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E continuano le Columbiadi - Oggi Siutsou. Horrillo, cadutaccia

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Niente da fare: se la prima settimana di Giro ha eletto una squadra che - in maniera proprio schiacciante - si deve prendere la palma di migliore della corsa rosa, quella squadra è il Team Columbia.
Ancora una volta gli uomini di Valerio Piva hanno fatto scintille, portandosi a casa ieri la terza tappa su otto (dopo la cronosquadre d'esordio e la vittoria di Boasson Hagen a Chiavenna, e in attesa di qualche volata di Cavendish). Stavolta esulta il 26enne Kanstantsin Siutsou (o Sivtsov, a seconda della traslitterazione dal bielorusso), partito a 14 km dal traguardo quando nessuno se lo aspettava (era appena stata annullata una fuga importante), e arrivato tutto solo a Bergamo.
La Columbia completa la festa con il secondo posto di un sempre più convincente Boasson (secondo-primo-secondo negli ultimi 3 giorni), e col quarto di Rogers, anticipato al colpo di reni da Danilo Di Luca che così chiude in attivo la tappa, con 8" di abbuono guadagnati su tutti i rivali.
La frazione, partita da Morbegno, ha visto un primo tentativo di fuga di 10 uomini (tra cui Cataldo e Visconti), che però non hanno mai preso veramente il largo: la Lampre, rimasta fuori dall'attacco, ha fatto di tutto per ricucire, nella prospettiva di un possibile scatto di Cunego sul Colle Gallo.
Ma l'attenzione generale è stata concentrata per lunghi chilometri sulla vicenda dello sfortunatissimo Pedro Horrillo, 34enne spagnolo caduto al km 72 di gara, nella discesa dal Culmine di San Pietro: il corridore della Rabobank ha fatto un volo di 60 metri in una scarpata, ed è stato recuperato a fatica solo grazie all'intervento dei rocciatori. Trasportato in elicottero all'ospedale di Bergamo, Horrillo è tenuto in coma farmacologico, ha una frattura esposta del femore, una della rotula, varie fratture vertebrali e alle costole, un trauma cranico e vari problemi respiratori (un pneumotorace gli è stato immediatamente drenato). Horrillo viene tenuto in coma farmacologico, e comunque se la dovrebbe cavare: gli siamo vicini, in bocca al lupo con tutto il cuore.

All'attacco sul Colle Gallo
La corsa non si è comunque fermata, e la fuga di Visconti, Cataldo e soci è stata annullata ai piedi del Colle Gallo. Lì, a 30 km dal traguardo, Cunego non ha perso tempo nel tener fede alle premesse, ed ha attaccato. Subito hanno seguito il veronese Pellizotti, Rogers e Garzelli, poi sono arrivati Horner, Arroyo, Bertagnolli, Boasson, Kessiakoff e infine Leipheimer.
La presenza di quest'ultimo (per di più in accoppiata col compagno Horner) rendeva l'azione importantissima: Levi è tra i favoriti del Giro, e in cima al Gallo è arrivato ad avere quasi un minuto su Di Luca e Basso, rimasti tranquilli nel gruppo.
Avevano delle ragioni, Danilo e Ivan, visto che la fuga di Leipheimer e soci è stata annullata ai 15 km, grazie al lavoro di Diquigiovanni, Rabobank e LPR. Ma ugualmente l'azione dell'americano ha messo in evidenza diverse cose: la prima è che in salita Di Luca è rimasto praticamente senza squadra, col solo Bosisio a scandirgli il ritmo, e questo fattore, in un Giro in cui gli altri favoriti dispongono di squadre di tutto rispetto, avrà probabilmente un peso (anche se da certi movimenti in corsa si può prospettare un'alleanza con la Diquigiovanni di Simoni).
La seconda riflessione riguarda i rapporti in casa Liquigas: abbiamo visto Pellizotti all'attacco e Basso in difesa. A un certo punto Franco, in fuga, ha platealmente esortato Horner a tirare (visto che era appena arrivato Leipheimer), e ciò potrebbe essere una notevole insubordinazione della seconda punta Liquigas; ma in realtà subito prima Garzelli aveva incitato lo stesso Pellizotti, il quale, non potendo evidentemente collaborare, ha scaricato la responsabilità su Horner. Quindi la teorica scorrettezza nei confronti di Basso è, per l'appunto, molto teorica e poco comprovata. Del resto il friulano l'anno scorso arrivò quarto, con in gioco avversari di tutto rispetto, e quindi ci sta che non veda di buon grado l'ipotesi di accantonare le sue anche legittime ambizioni.
Il problema di convivenza dei due dovrà essere trattato con tutte le cautele nella Cuneo-Pinerolo (che si presta a varie soluzioni tattiche), perché poi verrà la crono delle Cinque Terre a dirimere molte questioni.

L'assolo di Siutsou e il tentativo di Di Luca
Non appena è stata annullata la fuga di Leipheimer e soci, è partito in contropiede Siutsou. Un'azione che pareva destinata a spegnersi presto è invece continuata fino al traguardo, col bielorusso che ha guadagnato 40" e ne ha conservati 20 dopo lo strappo di Bergamo Alta: quanto bastava per resistere fino al traguardo ed esultare per il primo successo al Giro.
A Bergamo Alta è stato Di Luca il più attivo: il pescarese è scattato sul tratto più duro della rampa, a circa 3,6 km dal traguardo, ma Leipheimer (con l'ausilio di Popovych) non ha lasciato troppo spazio. Danilo si è dovuto accontentare di disputare la volata per il secondo posto, in cui le ha buscate da un Boasson Hagen che sprintava a mezzo gas (ricordiamo che era anche all'attacco sul Gallo, dove ha persino staccato gente come Cunego e Arroyo), ma in cui ha preceduto al fotofinish Rogers, evitando così la tripletta Columbia e mettendo in cascina altri 8", che non sono niente, ma servono a fargli sentire più salda quella maglia rosa addosso.
Domani (anzi, per la verità fino a giovedì) gli uomini di classifica si faranno da parte, lasciando spazio ai velocisti che se le suoneranno di santa ragione nel circuito di Milano. Poi lunedì si riposa. Insomma, dopo una settimana a tutta si intravvede qualche spazietto per riposare e recuperare.

Marco Grassi    

 

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