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DeFayance Contador - Sánchez superbo; Rodríguez pure

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Da Louvre a Lourdes il passo è breve, non tanto per il chilometraggio (da Parigi ai Pirenei ce n'è di strada), quanto per l'assonanza: una sorta di francesismo per il comunissimo detto nostrano 'dalle stelle alle stalle'.
Ieri Alberto Contador aveva fatto il vuoto. In 6 km di salita aveva dato un minuto scarso ai più immediati inseguitori, ed anche se la convinzione che in questa Parigi-Nizza non avremmo dovuto dare niente per scontato ci era già arrivata dal prologo di Amilly, il madrileno ci sembrava troppo più forte degli altri contendenti sui percorsi offerti dalla penultima tappa di oggi e dall'ultima di domani. E se - citando Lorenzaccio - 'del doman non v'è certezza' (fatte salve le considerazioni di qualche rigo fa, lungo i 119 km da Nizza a Nizza potrebbe accadere di tutto), oggi è successo ciò che pensavamo fosse impossibile, irrealizzabile. Ed invece la bellezza del percorso disegnato da ASO per questa Parigi-Nizza, ed il grande connubio tra testa, gambe e coraggio da parte dei principali protagonisti di questa corsa, che si sono dati battaglia già dalla prima tappa in linea con un piglio ed un atteggiamento da grande classica, anche sfruttando le condizioni climatiche avverse, il vento, le discese, e tutto ciò che è stato loro facoltà sfruttare; dicevamo, tutte queste condizioni ci hanno regalato anche oggi una tappa godibilissima, grandi emozioni e soprattutto l'epilogo che segna la notizia del mese (almeno quello finora trascorso): la crisi di Alberto Contador.
Per raccontarla, però, dobbiamo partire da lontano. Innanzitutto, la tappa di oggi: 191 km, 10 Gpm (il primo dopo 6,5 km dalla partenza, l'ultimo all'arrivo), con una salita di prima categoria - il Col de Bourigaille, 10,3 km al 5,1% di pendenza media - a circa 30 km dal traguardo; e niente pianura tra lo scollinamento e l'arrivo, bensì un altro colle di terza categoria dopo 4,5 km di contropendenza ed ancora discese, strappetti, falsopiani. Praticamente, il finale di tappa ideale - per una corsa disegnata alla perfezione (una breve cronometro come prima tappa e tanti bei percorsi vallonati) - per chi avesse voluto mettere in difficoltà l'inattaccabile (in apparenza) Contador.
La tappa di Vichy, con la Rabobank e la Quick Step a spaccare il gruppo sfruttando il vento laterale, isolando Contador dal resto dell'Astana, ha fatto scuola; tant'è che a 35 km dall'arrivo, praticamente a metà del Col de Bourigalle, è stata la Cofidis di Moncoutie, con un forcing disperato del giovane estone Taaramae, a rompere gli indugi e mettere in fila indiana il gruppo dei migliori.
La fuga del mattino (partita al km 50, comprendeva anche corridori interessanti come Flecha, Kreuziger, Kroon ed Horrach, ma il ceco della Liquigas era troppo vicino in classifica ed il gruppo non ha mai lasciato andare il drappello) aveva già perso pezzi, così nel giro di 5 km i migliori si sono trovati in testa alla corsa, dopo che il forcing di David López aveva isolato Contador ed allo stesso tempo provocato una selezione che aveva tagliato fuori Evans, Monfort, Moreau, Hivert, Seeldrayers e lo stesso Moncoutie (mentre Samuel Sánchez si era già ritirato). Ma Contador oggi era già rimasto isolato al km 37, quando l'accelerazione del gruppo per i punti Gpm e gli sprint intermedi aveva causato delle frazioni in corsa: l'Astana si era già liquefatta in quel frangente, mentre il solo Popovych ha provato a resistere al ritmo imposto dalla Cofidis prima e dalla Caisse d'Epargne poi.
Contador è sembrato gestire bene la situazione anche dopo i primi attacchi di Colom (ai meno 32,5 km e mille metri dopo), che hanno messo più che altro in difficoltà Schleck senior e LL Sánchez. Dopo essersi riportati sotto ai due spagnoli, il lussemburghese è andato in difficoltà all'ennesimo allungo di Colom, che ha scardinato anche la resistenza dello slovacco Martin Velits, ultimo dei fuggitivi ad arrendersi.
Da dietro, Voigt si è riportato su Schleck, così come 5 km dopo (a 20,5 km dall'arrivo) ha fatto Chavanel, autore di una discesa formidabile ed in grado di dare l'impulso necessario alla coppia Saxo Bank, che è sembrata ad un passo dal tirare i remi in barca vista la difficile situazione di inferiorità numerica rispetto al terzetto ispanico composto da Colom, Contador e LL Sánchez. Ai meno 18 km altri due allunghi del corridore della Katusha, poi il ricompattamento tra i tre attaccanti e i tre inseguitori: Chavanel ha provato la sorpresa, ma per Voigt non è ancora Pasqua e non l'ha perso di vista, poi a 16,5 km da Fayence, praticamente in discesa, è stato LL Sánchez a trovare tempo e modo di salutare tutti: 32" di vantaggio ai meno 11 km, 40" ai meno 9, 46" ai meno 7 e 50" ai meno 6; praticamente 10,5 km in cui a tirare gli inseguitori è stato il solo Contador, che non ha ricevuto aiuti ricevuti in altri anni ed altre corse (al Giro dell'anno scorso, per esempio, sul Giau e sul Pora) e si è sobbarcato, con un certo nervosismo, tutto il peso della caccia all'amico-rivale, con cui ha corso per tre anni (dal 2004 al 2006) nel team di Manolo Saiz; i due si presentarono praticamente insieme al mondo professionistico, in quel di Willunga, Australia, al Tour Down Under 2005, arrivando in parata e spartendosi la posta (Contador vinse la tappa, LLS rafforzò il primato nella classifica generale che poi vinse).
Un altro amico-rivale di Contador, quel Colom preziosissimo sul Mortirolo per la vittoria al Giro d'Italia del madrileno lo scorso anno, gli ha poi dato la mazzata finale, scattando a 5 km dal traguardo e permettendo alla crisi nera della maglia gialla di prendere il sopravvento sulle sue gambe e sulla sua testa. Contador non è riuscito a seguire Voigt, il primo a riportarsi su Colom, e poi ha perso le ruote anche degli altri, iniziando a girare a vuoto del tutto. In 3 km è andato a 1'28" da LLS, poi ai piedi dello strappo finale di Fayance (2,1 km al 5%) s'è fatto passare a doppia velocita dal gruppo di Evans, forte di una ventina di unità; sotto al traguardo ha fatto registrare un ritardo di 2'53" dal vincitore, scivolando al 4° posto in classifica generale a 1'09" da LLS, che oggi ha completamente sbancato con una condotta di gara gagliarda, uno scatto in discesa da applausi per tecnica e tempismo, ed un passo negli ultimi km che non ha fatto altro che dimostrare la sua ottima forma, come già la vittoria al Giro del Mediterraneo aveva dimostrato.
Per Contador non è finita, il podio è a 29" e già nel 2007 è riuscito a togliere la maglia gialla al leader (Rebellin, in quel caso) nell'ultima frazione, con il Col d'Èze a 16 km dall'arrivo a far da trampolino di lancio per una tappa breve ma intensa, visto che i 1068 metri d'altitudine del Col de la Porte e la salita di La Turbie si faranno poi sentire lungo l'ascesa decisiva. Due anni fa Rebellin perse la maglia proprio per via di una Gerolsteiner non competitiva, cosa che in questa Parigi-Nizza sta capitando a Contador, che proprio senza l'insegne del primato (e quindi senza la responsabilità della corsa sul questa Astana) ha sfornato le sue prestazioni migliori.
Se abbiamo imparato un po' a conoscere il madrileno, domani - strascichi della tappa di oggi permettendo - vorrà rimediare alla batosta subita. Le gambe, fino a ieri, ce le aveva eccome. Bisognerà fare i conti con la volontà e con lo spirito di rivalsa: se questi tre fattori convinceranno Contador che sì, ci si può provare, allora non resta che aspettarci un'ultima tappa davvero da brividi. (Mario Casaldi)

