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La Carolina bacia Serpa - Down Under, Davis 2-1 su Brown

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Proprio ieri dicevamo di uno degli aspetti più belli del ciclismo mondializzato, ovvero la possibilità per i pedalatori degli altri pianeti di ritrovarsi faccia a faccia coi più forti del seeding, almeno in determinate corse in determinati momenti della stagione. Oggi invece dobbiamo riscontrare uno dei fattori negativi, ovvero l'organizzazione di queste gare in via di sviluppo, che a volte si rivela carente.
Per esempio nel disegno delle altimetrie, se è vero che Ivan Basso ha qualcosa da ridire sul finale della quarta tappa del Tour de San Luis: lui e gli altri uomini della Liquigas stavano lavorando per lanciare Murilo Fischer, ma uno strappetto non segnalato prima del traguardo ha inchiodato nel legno le gambe del brasiliano, rimasto così inerte al cospetto dello scatto di José Serpa, bravissimo a dare la stoccata giusta all'ultimo km, anticipando tutti i velocisti sopravvissuti alla salita di La Carolina, lunga ma facile, se è vero che a giocarsi il successo sono stati una trentina di uomini (tra cui diversi sprinter puri) e che solo al momento di lanciare la volata il gruppo si è un po' frastagliato.
La fuga di Martin Garrido e un altro gruppetto di comprimari era stata ripresa poco prima, e in definitiva la prima delle due tappe di montagna del Tour de San Luis non cambia molte carte in tavola: Alfredo Lucero resta leader, davanti a Jorge Giacinti e a Lucas Haedo: tutti e tre nel gruppo dei migliori, Haedo qualcosa ha recuperato con un paio di abbuoni, ma il vantaggio del leader non è stato praticamente intaccato. Attenzione però a quel peperino di Serpa, che domani potrà provare a far saltare il banco se le gambe saranno all'altezza di quelle di oggi: il colombiano è quarto a 2'03" da Lucero, ma può contare su una squadra (la Diquigiovanni) certamente più attrezzata rispetto alla selezione argentina B che supporta lo stesso Lucero.
L'anticipo di Serpa ha tolto il gusto della vittoria a Matti Breschel, che è stato il più veloce nella volata dei battuti (a 6" dal vincitore), davanti a Mattia Gavazzi, Oscar Gatto e Murilo Fischer. Basso, lasciatosi sfilare nel finale, chiude la tappa 31esimo a 17" da Serpa, e scivola dalla sesta all'ottava posizione in classifica. Ora è ottavo a 2'40", mentre Nibali (40esimo di giornata a 31" dal primo) è 22esimo a 4'11". Domani si scala ancora, come detto, e l'arrivo a Mirador del Sol, in cima all'Alto de Merlo, pare salita più vera di quella affrontata oggi. Di sicuro il fatto di giungere a conclusione di una frazione lunghetta (204 km) renderà quelle rampe ancora più indigeste, e chi non ha ancora gambe potrebbe soffrire.

Chi non soffre per niente è Allan Davis, che sta facendo la voce sempre più grossa al Tour Down Under. L'australiano della Quick Step ha vinto la quarta tappa della corsa che apre il Pro Tour, bissando il successo di due giorni fa, incrementando il vantaggio in classifica (4" su Brown) e prendendosi una gustosa rivincita proprio su Brown, che ieri lo aveva malmenato (in senso sportivo) nello sprint di Victor Harbor. Ad Angaston le cose sono andate diversamente, e Davis, ben supportato dai suoi, ha potuto riaffermare in rimonta la sua superiorità sul rivale e connazionale, per il quale la Rabobank aveva tenuto la corsa chiusa a doppia mandata nel finale. Terzo si è piazzato Rojas, Viganò (settimo) è il primo dei nostri.
Prima della volata c'era stata la consueta fuga da lontano (Vladimir Efimkin, Lafuente e Travis Meyer, fratello del Cameron visto all'attacco ieri) che aveva toccato un vantaggio massimo di 9'30" prima che la Katusha si sacrificasse notevolmente nell'inseguimento (per portare poi a casa solo un nono posto con McEwen, probabilmente ancora frenato dalla botta alla mano rimediata due giorni fa).
Sulla salita di Menglers Hill, a 40 km dal traguardo, qualche nome rilevante si è pure fatto vedere (Lloyd con Stubbe e Devenyns, e poi Moncoutie e poi Roy ed Hesjedal), ma per fare la differenza su certe pendenze (e coi 40 km da affrontare ancora fino alla fine) bisognava essere Coppi nel '49, cosa che evidentemente non è per nessuno dei pur discreti protagonisti del ciclismo d'oggi.
Armstrong per un giorno se ne è stato calmino, ma se vorrà omaggiare la folla di qualche altro test dei suoi, potrà ben farlo domani nella frazione di Willunga, 148 km con la salita di Old Willunga Hill da affrontare due volte negli ultimi 50 km, e con l'arrivo posto in leggera ascesa. Non che anche domani ci sia terreno per imprese memorabili, ma qualcosa si può far vedere, volendo proprio.

Marco Grassi    

 

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