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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Patrick Calcagni | Cicloweb

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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Patrick Calcagni

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Patrick Calcagni non è proprio un novellino del ciclismo professionistico, è un tipo che in bicicletta lavora nell'ombra, e lo fa anche bene. È nato a Soregno, una frazione collinare nei pressi di Lugano che ha dato i natali anche alla showgirl Michelle Hunzicher ed all'ex ciclista Wladimir Belli. Ha lo sguardo furbetto, Patrick, ed il capello biondissimo, volutamente spettinato. «Sono subito da te!», ci dice mentre finisce di chiacchierare con un amico, in sella alla sua Bianchi nera e fiammante. Arriva da noi in un batter d'occhio, ci attira con un cenno del capo ed in men che non si dica ci introduce nel suo mondo, proprio come in corsa porta in testa al gruppo i suoi capitani, da bravo gregario. «Per me possiamo iniziare», dice risoluto.
Innanzitutto chi è Patrick Calcagni?
«È un ragazzo nato quasi 32 anni fa a Soregno, vicino a Lugano. Corro in bici dall'età di 10 anni, questa è la mia decima stagione da professionista. Mi sono messo quasi sempre a disposizione dei capitani delle squadre in cui ho corso».
Come hai scoperto la passione per la bicicletta?
«Prima di andare in bici giocavo a hockey su ghiaccio ed ero anche abbastanza bravo. In seguito ho provato uno sport individuale come il ciclismo e già dalle prime gare sono andato bene. Se vai bene in uno sport di squadra la soddisfazione la condividi con tutta la squadra, se però vinci in uno sport individuale la gioia è personale. Per un ego come il mio è più bello vincere da soli, così ho scelto il ciclismo».
In quali squadre hai militato?
«Ho sempre corso nel VC Lugano. Anche se poi ho corso molto in Italia, specie nelle categorie Juniores ed Under 23, sono rimasto sempre affiliato al Lugano. Da prò ho corso in tre squadre differenti: dapprima cinque anni alla Vini Caldirola, che poi è diventata Tacconi Sport, ma di fatto la squadra era sempre la stessa. Poi tre anni in Liquigas e questo è il secondo anno con la Barloworld».
Qual è stata la squadra nella quale ti sei trovato meglio?
«Non lo dico perché ci sono ora, ma penso sia proprio la Barloworld. Forse perché è una squadra che ha veramente tanti giovani. Inoltre è un team multiculturale, ha corridori che provengono da tante parti del mondo. A me piace conoscere altri paesi ed altre culture, mi piace condividere il modo di vivere di altri posti ed avere in squadra così tanti stranieri è bello, mi diverte».
Come ti rapporti con i tuoi compagni di squadra?
«Sono tutti ottimi ragazzi ed è bello passare tanto tempo con loro. Il gruppo è ottimo poi. Quest'anno abbiamo cambiato un solo corridore (è stato inserito nell'organico il neoprò Merlo, ndr), ciò è molto importante perché ti ritrovi con la stessa squadra dell'anno scorso, in pratica. L'intesa tra noi è perciò perfetta, in certi frangenti della corsa non c'è nemmeno bisogno di parlarsi, basta uno sguardo per capirsi».
E tu che tipo di corridore sei?
«Sono un corridore completo che non va forte da nessuna parte (ride). Non ho una specialità dove poter eccellere e nel ciclismo odierno è importante la specializzazione, purtroppo. Sono veloce ma non abbastanza per vincere uno sprint di gruppo. In salita posso andare bene ma non così forte da tenere il passo degli scalatori. Quello che riesco a fare meglio è mettermi a disposizione dei compagni, ed è infatti ciò che faccio».
Sei sempre stato un gregario su cui poter fare affidamento, infatti.
«Io penso che nel professionismo ognuno debba trovare la propria dimensione. Quando sono passato pro', nel 2000, ho capito in poco tempo quale era la mia. Sono un buon corridore che ha buone qualità e credo che il modo migliore per sfruttarle sia metterle a disposizione degli altri».
Cosa pensi alla mattina prima di uscire per un allenamento?
«Speriamo che sia bel tempo!».
Quando non ti trovi in corsa che tipo di ragazzo sei?
«Sicuramente mi piace divertirmi, ho amici in tutto il mondo. Sono molto paziente e tranquillo, non sono una persona che parla tanto ma vado d'accordo con quasi tutte le persone. Cosa di cui vado fiero».
Come ti piace divertirti nel tempo libero?
«Più di ogni altra cosa mi piace viaggiare. Amo proprio la sensazione del viaggio, l'aeroporto, la valigia e tutto il resto. Appena posso infatti cerco di fare dei bei viaggi».
Beh, in questo il tuo mestiere ti aiuta non poco!
«Infatti la fortuna che mi dà il ciclismo è anche quella di poter conoscere tanti posti e potermi allenare dove voglio. Mi basta caricare la valigia su un aereo e posso allenarmi ovunque. Quindi appena ho la possibilità cerco di andare in posti per me nuovi. Alcuni amici mi chiedono se non sia stufo di questa vita che comporta essere sempre in giro per il mondo e quasi mai a casa. A me invece la vita del corridore piace da morire anche per questo, mi sento un cittadino del mondo».
Non possiamo non chiederti quale sia il posto più affascinante da te visitato.
«Dipende. Il mondo è pieno di posti bellissimi. Ho vissuto due anni a Valencia e mi sono trovato benissimo. Se però devo scegliere un posto affascinante dico la Colombia. Nella mia vita ci sono già stato 5 volte, un po' per allenarmi, un po' in vacanza. Mi piacciono i costumi degli abitanti, mi piacciono i posti. È uno stato malfamato, tanti hanno paura ad andarci ma garantisco che è splendido».
Ami di più il mare o la montagna?
«La vacanza va fatta al mare, sicuramente. Però mi piace anche la montagna, più che altro per la sensazione splendida che ti dà il viaggio con lo zaino in spalla, all'avventura. Sono avventuroso, ebbene sì».
Ti sei già buttato in quell'avventura chiamata matrimonio?
«No, non ancora».
Qual è la cosa della vita del ciclista che ti rende più felice?
«Senza ombra di dubbio il fatto che posso lavorare facendo ciò che più mi piace. Sono pochi quello che possono dire di guadagnarsi da vivere facendo il lavoro dei propri sogni».
Come sarà su per giù il tuo 2009?
«Bello intenso, soprattutto l'inizio di stagione! Correrò in tutte le gare in cui la squadra sarà invitata, farò la Tirreno-Adriatico, la Sanremo, poi in Belgio alla Tre Giorni di La Panne ed al Fiandre. Ci sarà da lavorare duro, questo è certo».
Qual è stato per te il giorno più bello, ciclisticamente parlando?
«Sicuramente la vittoria al GP Cerami dell'anno scorso, anche perché di vittorie non ne ho ottenute molte. Correre in Belgio, la patria del ciclismo, con tantissimo pubblico è stato veramente emozionante. Vincere, poi, è stata una goduria immensa».
Quale invece il momento più cupo della tua carriera?
«Sono due, entrambi al Giro d'Italia. Nel 2005 ero alla Liquigas, Danilo (Di Luca, ndr) concluse al quarto posto nella classifica finale ma io non terminai il Giro perché mi fratturai una clavicola. Anche l'anno scorso non ho concluso il Giro a causa di una tendinite e della rosolia».
Ti va di mandare una dedica ai tuoi fan ed ai lettori di Cicloweb.it?
«Certo! Innanzitutto li saluto calorosamente e spero che mi seguano spesso durante la stagione».


Francesco Sulas

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