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Un Contador da Louvre - Tirreno, zuppa di Farrar per tutti

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Serve una vittoria di tappa alla Parigi-Nizza per celebrare la meraviglia di uno scalatore in grado di vincere in due anni Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta a España? Non serve sicuramente in senso assoluto, a maggior ragione se vincitore e cronaca della tappa di oggi erano già scritti a caratteri ben più che visibili nella testa di tanti, quasi tutti, soprattutto tra coloro che masticano un po' di questo sport eccezionale. Ma quante volte ci è capitato di trovarci di fronte a battaglie annunciate disattese (basta scorrere in basso la pagina e leggere dell'epilogo della tappa di Santa Croce sull'Arno oggi alla Tirreno), o di assoluti favoriti che patiscono giornate se non di crisi, almeno di non particolare grazia?
Invece Alberto Contador, 26enne madrileno e capitano dell'Astana, è riuscito a vincere - anzi, stravincere - da favorito assoluto, se non unico (gli altri parevano tutti almeno un gradino sotto allo spagnolo), in cima all'unico vero arrivo in salita di questa Parigi-Nizza così ben disegnata. Lì, sul paesaggio lunare (reso più "caldo" dalla neve a bordo strada) della Montagne de Lure, 13,8 km all'insù con una pendenza media del 6,6%, Alberto Contador ha salutato Frank Schleck e Colom a 6 km dalla vetta, aumentando sempre il suo vantaggio fino a far registrare 58" di margine sul campione lussemburghese e sull'amico-connazionale LL Sánchez ed addirittura 1'50" sull'ex (da oggi) maglia gialla Chavanel, che pure pareva in grado di difendersi meglio fino a qualche chilometro dal traguardo.
Fino ai piedi dell'ultima salita la tappa era andata via secondo il più tradizionale dei canovacci: fuga di 9 corridori (Delage, Aramendia, Romain Feillu, Terpstra e Lemoine dal km 10, con Alan Pérez, Riblon e Turgot dal km 21, e con il vincitore di ieri Roy - ultimo ad accodarsi - al km 33) tenuta sotto controllo dal gruppo pilotato da Quick Step ed Astana, con un vantaggio massimo mai sopra i 6'25" (km 30) e con un bel ritmo imposto dai luogotenenti di Contador sui vari Gpm dislocati lungo il percorso, col fine di non lasciare punti d'appoggio per i vari Evans e Sam Sánchez, che avevano compagni di squadra in avanscoperta.
Tant'è che l'Astana è andata a riprendere i fuggitivi sulla Côte des Mourres, dopo un bel testa a testa (seppur a distanza) tra Delage davanti e Noval in testa al gruppo. Effettuato il ricongiungimento (a 29 km dall'arrivo) è stato il tedesco Tony Martin a muoversi, con Botcharov al contrattacco, e l'Astana ha dato via libera ai due fino alla sommità di terza categoria, utile alla maglia a pois per incamerare qualche punticino in vista della classifica finale.
Lungo la discesa successiva è stata la Rabobank a pilotare il gruppone compatto, dando l'impressione che Gárate stesse bene e volesse attentare la leadership di Chavanel, con la Quick Step che non s'è fatta attendere e s'è riportata in blocco davanti con gli uomini dell'Astana, della Caisse d'Epargne e della Française des Jeux a cooperare. Ed infatti il primo attacco - ai piedi della salita - è stato di Joly, tentativo che è durato soltanto un paio di chilometri ed ha soltanto permesso al gruppo dei migliori di accendere la miccia sotto i colpi dell'Euskaltel-Euskadi.
Ad 11 km dall'arrivo s'è staccato Nocentini, e proprio nello stesso momento è partito come un razzo Jens Voigt; Contador si è fidato di Popovych, che ha tenuto un passo regolare ma forte, in grado di staccare uomini di classifica come Millar e lo stesso Gárate (chiuderanno a 5'06"). Con Voigt ancora davanti ha provato l'allungo pure Vladi Efimkin, ma a quel punto Contador ha rotto gli indugi ed è partito - seppur non decisissimo - con David López e Frank Schleck a ruota. Ai meno 7,5 km Contador e Schleck senior hanno staccato López e ripreso Voigt, dopodiché sono stati raggiunti da Colom, con Samuel Sánchez che ha provato ad emulare il connazionale della Kautsha (senza riuscirci) e Chavanel che iniziava ad imbarcare secondi (erano 26 ai meno 7 km).
Senza neanche scattare, ma semplicemente alzandosi sui pedali in progressione, a 6000 metri dalla vetta Alberto Contador s'è trovato da solo in testa e da lì ha iniziato la sua cavalcata trionfale, fatta di un'andatura costante, senza strappi, ma con continui rilanci sui pedali dopo ogni tornante, mentre Colom è andato in bambola ed è stato sostituito da LL Sánchez a far compagnia al capitano della Saxo Bank. Nei gruppetti che seguivano, le carte si sono mescolate ancora più rapidamente, con il gruppetto composto da Evans, Voigt, Chris Sörensen, Moncoutie, Sam Sánchez, Casar, Moreau ed il giovane francese Hivert intento a staccare Chavanel, che però - anche grazie all'aiuto di Seeldrayers - riusciva a contenere i danni e giungere in cima con loro (o giù di lì).
Ora in classifica generale Contador ha 1'13" su LL Sánchez e 1'24" da Chavanel, che però dovrà stare attento a Frank Schleck, staccato dal francese di soli 14", per il posto sul podio. Sorprende l'8° posto di Hivert (classe '85 delle Skil; è a 2'29" dalla vetta), mentre crollano le ambizioni di Gárate (15esimo a 4'46") e Kreuziger (16esimo a 5'12"). Domani la corsa prevede la tappa Manosque-Fayence di 191 km, farciti di ben 10 Gpm, con il Col de Bourigaille a circa 30 km dal traguardo e l'arrivo sullo strappo di Fayence: 2,1 km al 5% che potrebbero regalarci altro divertimento. A quello, di sicuro, non ci si abitua mai. (Mario Casaldi)

