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Sonni italiani, felicità russa - Ivanov punisce tutti gli attendisti | Cicloweb

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Sonni italiani, felicità russa - Ivanov punisce tutti gli attendisti

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Due settimane fa aveva dovuto incassare, suo malgrado, gli strali della maggior parte dell'Italia ciclofila, quando nel momento decisivo del Fiandre aveva interpretato come peggio non avrebbe potuto il suo ruolo di supporto a Filippo Pozzato: unico gregario in grado di aiutare il vicentino, aveva ben deciso di mettersi a rincorrere un imprendibile Devolder sull'Eikenmolen, invece di rimanere a fianco del proprio capitano e contribuire all'inseguimento da parte del gruppo. Ben altre soddisfazioni doveva regalare quest'aprile 2009 all'ormai veterano Serguei Ivanov, finalmente sul gradino più alto del podio in quella che da sempre è stata la corsa in cui meglio ha saputo esprimersi.
Una vittoria meritata, davanti al duo olandese formato da Kroon e Gesink, con i quali il russo del team Katusha era evaso dal gruppo a poco più di 10 km dalla fine, appena superato il Keutenberg il penultimo dei muri in programma. Proprio il giovane della Rabobank aveva dato il la all'azione, trovandosi poi a corto d'energie fin dall'imbocco del Cauberg, mentre per liberarsi di Kroon Ivanov ha dovuto attendere gli ultimi 150 metri, quando l'olandese, ottimamente piazzato a ruota del rivale, ha dovuto alzare bandiera bianca anch'egli di fronte allo sprint del russo.
Il gruppetto dei migliori è stato regolato da un tonico Gilbert, davanti a Cunego e Kolobnev. Per il belga il grande rammarico di vedere i propri compagni di squadra riportare il plotoncino a soli 6" dai fuggitivi a 2 km dal termine, senza poi riuscire a perfezionare l'inseguimento, ma anche un altro ottimo piazzamento dopo il terzo posto al Fiandre. Il vincitore 2008, nonché chiaro favorito della vigilia, ha corso in modo forse un po' troppo attendista, ma molto sulla sua prova ha pesato l'andamento generale della corsa, troppo a lungo troppo poco selettiva, con corridori altrimenti assolutamente di secondo piano - specialmente in corse dell'importanza dell'Amstel Gold Race - in grado viceversa di emergere e dire la loro.
Lo stesso vincitore, senza nulla togliere alla sua prestazione odierna, pur avendo collezionato una serie ragguardevole di piazzamenti nella classica olandese (2° nel 2002 dietro a Bartoli, 11° nel 2003, 8° nel 2004, 10° nel 2006 e 7° nel 2008), non si può certo definire un campione di questo sport, così come Kroon (33 anni suonati per lui) del resto. Certo, ben vengano le sorprese e in generale le vittorie da parte di atleti in grado di capitalizzare una condizione ottima con un attacco ben sferrato, ma il pensiero non può non andare alla discutibile scelta del già citato Pozzato di rinunciare a una gara che l'avrebbe potuto vedere grande protagonista anche con una condizione calante rispetto a quella strepitosa che gli ha concesso non più di una settimana fa, alla Parigi-Roubaix, di battagliare praticamente ad armi pari con Boonen.