E la Caisse non esulta soltanto a Fayance, visto che se fossimo nei panni del sindaco di Montelupone non esiteremmo a consegnare le chiavi della città a Joaquím Rodríguez, il corridore spagnolo - compagno di squadra di LL Sánchez - che si è imposto per la seconda volta in cima al terribile muro marchigiano: il catalano sembra avere infatti un feeling davvero speciale con quelle rampe e sa assolutamente come muovercisi, visto che lo scatto con cui ha lasciato tutti sul posto a 550 metri dalla fine è sembrato l'esatta copia di quello dell'anno scorso.
Alle spalle dell'ex campione spagnolo, che con questo successo si è preso anche la maglia di leader, è giunto Davide Rebellin (a 6"), che per un attimo aveva dato l'impressione di poter tornare sotto, ma alla fine non è riuscito a far fruttare appieno il lavoro della Diquigiovanni, Simoni in primis, mentre in terza posizione s'è piazzato uno dei favoriti per la vittoria finale, quel Thomas Lövkvist che abbiamo ammirato giusto una settimana fa sulle strade bianche dell'Eroica e che domani potrebbe mettere una serie ipoteca sul successo finale grazie alla crono. Ottime anche le prove di Danilo Di Luca e di Garzelli, rispettivamente quarto e quinto, e dell'ex capoclassifica El Fares, che ha dimostrato una grande tenacia arrivando sesto e perdendo la maglia per appena 6".
Sicuramente però questa Tirreno-Adriatico sta perdendo in maniera netta il confronto diretto con la Parigi-Nizza, almeno per quanto riguarda lo spettacolo in corsa: basti pensare che la tappa odierna per circa 170 km ha visto come fatti salienti una fuga da lontano di cinque coraggiosi (Palumbo, Cheula, Tschopp, Sapa e Coppel, partiti al km 27 e rimasti in avanscoperta fino ai meno 20) ed una caduta che ha spezzato il gruppo prima dello strappo verso Recanati. Calma piatta anche al primo passaggio sul muro (da oggi ufficialmente gemellato con quello belga di Huy, teatro dell'arrivo della Freccia Vallone), con Simoni a fare il ritmo senza che nessuno provasse a scompigliare le carte. Con queste pendenze esagerate (a Montelupone si arriva fino al 21%) il livellamento è ancora più accentuato e, anche a causa dei rapportini da mountain bike, è quasi impossibile scattare.
Probabilmente domani la classifica generale di questa 44esima Tirreno-Adriatico assumerà un volto quasi definitivo, grazie ad una cronometro di ben 30 km che porterà i corridori da Loreto a Macerata: un percorso impegnativo, con due salite, che non esclude del tutto i non specialisti dalle prime posizioni: Rodríguez probabilmente perderà il primato, così come Lövkvist, Klöden, Nibali e Hesjedal sono pronti al passaggio di testimone.

Sebastiano Cipriani

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