Mentre Alberto Contador spiccava il volo sulla Montagne de Lure alla Parigi-Nizza, in Italia andava in scena la terza tappa della Tirreno-Adriatico.
Volata doveva essere e volata è stata, ma tra tanti nomi altisonanti a spuntarla è stato a sorpresa l'americano Tyler Farrar: di sicuro nessuno si sarebbe aspettato di vedere l'uomo della Garmin-Slipstream sfrecciare per primo sul traguardo di Santa Croce sull'Arno, ed invece è stato proprio lui ad alzare le braccia al cielo.
La tappa è vissuta sulla lunga fuga di Frischkorn, Krivtsov e Westra a cui il gruppo, memore dell'esperienza della prima tappa, non ha lasciato molto spazio, per riportarsi sotto a poco meno di 10 km dall'arrivo: qui sono entrate in scena le squadre degli uomini veloci, con il Team Columbia su tutte, per tenere elevato il ritmo ed impedire così eventuali scatti. Negli ultimi due km è invece salita in cattedra la Cervélo, con ben cinque uomini in fila a tirare per Thor Hushovd: sommando le ottime qualità di passisti al vento favorevole, si ottiene come risultato un'andatura sempre attorno ai 60 km/h e un gruppo molto allungato. Vista la situazione all'ultimo km, a coloro che si sono ritrovati fuori dalle prime sei o sette posizioni si presentavano solo due opzioni: rialzarsi per non correre rischi o provare ad anticipare lo sprint partendo lunghi, sfruttando il vento alle spalle. Bennati ha scelto la prima, mentre Petacchi ha provato a partire a circa 300 metri dall'arrivo, una scelta che si rivelerà decisiva per l'esito della tappa, dal momento che - in testa - l'ultimo vagone del treno Cervélo lasciava scoperto troppo presto il suo leader. AleJet si è quindi lanciato sul lato sinistro della carreggiata, subito seguito da Cavendish e Farrar, che avevano ben fiutato l'importanza dell'azione: lo spezzino si è piantato presto e la stessa sorte è capitata al britannico della Columbia, che si è visto sorpassare negli ultimi 50 metri, quelli che di solito sono il suo punto di forza, proprio da Farrar.
Farrar primo e Cadendish secondo quindi, mentre per la terza posizione è spuntato il velocista della Flaminia Enrico Rossi: il romagnolo aggiunge così un altro piazzamento di pregio ad un inizio anno che lo ha già visto terzo al Trofeo Laigueglia e secondo al GP dell'Insubria. A 26 anni, e alla terza stagione da professionista, potrebbe essere giunto il momento del salto di qualità per Enrico, ed iniziare col mettersi alle spalle gente come McEwen e Boonen in volata è sicuramente già un bel passo in avanti.
In classifica generale resiste ancora El Fares anche se domani, con ogni probabilità, dovrà cedere le insegne del primato, visto che si arriverà sul terribile muro di Montelupone e vedremo finalmente in azione i favoriti di questa Tirreno-Adriatico.

Sebastiano Cipriani

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