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La locomotiva è tornata - Il Delfinato esalta Moncoutié

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Torna finalmente a vincere, alla sua maniera e nella specialità che meglio lo esalta, Fabian Cancellara. L'ultimo grande successo lo svizzero l'aveva ottenuto in Cina, in quell'Olimpiade che lo esaltò anche nella prova su strada. Poi il nulla, solo la crono iniziale del Giro di California in febbraio, poca cosa per chi è abituato a ben altri vittorie.
Ha scelto proprio il “suo” Giro di Svizzera Fabian, dove l'anno scorso aveva vinto due tappe in linea ma non la crono, per far capire a tutti che è ritornato ai livelli che gli competono. Il bernese lo aveva pure dichiarato alla viglia che era pronto a vincere. E così è stato, Cancellara ha coperto i 7,800 km disegnati tra i piccoli comuni Mauren e Ruggell dell'altrettanto piccolo Lichtenstein a quasi 52 di media.
Per la prima volta il Giro di Svizzera è partito dal Lichtenstein e dopo un anno di assenza si è iniziato con un cronoprologo. Percorso veloce, con qualche passaggio tecnico a metà percorso e una brevissima salita prima degli ultimi chilometri piatti e rettilinei.
Il duello annunciato tra Cancellara e Klöden alla fine non c'è stato perchè netta è stata l'affermazione di Cancellara. Klöden ha dovuto piegarsi anche al vincitore della passata edizione Kreuziger, autore di una prestazione sicuramente al di sopra delle aspettative. Il ceco sul traguardo di Ruggell ha pagato 19” rifilandone 3 a Klöden. Fino a quando dal cancelletto di partenza non si era affacciato il “Treno di Berna” la situazione è stata incertissima, sul filo dei secondi dato il breve chilometraggio.
Dopo i primi 100 corridori che hanno concluso la prova il miglior tempo lo detiene Maxime Monfort del Team Columbia, all'intermedio il miglior tempo però è di Gustav Larsson. Frank Schleck, non uno specialista, accusa 13” dal belga che però, quando parte il proprio compagno di squadra Hincapie, capisce già all'intertempo che dovrà cedergli la leadership provvisoria. L'americano sopravanza il compagno di 8” e da li in poi il suo tempo diventa inarrivabile per tutti. I giovani rampanti Taaramae e Amador beccano 15” dal vecchio americano.
Gerdemann ancora di più. Il trio italiano Cunego-Bennati-Ballan, (scritti in ordine di arrivo con il veronese autore di una prova tutto sommato dignitosa) ovviamente non impensierisce George. Per un attimo, quando nemmeno Tony Martin riesce a scavalcare il compagno, sembra un affare tutto interno al Team Columbia con 3 corridori ai primi 3 posti. Persino Haussler e Boom finiscono dietro al trio giallo-bianco. Ma a rompere i sogni di gloria del Team di Rolf Aldag ci pensano Cancellara e Klöden, partiti a breve distanza.
All'intermedio il tedesco ha 3” di vantaggio su Hincapie: si lotta ancora sul filo dei secondi. Si, ma per poco. Fino a quando Cancellara ferma il cronometro all'intertempo con un tempo di 13” inferiore a quello di Klöden. A nulla vale il momentaneo miglior tempo finale del tedesco, da lì a poco il treno di Berna transita sulla linea d'arrivo aumentando il vantaggio su Kloden da 13” a 24”. Prestazione impressionante quella di Fabian. Basta pensare che distacco tra il 1° e il 2° è uguale al distacco tra il 2° e il 20°!
Via via tocca a Karpets, Barredo, Hushovd e Kirchen (con il lussemburghese autore di un ottimo tempo in prospettiva classifica finale) percorrere i 7 km e 800 mt di una corsa ormai decisa. Per ultimo parte Kreuziger e per lo meno riesce a regalare delle emozioni con un testa a testa incerto fino alla fine per decidere la seconda piazza. All'intermedio è avanti di 2” su Klöden, diventano 3 all'arrivo. Hincapie viene così scalzato dal podio dopo una bellissima prestazione.
A conti fatti sia Klöden che Kreuziger non hanno niente da recriminare. Il marziano Cancellara era inarrivabile e in ottica classifica finale i fratelli Schleck sono stati distanziati di oltre 25”. Tra queste 2 “K” e queste 2 “S” dovrebbe uscire il nome del vincitore del Giro di Svizzera. Domani già si sale, una tappa impegnativa ma non difficile, servirà per vedere soprattutto chi non potrà ambire alla classifica finale. Tra gli italiani Cunego oggi ha fatto meglio dei due fratellini lussemburghesi ma ultimamente Damiano ha acceso troppi fuochi di paglia. Se domani lo vedremo scalpitare in testa al gruppo sarà sicuramente un buon segno.

