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Romoli won't be built in a day - Marina, diciannove anni e un futuro tutto da scrivere

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Marina Romoli, marchigiana di Potenza Picena, è una delle più giovani neoprofessioniste del gruppo. Determinata ma umile, ha sfiorato il cielo nel 2006 laureandosi vice-campionessa del mondo nella categoria Juniores a Spa, per poi passare Élite quest'anno con la formazione lombarda Menikini-Selle Italia-Gysko. Conosciamo un po' meglio Marina e ripercorriamo questa sua prima stagione di apprendistato tra le professioniste.
Marina, ti potresti presentare brevemente?
«Sono una ragazza di 19 anni che quest'anno si iscriverà all'Università di economia e commercio internazionale, e che pratica il ciclismo da otto anni, di cui l'ultimo da professionista».
La tua passione per questo sport non è nata per caso: diciamo che in famiglia si respira aria di ciclismo, giusto? A che età hai cominciato a correre?
«Dopo aver fatto alcuni anni di nuoto agonistico, a 11 anni ho iniziato a fare ciclismo sotto l'impulso di mio papà e di mio fratello. Comunque posso dire che principalmente ho iniziato per mio volere e desiderio, non costretta dalla famiglia».
Se ripensi alla tua primissima gara quali ricordi ti vengono in mente?
«Non ricordo esattamente quel giorno, ma agli inizi ero una bambina molto insicura che non sapeva proprio cosa significava vincere... e alla partenza di ogni corsa avevo il solo desiderio di finirla e di potermi migliorare ogni volta».
Quest'anno sei passata Élite con la Menikini-Selle Italia-Gysko. Come ti sei trovata nella nuova squadra?
«Nella nuova squadra mi sono trovata abbastanza bene, anche se all'inizio ho avuto un po' di difficoltà nell'inserirmi, dato che la differenza di età tra me e le mie compagne è molta; ora però mi sento quasi perfettamente integrata e soddisfatta perché sono riuscita a stringere anche dei buoni rapporti di amicizia».
Hai esordito l'11 marzo a Brissago subito con le Élite. Com'è stato il salto di categoria?
«Il salto di categoria si è fatto sentire, come negarlo?! Però già dalla prima gara mi sono subito ben comportata, riuscendo a dare il mio contributo alla squadra e ad assicurarmi la stima delle mie compagne».
Raccontaci brevemente il resto della tua stagione agonistica. Sei soddisfatta del tuo 2007?
«La mia stagione agonistica per ora è stata abbastanza soddisfacente anche se ad alcuni appuntamenti come i Campionati italiani e quelli europei per alcuni inconvenienti non sono riuscita a dare il meglio di me. Per il resto, posso dire che il terzo posto agli Italiani di pista nella specialità della corsa a punti è il risultato di miglior valore ottenuto tra le Élite».
Hai appena disputato i Campionati italiani su pista. Ritieni la pista un'esperienza utile anche per la strada?
«La pista rappresenta un'esperienza utilissima per la crescita del valore tecnico di un'atleta, perché riesce a dare a chi la pratica una sicurezza e una padronanza della bici che da sola la strada non riesce a creare. In più, chi fa pista riesce ad avere un colpo di pedale che un normale atleta stradista non ha. Efficacia dimostrata».
Durante questa stagione hai corso alcune gare con le Élite ed alcune con le Juniores. Sei contenta per lo spazio che ti è stato dato nella categoria maggiore o avresti voluto correre un po' di più?
«Quest'anno, soprattutto nel periodo scolastico, ho corso molto con le Juniores-Under 20, ottenendo dei bei successi che mi hanno dato morale per affrontare le gare con le Élite e per vivere la preparazione all'esame di stato con più tranquillità. Comunque posso dire di aver fatto molta esperienza nella categoria superiore e di aver ottenuto esattamente lo spazio che desideravo e che consideravo opportuno».
Quali sono gli insegnamenti più importanti che hai appreso durante questa prima stagione da Élite?
«Che l'umiltà e il sacrificio in una prima fase della carriera di un'atleta sono fondamentali, perché solo così ci si guadagna la stima della gente e si ha la possibilità di poter diventare un giorno dei campioni. Un'altra cosa molto importante che ho imparato è quella di non arrendersi mai di fronte alle difficoltà, e che, se a volte si sbaglia perché si è giovani, basta scusarsi e dimostrare di aver capito l'errore».
L'Italia a livello giovanile sta ottenendo risultati veramente notevoli: l'anno scorso ti sei laureata vice-campionessa del mondo a Spa, mentre quest'anno Valentina Scandolara si è imposta agli Europei ed Eleonora Patuzzo ai Mondiali. Qual è il segreto di questi brillanti risultati? Merito soprattutto dei tecnici che vi seguono o merito soprattutto di voi atlete talentuose?
«L'Italia negli ultimi anni a livello femminile è riuscita ad ottenere degli ottimi risultati sia su strada sia su pista; il merito di tutto ciò va ripartito sia nelle ragazze, che hanno buone qualità, sia nell'esperienza dei tecnici, che sono riusciti a tirar fuori dalle atlete il meglio di loro stesse. Io penso anche che il segreto di questi successi risieda nell'affiatamento che si è creato tra la squadra, perché non è il solo atleta che vince, ma l'intero gruppo».
Parlaci un po' delle tue caratteristiche come ciclista: quali sono i tuoi punti di forza ed invece i tuoi punti deboli?
«Io mi definisco come una scattista: me la cavo bene nelle salite, anche se preferisco gli strappi, e sono dotata di un buon spunto veloce. Il mio punto debole sono le salite lunghe e le prove contro il tempo».
Qual'è la tua più grossa soddisfazione della carriera?
«Sicuramente il secondo posto al Mondiale Juniores di Spa... ma anche la maglia tricolore nella corsa a punti Juniores non è da meno».
Ed un episodio che magari vorresti dimenticare?
«Sinceramente ce ne sono molti, ma uno sicuramente è la brutta caduta agli Europei di Atene, in pista, lo scorso anno, che non mi ha permesso di esprimere le mie potenzialità a livello internazionale, lasciandomi anche una brutta cicatrice».
Ci sono colleghe o colleghi ciclisti che ammiri particolarmente?
«Paolo Bettini, dato che le sue caratteristiche si avvicinano molto alle mie e poi perché è una un campione sia nella vita sia nello sport».
Sei riuscita finora a conciliare bene sport e studio?
«Fino ad ora sì, anche se in quest'ultimo anno di superiori ho faticato un po' di più. Adesso penso di iscrivermi all'Università di Macerata e di continuare la mia carriera ciclistica».
Durante il tempo libero cosa ami fare?
«Il tempo libero è poco, però quando c'è mi piace uscire a divertirmi con amici ciclisti e compagni di scuola, ma anche fare shopping e passare un po' di tempo con i miei parenti che non vedo molto spesso».
Tornando al mondo ciclistico, quali sono le tue ambizioni per il futuro? Hai un sogno nel cassetto?
«Le mie ambizioni sono molte e i miei sogni quasi irraggiungibili, però so che se mi pongo degli obiettivi possibili passo passo un giorno potrò trasformare quei sogni irraggiungibili in raggiungibili. Il mio sogno nel cassetto potrebbe essere scontato, ma penso sia quello di ogni atleta... vincere una medaglia alle Olimpiadi».

Davide Ronconi

 

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