Si diceva di una corsa a lungo poco selettiva. Decisivi in questo senso i primi 100 km, durante i quali il gruppo sostanzialmente sonnecchia, lasciando ben 13' a un sestetto di testa, classica fuga della prima ora animata tuttavia da un paio di atleti dimostratisi nel recente passato in grado di far bene al Nord, come il campione sloveno Bozic, 6° alla 3 giorni di la Panne quest’anno, e l’olandese Terpstra, nei 10 all’Omloop Het Nieuwsblad e poi persosi un po’ per strada in verità. Insieme a loro Rubens Bertogliati, disoccupato fino a poco tempo fa e compagno di squadra di Rebellin: lo svizzero, corridore molto completo, è l'uomo perfetto per tenere al coperto la Diquigiovanni per buona parte di gara, in attesa di vedere se il vicecampione olimpico abbia pienamente recuperato dai recenti malanni e possa essere competitivo in cima al Cauberg.
A completare il gruppetto, tre atleti ancora alla ricerca del primo alloro individuale tra i professionisti: l’altro olandese Timmer della Skil-Shimano, il russo Serguei Klimov, classe ’80, anche lui della Katusha, infine il giovane giapponese Arashiro, di cui gran bene si dice e che nella prima parte di questa sua prima stagione europea ha per lo meno dimostrato un’eccellente predisposizione all’attacco.
Gli spagnoli della Caisse d'Epargne ed Euskaltel si fanno carico dell'inseguimento, per i rispettivi capitani Valverde e Samuel Sánchez, altri due grandi favoriti della vigilia, nonché altrettante delusioni alla resa dei conti. Insieme a loro la Rabobank, che si presentava all'Amstel con più frecce al proprio arco e ha presto palesato l'intenzione di voler fare gara d'attacco nella corsa di casa. Così, quando il gruppo affronta per la seconda volta il Cauberg (78 km al termine) il gap è sceso a poco più di 3', con grosso - e decisivo - dispendio di energie da parte dei compagni di Valverde e Sánchez.

A quel punto è proprio un uomo del team Rabobank a rompere gli indugi, nello specifico l'olandese Pieter Weening, autore di uno scatto pregevole, cui si accoda il Liquigas Agnoli e successivamente anche Francesco Gavazzi della Lampre, insieme a Reinier Honig, e ancora dopo Van den Broeck e Tony Martin. Una fuga sicuramente pericolosa, con Gavazzi, buon protagonista al Giro dei Paesi Baschi, che si trova nella vantaggiosa posizione di essere il più rapido del drappello. Il gruppo tuttavia reagisce e si riporta sui contrattaccanti, ancora grazie all'Euskaltel, con Egoi Martinez chiamato in causa decisamente troppo presto rispetto ai piani del team basco.
La Rabobank ringrazia e spara un'altra cartuccia, di ben altro peso specifico rispetto a Weening, e che speso specifico!, visto che si tratta di Oscarito Freire. Lo spagnolo sarà anche in condizione imperfetta, anche lui non proprio un giovanotto di primo pelo, eppure non può che essere uno spauracchio per tutti, al punto che il suo attacco passa tutt'altro che inosservato.
Ahimé ancora meno inosservata allo spettatore è stata la rovinosa caduta che ha coinvolto, di fatto contemporaneamente all'attacco di Freire, l'australiano Matthew Lloyd e un altro dei favoriti della vigilia, Frank Schleck. I due rimangono a terra a lungo, con Lloyd apparentemente dolorante a una gamba, mentre la situazione pare più seria per il lussemburghese, che era caduto già pochissimi km prima e aveva riguadagnato il gruppo grazie ai compagni. Per Frank, trasportato in ospedale così come Lloyd, si attendono analisi più approfondite, ma le prime notizie appaiono rassicuranti e lasciano sperare che possa trattarsi solo di una brutta contusione alla nuca e alla spalla, come auguriamo al forte atleta della Saxo Bank.

Torniamo però a Freire e alla fuga promossa dallo spagnolo, forte di ben 18 unità. Da segnalare l'ottima gestione tattica da parte di Lampre e Liquigas, che nell'azione inseriscono Gasparotto e Santambrogio l'una e Nibali e Agnoli l'altra, mentre anche Quick Step (Pineau e Barredo), Columbia (Martin e Albasini), e Katusha (Brutt e Ivanov) muovono pedine di un certo rilievo. Mancano circa 62 km all'arrivo, ma non c'è troppa collaborazione tra gli inseguitori, che arrivano a 45" dal gruppo di testa, dal quale nel frattempo allunga Terpstra. Del resto, il rischio di portare a spasso fino all'arrivo un cecchino come Freire non è di quelli che si affronta a cuor leggero.
Proprio il tricampeón del Mondo attacca nuovamente non appena avviene il ricongiungimento tra il gruppo e i 18 di cui s'è detto. Freire si porta appresso l'ottimo Agnoli ed Hesjedal, entrambi presenti nel precedente drappello di inseguitori, e con loro raggiunge Klimov, Timmer e Arashiro, mentre per Bertogliati e Bozic la corsa finisce sostanzialmente lì, intorno al km. 200 di gara, quando la situazione vede Terpstra con 20" residui sui sei inseguitori e il gruppo tirato dalla Caisse d'Epargne non più di 400 metri dietro.

