverbio, e oggi l'hanno messo in pratica come meglio non avrebbero potuto. Si sono alleati con Alberto Contador, riconoscendone la superiorità e abbassando il capo al cospetto del capobranco, e ne ricavano parecchio, in termini prettamente pratici: un successo di tappa col fratellone (Frank), secondo e terzo posto in classifica (col fratellino davanti), rafforzamento della maglia bianca di miglior giovane da parte di Andy.
Dal canto suo, Contador, già maglia gialla, alla partenza del tappone alpino vantava 1'37" sul secondo e 1'46" sul terzo in classifica: e i due in questione erano Armstrong e Wiggins, ovvero due che nella crono di domani potevano dargli fastidio. Al traguardo di Le Grand-Bornand, invece, lo spagnolo si ritrova con vantaggi di 2'26" e 3'25" sugli immediati inseguitori, i quali, per di più, contro il tempo le buscheranno sonoramente da lui.
Il biscottino è servito, quindi. Ne beneficia Frank, al secondo successo di tappa al Tour (dopo l'Alpe d'Huez 2006), ottenuto con una finta volata a tre in cui Contador ha sprintato col freno a mano tirato, e in cui Andy era impegnato a esultare per il fratello. Tutto bene, intendiamoci, non è la prima volta che succede, non sarà l'ultima (certo, magari potevano evitare pacche e chiacchiericcio, insomma, potevano fare le cose in maniera più discreta). Ma se gli Schleck volevano mettere in difficoltà la maglia gialla, forse era il caso di provare a scattare anziché tenere un'andatura che, seppur alta, mai avrebbe messo in apprensione Alberto.
A dire il vero Andy lo scatto l'ha provato, sul Romme, penultimo colle di giornata (dopo un tentativo di Sastre durato troppo poco), e tanto è bastato per portar via un gruppetto col fratello, con Contador e con Klöden; a quel punto che fare? In 35 km (quelli che rimanevano fino al traguardo) qualcosa si poteva provare, oppure era il caso di darsi già battuti? Di fatto Alberto ha apprezzato di essere in tal guisa scortato fino a Le Grand-Bornand, e quando sulla Colombière ha dato una sgasata delle sue, ha ricordato a tutti quelle gerarchie che però tutti (e qui è l'errore) davano e danno troppo per scontate. Nell'occasione, a 3 km dalla vetta, il madrileno ha fatto il vuoto, mandando a gambe all'aria Klöden, ma si è fermato subito, con la scusa di non voler mettere ulteriormente in crisi il compagno. Una scusa che non regge, visto che Andreas era andato in crisi nera, tanto è vero che ha preso 2'27" in meno di 20 km (di cui 17 in discesa). Diciamo che a Contador non dispiaceva distanziare un po' anche i suoi colleghi in Astana, che finora gli hanno corso contro (o quantomeno non a favore). Però il tatticismo esasperato non rende un gran servigio al ciclismo.
Alle spalle del quartetto dei forti formatosi sul Romme, la situazione vedeva un Armstrong impegnato a gestirsi e a recuperare secondi in prossimità dei Gpm, ma alla fine Lance si è trovato a dover andare dietro (in discesa, senza troppo collaborare) a un Nibali sempre più maturo e bello a vedersi, bello nel senso di ragazzo che sta crescendo e che sa prendersi le sue responsabilità. Anche quella di alzare la voce per richiamare ai suoi doveri di inseguitore cotanto compagno di strada.
Nibali, staccato sulle prime (niente da fare, non regge i bruschi cambiamenti di ritmo in salita), è rientrato rapidamente nel gruppetto di Lance (che comprendeva anche la coppia Garmin formata da Wiggins e Vande Velde), e ha fatto fino alla fine il suo dovere: il fatto che perda una posizione in classifica a beneficio di Frank non deve furviare nel giudicare una giornata che per il siciliano è quantomai positiva.
La coppia Garmin, dicevamo: come già visto per tutto questo Tour, a uscire meglio dalla contesa è Wiggins, che non finisce di stupire e che salva il salvabile in una tappa che prevedeva una salita dopo l'altra (e non per niente in avvio avevamo visto in fuga - con altri 21 uomini - Pellizotti, convinto che la miglior difesa della maglia a pois sia l'attacco). Vedremo quanto recupererà Bradley nella crono di domani, ma l'impressione è che il podio gli sia ormai sfuggito: perché pur limitando i danni, oggi ha pagato pur sempre 3'07", che sono tanti, ma che in una tappa dai distacchi molto dilatati (ci voleva tanto a disegnarne un altro paio così, cari organizzatori?) non sono niente se confrontati ai 29'43" di Evans o ai 35'47" di Kirchen.

Marco Grassi    

 

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