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Un mercoledì grandi firme - Cunego alla CoBa; CyL: Valverde

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Magari si son mandati un sms ieri sera scherzandoci su; perché il filo conduttore che lega Cunego e Valverde non è soltanto quello che deriva dalla giornata di oggi, con la prima vittoria stagionale di entrambi ottenuta mercoledì 25 marzo, uno a Faenza nella Coppi&Bartali e l'altro a San Isidro alla Castilla y León. Cunego e Valverde sono due corridori praticamente coetanei e praticamente con gli stessi obiettivi e, più o meno, lo stesso palmarès (anche se in quello del murciano pesa molto l'assenza di un Grande Giro). Tre Lombardia per il veronese, due Liegi per lo spagnolo; un Amstel Gold Race per il portacolori della Lampre, una Freccia Vallone e una San Sebastián per il capitano della Caisse d'Epargne; un mondiale sfiorato per entrambi, vinto sempre da un compagno di squadre (Cunego 2° a Varese 2008 dietro Ballan; Valverde 2° ad Hamilton 2003 dietro Astarloa e 3° a Salisburgo 2006); una vittoria al Giro d'Italia per Damiano, due podi alla Vuelta per Alejandro; e, ancora, un successo finale nell'ultima classifica mondiale UCI per "Il Piccolo Principe" contro due successi nel nuovo ranking Pro Tour per "L'Embatido".
In più, i due condividono anche la scelta - scellerata e più che rivedibile - di saltare alcune corse che potrebbero vederli protagonisti e addirittura probabili vincitori: su tutte, la Milano-Sanremo ed il Giro delle Fiandre. Nel 2006 entrambi si presentarono alla partenza da Milano, ma appena dopo l'arrivo in Via Roma si affrettarono a dichiarare - quasi all'unisono - che la Sanremo era una corsa «troppo pericolosa, che porta troppi rischi per il buon proseguio della stagione». Per due con le loro caratteristiche (bello scatto sugli strappi, bravi discesisti, più che discreto spunto allo sprint), un'eresia saltare la Classicissima; e lo stesso si può dire per il Fiandre, che se è stato vinto da un certo Gianni Bugno (magari più passista dei due ciclisti contemporanei), allora non capiamo perché dovrebbe essere precluso a Dami ed Ale.

Fatto il dovuto preambolo, parliamo di corse, perché se è vero che abbiamo già detto che la seconda tappa della Coppi&Bartali è stata vinta da Cunego, non abbiamo certo detto come questa vittoria è scaturita.
Una fuga a due col veronese ed il colombiano Serpa, promossa dallo stesso portacolori della Diquigiovanni-Androni in prossimità del Gpm posto sul Monte Trebbio, che si è conclusa con lo sprint senza storia che ha sorriso al capitano della Lampre, al ritorno alle competizioni dopo lo stage in altura effettuato col team a Tenerife e parso subito molto brillante.
La tappa è vissuta sulla fuga di Fioretti e Signego, due corridori di team Continental (Centri della Calzatura ed Adria Mobil) desiderosi di mettersi in evidenza. Il gruppo ha lasciato fare per circa 100 km (partiti al km 35 e ripresi al km 125), lasciando ai due un vantaggio massimo di 5'38" (al km 84,4). Sono state la ISD del leader Gatto e la Liquigas ad orchestrare l'inseguimento, poi la Lampre è entrata in azione ai piedi del Monte Trebbio, scandendo un ritmo sostenuto; il primo a rompere gli indugi è stato però l'altro colombiano Soler, sul quale è stato proprio Cunego a chiudere. Lo scatto buono è arrivato poco dopo da Serpa, che prima è stato ripreso ancora da Cunego, poi sui due si sono riportati anche Evans, Szmyd, Kiserlovski, Giunti e Soler, mentre Visconti e Niemiec si sono rifatti sotto solo a poche centinaia di metri dal Gpm.
In nove però ci sono rimasti per poco, perché Serpa - sullo slancio dello sprint per i punti Gpm - s'è ritrovato tutto solo in testa all'imbocco della discesa, e lì ha trovato il fondamentale aiuto di Cunego, ottimo discesista; i due hanno guadagnato in pochi km un vantaggio di circa 30".
Al mattino, in classifica generale il distacco dei due da Visconti (Gatto si era staccato, come preventivabile, molto prima) era di 34" per Serpa e di 35" per Cunego, ma il tosco-siciliano della ISD ha trovato la fondamentale collaborazione della coppia Miche composta da Giunti e Niemiec, ed anche quella di Evans, Kiserlovski e Szmyd, mentre il solo Soler si è tenuto passivo alla ruota di tutti.
La volata per la tappa non ha avuto storia, con Cunego partito secco a 180 metri dal traguardo finale e capace di rifilare addirittura 2" a Serpa. In classifica generale però Cunego si deve accontentare (per ora?) della seconda posizione a 9" da Visconti, giunto 3° oggi (a 20"), mentre Serpa sale al 3° posto a 14" dal nuovo capoclassifica. Con una classifica così corta (15 corridori in meno di un minuto), anche la tappa di domani con arrivo a Serramazzoni potrebbe riservare sorprese, anche se il Passo della Futa si affronterà nei chilometri iniziali; il circuito finale però non sarà semplice da interpretare, perché i picchi del 12% nei 2,5 km finali potrebbero indurre più di qualcuno a provare il colpaccio.