Sul Bemeleberg nuovo ricongiungimento alle spalle dell'olandese della Milram, ma c'è spazio per un nuovo attacco da parte di Freire. Lo spagnolo corre in modo splendidamente sconsiderata, quasi fosse un omaggio a uno dei suoi più grandi rivali, da poco ritiratosi, quel Paolo Bettini che su queste strade è stato più volte grande protagonista. In realtà i plurimi scatti di Freire sono anche perfettamente integrati nella tattica Rabobank, che mira ad isolare i più temibili avversari: missione in buona parte compiuta, dal momento che già a questo punto Valverde e Sánchez appaiono isolati in un gruppo che tuttavia è ancora forte di un ottantina di unità. Oscarito raggiunge così Terpstra insieme all'immancabile Agnoli, ma anche in questo caso i tre non riescono a riprendere il largo, anzi su di loro si riportano prima Pinotti, poi, sul Loorberg, anche Chris Sorensen e Cataldo. Tutto inutile, nuovo rincongiungimento generale.
Gli attacchi da un plotone ancora molto numeroso si susseguono: ci prova il belga Devenyns, con De Kort e Rogers, ma non guadagnano più di 200 metri di vantaggio, mentre è la Vacansoleil a tirare con Lagutin. Poi sul Gulpenberg è il turno di Kreuziger, Gasparotto, Carrara e Andy Schleck, che raggiungono i tre di testa e con loro vengono ripresi a 22 km dall'arrivo, grazie allo sforzo di Silence-Lotto ed Ag2r. Sull'Eyserbosweg torna protagonista la Rabobank, con Tankink a fare l'andatura per Gesink, ben piazzato insieme a Cunego, Kreuziger, Ivanov, Schleck e Nibali. Il ceco della Liquigas scatta sul Fromberg e, mentre il gruppo si allunga e seleziona lungo la successiva discesa, Ivanov si lancia al suo inseguimento, marcato da vicino da un ottimo Nibali, che, in versione stopper, riesce a far abortire l'inseguimento.

Come da tradizione, non c'è tempo per respirare e il Keutenberg provoca un'altra forte selezione nel gruppo, a quel momento forte di 35 unità circa. Mentre l'azione di Kreuziger si imbastisce, i più brillanti appaiono Gilbert, Ivanov, Gerrans, Gesink, Cunego, Schleck, Pfannberger, Nibali, Albasini, Kroon e Vaugrenard, mentre scollinano decisamente staccati Valverde, Sánchez e ancor di più Rebellin. Gesink attacca con grande decisione nella discesa, Kroon e Ivanov rientrano su di lui, ci prova, invano anche Albasini, perdendo, ahilui, un treno che chissà quando ripasserà.
I tre guadagnano presto 20" sul drappello dei migliori testé citati, sul quale rientra da dietro il gruppo-Valverde. A condurre l'inseguimento ci pensa la Silence, con l'istancabile Van Summeren e Thomas Dekker. A 5 km il vantaggio dei fuggitivi è di 18". Ai -3, quando si entra a Valkenburg, il gruppo insegue a 15", Kroon tenta di anticipare tutti, forse sconsideratamente, visto che allo sprint dovrebbe avere qualche carta da giocare in più rispetto a Ivanov, mentre Gesink è già al gancio e si sposta, lasciando a un tonicissimo Ivanov l'onere di ricucire il buco.
Il vantaggio si riduce, sono soli 6" a 2 km dall'arrivo, quando il russo della Katusha attacca ed approccia il Cauberg seguito ancora da Kroon, con Gesink che pare ormai definitivamente tagliato fuori, mentre strenuamente prova a resistere ai due, pochi metri dietro. Kroon percorre tutto il Cauberg a ruota di Ivanov, in questi casi l'epilogo potrebbe sembrare scontato, a favore dell'olandese del team di Bjarne Riis. Ma, come detto, lo sprint di Ivanov negli ultimi 200 metri sarà irresistibile, il russo vince quasi per distacco e corona così il sogno di una più che onorevole carriera, mentre Kroon e Gesink portano l'Olanda a completare il podio, non senza qualche rimpianto.


Stefano Rizzato

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