(Marco Fiorilla)


Critérium du Dauphiné
Al Delfinato intanto continua a vedersi uno spettacolo realmente di alto livello. E se è sicuramente vero, come si dice sempre, che la corsa la fanno i corridori, bisogna comunque aggiungere che, per avere lo spettacolo, non si può non partire da un percorso degno. I francesi negli ultimi anni magari non saranno stati in grado di esprimere grandi campioni, ma certo gli organizzatori sanno come far divertire l’appassionato. E se corse a tappe di una settimana come la Parigi-Nizza o il Delfinato finiscono per risultare più belle di certi grandi giri, forse qualcuno dovrebbe porsi delle domande e, perché no, prendere esempio.
Da Briancon a Saint-Francois-Longchamp i corridori si trovano davanti Galibier, Croix de Fer e l’ascesa finale che è in pratica il Col de la Madeleine. Senza abbuoni, con Valverde ed Evans a giocarsi la generale divisi da una manciata di secondi, con un Contador a poco più di un minuto che però dà più l’idea di volersi nascondere che non attaccare, con le seconde linee oggettivamente non in grado di prendere in mano la corsa per impensierire i primi tre, è chiaro a tutti che il tappone di questo Delfinato può sorridere a qualche fuggitivo, mentre i big aspetteranno gli ultimi tredici chilometri per sfidarsi.
Infatti quando si inizia a salire verso il Galibier sono tanti quelli che, approfittando dell’andatura regolare della Caisse d’Epargne, provano a prendere il largo. I francesi, galvanizzati dal freschissimo successo di Fedrigo a Briancon, avanzano in gran numero, guidati proprio dal portacolori della Bouygues Telecom, ben intenzionato a rafforzare la sua leadership nella classifica della montagna.
Davanti sono in ventisei, ma la presenza di corridori come Le Mevel e Arrieta, non lontanissimi nella generale, fa sì che il gruppo non conceda mai più di quattro minuti. L’azione appare interessante soprattutto per corridori particolarmente a loro agio in salita come Moncoutie, Van Den Broeck, Trofimov e Egoi Martinez. Da segnalare anche i nostri Marzano (molto buono il suo Delfinato) e Nocentini.
Dietro la Caisse controlla senza patemi, e quattro uomini di Valverde scandiscono un’andatura regolare e senza strappi. Gli Astana, i Silence e i Rabobank si muovono alle loro spalle, in un gioco di nervi nell’attesa della salita finale. Nella discesa della Croix de Fer allungano Nocentini e lo svizzero Frank, che riescono a guadagnare un buon margine sugli altri fuggitivi. Ma appena iniziano le prime rampe verso Saint-Francois-Longchamp Rinaldo perde contatto dal non irresistibile compagno d’avventura.
Fra gli immediati inseguitori Moncoutie mette subito in chiaro le cose staccando tutti, al primo allungo e senza particolari difficoltà. Riprende presto Frank e, a 10 km dal traguardo, il francese è ormai soltanto preoccupato dal possibile ritorno dei big. La Saxo Bank ha infatti rilevato la Caisse in testa al gruppo, dando una bella accelerata al plotone, e appena inizia la Madeleine è proprio Fuglsang a scattare: il giovane ex-biker si dimostra ogni giorno più interessante, denotando anche un bel carattere. Il danese ha già guadagnato un po’ di secondi quando Evans piazza il primo degli innumerevoli scatti della giornata. L’australiano parte forte, Contador arriva su di lui con grande facilità mentre Valverde, che appare un filo più affaticato degli altri due, ci mette qualche secondo per chiudere. Nessun altro regge il passo e solo quando i tre rifiatano riescono a rientrare Gesink, Vladimir Efimkin e un sempre più convincente Nibali. Torna sotto anche Lloyd che riesce per un po’ a fare il ritmo per Evans, poi tenta Gesink. L’olandese è un bello scalatore ma, purtroppo per lui, praticamente privo di scatto: Evans gli è subito a ruota e in buona sostanza lo utilizza come trampolino di lancio per riprovare a staccare Valverde. Contador è ancora una volta lestissimo a rispondere, e stavolta anche il murciano appare più in palla.
A 5 km dal traguardo si vede anche l’unico attacco di Contador, subito rintuzzato da Evans. Niente da fare, davanti rimangono sempre i soliti tre. Gesink è l’unico che, sfruttando i loro successivi rallentamenti, riesce a riportarsi sotto, per poi provare puntualmente ad andarsene approfittando della stretta marcatura fra gli altri. Evans, di cui mai si sono visti così tanti attacchi, ce la mette tutta per recuperare i 16” che lo dividono da Valverde. Il murciano in effetti pare, dei tre big, quello maggiormente in difficoltà, ma riesce a non far guadagnare neppure un metro all’australiano, neanche quando questi scatta col punto d’appoggio del compagno Van Den Broeck (finalmente lo si rivede a buoni livelli dopo il Giro dello scorso anno), uno degli ultimi reduci della fuga.
Davanti intanto Moncoutié sale col suo passo, fino a cogliere un successo che in sostanza, nell’ascesa finale, non è mai stato in discussione. È invece Fuglsang ad andare in crisi all’ultimo chilometro, tanto che taglierà il traguardo (quinto) praticamente zigzagando. Gesink intanto riesce finalmente ad allungare, conquistando la piazza d’onore a 41”, anche se Evans e Valverde, facendo la volata, arrivano insieme a lui. Contador, disinteressato più che opaco, si lascia sfilare negli ultimi duecento metri.
Nibali chiude ottavo e, sebbene staccato sul traguardo di 2’19”, può essere decisamente soddisfatto per quanto mostrato sinora, al di là del settimo posto nella generale. E sempre nella generale rimangono sedici i secondi fra Valverde (apparso stravolto dalla fatica una volta tagliato il traguardo) ed Evans, con lo spagnolo che ormai appare difficilmente scalzabile: la Caisse è solida e domani l’ultima tappa, che porta a Grenoble, è senza dubbio meno impegnativa di quelle degli ultimi giorni. Dalla cote di Saint-Bernard-du-Touvet, salita di prima categoria e unica vera asperità della tappa, mancheranno 27 km al traguardo, e non è detto che l’Evans generoso visto oggi non possa riprovarci.


Gianluca Colloca



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