Il colpaccio invece saranno costretti a provarlo domani coloro che vorranno togliere a Leipheimer la maglia di leader della Vuelta Castilla y León, visto che i 14,2 km di salita che si è conclusa in vetta all'Estación invernal de San Isidro oggi hanno fatto poco più che il solletico all'americano e al suo compare Contador.
La fuga iniziale con Urtasun, Ricardo Serrano, Euser, Pauwels, Santamarta e Mancebo (partita al km 91, vantaggio massimo 5'25" al km 129) non preoccupava nessuno per la classifica generale, però più di qualcuno si sarà preoccupato per la vittoria di tappa, perché - se non fosse stato per la Caisse d'Epargne - almeno in tre si sarebbero giocati il successo parziale, beffando così le velleità di quei corridori che sulla tappa di oggi ci avevano fatto un circoletto rosso già da tempo: Valverde su tutti.
E invece Gutíerrez Palácios, Losada e Pasamontes hanno fatto un gran lavoro sulla salita finale per annullare il gap coi battistrada, che dopo un attacco di Urtasun a 5 km dall'arrivo erano rimasti soltanto in quattro: Ricardo Serrano, Pauwels, Mancebo e - appunto - il portacolori dell'Euskaltel, che ha pure provato una nuova sortita solitaria a 3000 metri dalla vetta (1 km prima era stato Paco Mancebo a tentare); anche se l'illusione maggiore è arrivata dall'azione di Pauwels, partito poco prima del ricongiungimento, quando ormai mancavano mille e cinquecento metri al traguardo, e che per una frazione di secondo ha beneficiato del fatto che la Caisse avesse terminato i gregari da spremere al servizio di Valverde.
È stato dunque lo stesso Valverde ad accelerare, con Contador incollato alla ruota, poi una mano al murciano è arrivata da Xavier Tondo e Ruben Pérez, che ai 500 metri hanno provato - uno sulla destra, l'altro sulla sinistra della sede stradale - ad anticipare l'ormai scontato sprint del campione spagnolo. Tondo non ha avuto scampo, mentre Pérez ha provato a tenere a bada Valverde, che però è riuscito a passarlo a 100 metri dal successo di tappa senza possibilità di replica. Il fatto che in vetta sia arrivato un gruppo di 84 corridori è sintomatico di quanto la salita fosse in realtà molto più semplice e pedalabile di come appariva dalle altimetrie. Non dovrebbe accadere la stessa cosa domani, però, visto che l'Alto del Peñón (salita di 15 km segnalata come prima categoria) a metà percorso potrebbe già indurire le gambe di molti - qualora dovesse venire affrontato in maniera battagliera - prima dell'ascesa finale verso Galende e la sua Laguna de los Peces, 1705 metri di altitudine sui quali si arriverà dopo circa 20 km di salita, con la parte centrale dell'ascesa che sembra la più adatta per tentare qualcosa di importante.

Qualcosa di importante l'ha sicuramente pensato Kevin Van Impe vincendo oggi la Dwars voon Vlaanderen (Attraverso le Fiandre) davanti a Nico Eechkout, al termine di una volata a due che non ha avuto storia, anche se il belga dell'An Post sarebbe stato sulla carta molto più veloce del corridore della Quick Step; Kevin s'è però trovato avvantaggiato dalla presenza - nel gruppo inseguitore - di Boonen e Devolder (anche se l'ultimo vincitore del Fiandre poi si staccherà) insieme ad Haussler, di nuovo protagonista di una corsa pochi giorni dopo il 2° posto della Milano-Sanremo.
Era stata proprio la Quick Step ad effettuare un forcing a 30 km dall'arrivo, col fine di isolare Nuyens e favorire il pimpante Chavanel; ma sull'allungo promosso da Haussler, il francese è rimasto in marcatura sul belga della Rabobank, mentre davanti s'è andato a formare il gruppetto dei cinque nomi che abbiamo snocciolato qualche riga fa.
A 24 km dal traguardo Haussler ha provato di nuovo a disfarsi dell'ingombrante terzetto Quick Step, ma Devolder ha fatto egregiamente la guardia e dopo 5 km i quattro si sono riportati sotto; Stijn ha provato il contropiede, ma Haussler non s'è fatto soprendere. Il tedesco ha però dovuto arrendersi al nuovo scatto di Van Impe, ritenuto a ragione il corridore "da non seguire" tra i tre compagni di squadra, che è stato anche fortunato nel trovare la collaborazione di Eechkout, furbo a capire il risvolto tattico che si stava realizzando.
A circa 6 km dall'arrivo Haussler è riuscito anche a scaricare Devolder, ma a quel punto Boonen gli si è incollato alla ruota e non si è più spostato, mentre davanti Eechkout ha preferito tenere a distanza i due inseguitori - salvaguardando il podio - tirando forse troppo per il buon esito dell'azione; tant'è che a 200 metri dal traguardo, quando Van Impe ha accelerato, Nico è rimasto sui pedali con un rapporto impossibile da spingere a quel punto, mentre dietro Boonen beffava Haussler per il 3° posto con Devolder che chiudeva, più staccato, tutto solo al 5° posto. Da registrare anche una sconsiderata caduta nella volata per il 6° posto (vinta da Hutarovich), col campione belga Roelandts che ha preso paura dopo le sbandate di un paio di corridori che lo precedevano ed ha messo mano ai freni con la bici lanciata e la strada viscida per la pioggia: sono caduti in tanti, anche se tutti poi sono stati in grado di rialzarsi con le loro gambe.

Mario Casaldi
(con la collaborazione di Giuseppe Cristiano)

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