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Andy commovente, Valverde flop - Le pagelle dell'Amstel Gold Race

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Ivanov – 10
Che si può chiedere di più a un corridore che vive una giornata di grazia, fa sempre corsa di vertice, va all'attacco una prima volta a 20 km dal traguardo, poi gli avversari gli tagliano le gambe e allora ci riprova ai 9 km, dimostrando che oggi era lui il cavallo da puntare? E infatti Serguei arriva dritto al traguardo, e tanti cari saluti a chi non ci aveva creduto (indizio: hanno le maglie verdi). Sul Cauberg è semplicemente perfetto, si scrolla di dosso Gesink e tiene a bada Kroon, dandogli il colpo di grazia nello sprint a due (in cui peraltro partiva sfavorito).

Nibali – 4
Chi non ha gambe abbia testa, dice un antico proverbio. O almeno più personalità. Inconcepibile l'atteggiamento tenuto in occasione dell'azione a due con Serguei Ivanov prima del Keutenberg. Forse lui e i suoi ds Liquigas (voto 3) pensavano che Kreuziger sarebbe arrivato al traguardo da solo? Ottima apertura di fiducia nei confronti del ceco, ma tattica sballata, visto che se Nibali avesse dato un cambio a Ivanov, ci si sarebbe trovati ad essere in 2 Liquigas contro un avversario che avrebbe comunque collaborato per arrivare in fondo (se non avesse avuto intenzione di farlo, si sarebbe probabilmente fermato quando Vincenzo gli è piombato addosso). E se anche il siciliano non avesse avuto la brillantezza per provare a vincere, avrebbe comunque potuto dare una grande mano al compagno di squadra. E avrebbe dovuto agire così anche se magari dall'ammiraglia gli è arrivato l'ordine di non collaborare con Ivanov: la personalità, ragazzo, la personalità la devi tirare fuori, altrimenti anche le belle cose (la sparata per prendere il russo è stata stupenda) restano annacquate in una portata che non è né carne né pesce.

Kreuziger – 6.5
Già in prima linea subito dopo il Loorberg, quando rientra su Devenyns e Rogers, ricarica le pile quando il gruppo rientra sul terzetto, e tenta un nuovo attacco nella discesa dell'Eyserbosweg, restando in testa da solo fino al Keutenberg. Se avesse trovato strada facendo la collaborazione di Nibali (e Ivanov) magari le cose sarebbero andate diversamente, ma in casa Liquigas evidentemente si accontentano di aver conquistato un 18esimo posto con Roman e un 19esimo con Vincenzo.

Cunego – 5
Il campione uscente era atteso a un bis che era ampiamente alla sua portata, e in questi casi un piazzamento comunque discreto (quinto posto) equivale inequivocabilmente a una sconfitta. Non ha nemmeno corso male, Damiano, sempre nelle prime posizioni del gruppo, e poi beffato solo da Gilbert nella volata finale (il che ci può stare, che diamine). Ma quello che è mancato è stata una scintilla, un bagliore, un brivido in tanto grigio comportarsi. E in tal modo anche l'ottimo lavoro di Gasparotto (un bel 7 al friulano) risulta frustrato dall'assenza di un'iniziativa che lo rendesse compiuto. Nella speranza (ma in realtà è una certezza) che Cunego raccolga risultati più prestigiosi nei prossimi giorni, lo bacchettiamo per l'arrendevolezza: «Non avrei potuto correre diversamente» dice... E provarci, magari?

Van Summeren – 8 Una settimana dopo quel po po di Parigi-Roubaix, rieccolo nel finale di un'altra corsa praticamente massacrante a tirare il gruppo nella speranza (poi sfumata, sennò era da 9) di riacciuffare i fuggitivi: infaticabile, l'uomo che ogni squadra vorrebbe avere per l'eternità

Freire – 7
Chissà cosa gli frulla per la testa, va all'attacco lontanissimo dal traguardo (per i suoi standard di uomo molto veloce) e per una ventina di chilometri è una goduria gustarsi questo folletto incontenibile. Poi nel finale passeggia, ma insomma... è Freire... un grande.

Andy Schleck – 7
Quasi commovente, una trenata dietro l'altra col pensiero rivolto a Frank, caduto a 70 km dal traguardo in un incidente le cui conseguenze parevano gravissime (ma per fortuna non lo sono). Incoraggiante la crescita del suo rendimento, non solo ha tenuto il ritmo dei migliori, ma l'ha a lungo imposto lui stesso, attaccando pure prima del Kruisberg e dopo il Keutenberg. Il decimo posto al traguardo è un risultato misero rispetto a quanto offerto, ma visto che difficilmente lo vedremo esultare spesso nelle classiche, il suo operato va giudicato in prospettiva. Promosso a pieni voti, dunque.

Gesink - 7
Un bel coraggio a partire tutto solo dopo il Keutenberg, ma del resto non aveva troppe alternative se voleva provare a vincere la corsa. E di fatto ci ha preso in pieno, visto che con Kroon e Ivanov è riuscito ad arrivare al traguardo. O meglio, non con loro, ma un po' dietro: il giudizio declina decisamente verso il basso a causa del suo andare nel pallone proprio sul più bello, ai piedi del Cauberg. Ma consola vedere che la corsa l'ha capita in pieno, e ci tornerà per vincerla.

Kroon - 6,5
Da una vita è presente negli ordini d'arrivo di tutte le corse del mondo fin qui esplorato, oggi aveva un'occasione più unica che rara per mettere il suo nome nell'albo d'oro di una corsa veramente importante (e peraltro quella di casa), ma si è fatto stroncare da Ivanov nella lunga volata all'insù. Pazienza, il voto resta in linea con l'intera sua carriera.

Valverde – 3
Almeno Cunego ha spremuto un solo uomo e poi ha comunque portato a casa un quinto posto. Alejandro mette alla frusta l'intera Caisse d'Epargne ma poi resta decisamente non pervenuto, nelle retrovie sul Keutenberg, mai visto sul Cauberg, 21esimo alla fine. Bocciato senza attenuanti.

Diquigiovanni-Androni – 5
Estendiamo all'intera squadra, comprendendo quindi nel novero anche il non brillantissimo Scarponi (17esimo alla fine), un'insufficienza che ci piangeva il cuore affibbiare al solo Davide Rebellin. Il veneto ha vissuto una giornata completamente negativa, la squadra almeno si è fatta vedere in fuga con Bertogliati (6.5 a lui, e a Klimov, Arashiro, Timmer e Bozic, altri attaccanti a lunga gittata).

Terpstra – 8
In fuga per un'era geologica con Bertogliati e soci, il promettente quasi 25enne della Milram resta pimpante e attivissimo anche quando si tratta di condividere gli sforzi con Freire, Burghardt e Agnoli. Poi scoppia, ma oggi è stata anche la sua giornata.

Agnoli - 6.5
Il suo dovere lo fa, all'attacco con Freire, Burghardt e Terpstra dai 60 ai 35 chilometri. Poi se la squadra si dimostra inconcludente, lui non ne ha colpa.

Gilbert - 6
Si piazza sempre, vince quasi mai. Film e sufficienza già visti.

Sánchez González - 4
Nemmeno lui (14esimo a Valkenburg) rialza le sorti del pedale iberico nella giornata negativa di Valverde.

 

Marco Grassi

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