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Maturità scientifica - Rebellin e Simoni, uno spettacolo

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Una buona norma che un giornalista di ciclismo dovrebbe tenere a mente è che non conviene sdilinquirsi troppo per un corridore, specie se quello sta partecipando a una corsa a tappe: perché poi se niente niente il ciclista in questione va a rivincere il giorno dopo, che iperbole bisognerà raggiungere per superare le cose scritte il giorno prima? Dopo aver proposto ieri Davide Rebellin per una candidatura a diventare patrimonio dell'umanità dell'Unesco, che possiamo dire di lui oggi, per celebrarlo dopo la seconda vittoria consecutiva alla Ruta del Sol?
Chissà, magari lo proponiamo per un Nobel, o per gli imminenti Oscar, ma no, qualcosa in più, ministro della solidarietà nazionale, segretario dell'INPS, vicepapa, presidente del Sistema Solare, che titolo possiamo evocare per rendere appieno la grandezza del vicentino?
O forse, lasciando da parte l'esaltazione, possiamo ritornare sulla terra e parlare di lui con la stessa sobrietà che lui stesso ci mette, mai una parola fuori posto, sempre pacato anche di fronte alle ingiustizie che pure a volte vanno a trovarlo. Gli ricordiamo un solo cedimento, quando Ballerini lo ignorava (motivi politici) per la Nazionale, e lui, per correre il Mondiale nel suo anno migliore, stava per diventare argentino. Alla fine il tango-passaporto non lo prese più, ma insomma, all'epoca era giovane, aveva solo 34 anni e tutta una carriera davanti: una carriera che in azzurro l'ha consacrato sublime regista degli ultimi tre titoli italiani, oltre che stoccatore in prima persona alle Olimpiadi di Pechino, dove l'argento non andava a premiare una carriera protrattasi in età avanzata, ma rappresentava un nuovo punto di partenza.
Rebellin corre quest'anno nella Diquigiovanni-Androni, e nella squadra di Savio ha trovato un'altra testaccia dura, quella di Gibo Simoni, e un corridore che ha ancora tutto da dimostrare (se glielo lasciano fare) come Michele Scarponi. E tutti e tre hanno dato prova di sé nell'ultima tappa della Vuelta a Andalucía, oggi, 165 km molto movimentati da Torrox Costa ad Antequera.
Della fuga che ha caratterizzato gran parte della frazione facciamo un cenno (gli attaccanti erano Benítez, Palomares, Jeannesson e Del Nero) per dire che poi, sulla salita decisiva (il Puerto del Torcal), i fuggitivi sono stati risucchiati ed è entrato in scena qualche nome più appetitoso. Prima Botcharov, poi proprio Scarponi, che ha trainato con sé i due esperti compagni di squadra, e poi Xavier Tondo e David López. In ballo non c'era solo la vittoria di giornata, ma anche la conquista dell'intera Ruta: Posthuma, leader della classifica, è rimasto nel gruppo, ma i suoi Rabobank hanno svolto un ottimo lavoro per limitare i danni in salita e recuperare terreno in discesa.
Allo scollinamento (15 km dal traguardo) Simoni, Scarponi e Rebellin erano ancora in vantaggio (con Tondo e López, appunto) e tra Davide, lo stesso Tondo e Posthuma la lotta sul filo dei secondi era appassionante. Una volta raggruppatisi, qualcuno avrà pensato che non c'era più modo di impensierire l'olandese capoclassifica, ma questo qualcuno non aveva fatto i conti con Simoni, che ha prodotto un forcing sulla cui spinta Rebellin, ai 3 km, è partito secco lasciando il vuoto dietro di sé: due cavalli di razza, in età matura ma scientifici nel loro non sbagliare un colpo, una stagione, un obiettivo: magari non vinceranno, ma ci sono sempre, e danno spettacolo. Esattamente come oggi.
Guadagna guadagna, Davide ha incamerato quasi 10" sul gruppetto inseguitore, e ha vinto la tappa, la seconda affermazione in maglia Diquigiovanni. E per un soffio, un alito di vento a rappresentare 3 miseri secondi, il vicentino non ha centrato anche il successo nella generale: i Rabobank hanno salvato la baracca per il rotto della cuffia, e Posthuma, sesto al traguardo, chiude la Ruta con 2" su Tondo (giunto insieme a lui) e 3" su Rebellin. Savio gioisce comunque con il terzo posto di giornata di Simoni e col settimo di Scarponi, ma più che altro fa il pieno di speranze in vista dei prossimi - più importanti - appuntamenti per il suo team: in attesa di qualche buona notizia dagli organizzatori delle classiche ardennesi, in merito agli inviti per Liegi, Freccia e Amstel. Rebellin, dall'alto della sua saggezza, è fiducioso. Tanto ha già dimostrato che, a 38 anni, si può ancora ripartire verso nuovi traguardi e nuovi stimoli. Alla fin fine che volete che sia un'Amstel in più o in meno nella carriera di questo gigante del ciclismo contemporaneo?

Marco Grassi

 

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