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Marianne ha ancora fame - Vos: «Nel 2009 di nuovo al Giro» | Cicloweb

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Marianne ha ancora fame - Vos: «Nel 2009 di nuovo al Giro»

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Da molti tecnici è considerata, non a torto, come il più grande talento del ciclismo attuale: basti pensare che in appena tre stagioni nella massima categoria ha vinto, solo su strada (eh sì, perché pratica con successo anche pista e ciclocross), la bellezza di 55 corse. Stiamo parlando dell'olandese Marianne Vos, un autentico fenomeno delle due ruote a soli 21 anni e con una grandissima personalità che si testimonia tutta in una breve frase che ci dice durante l'intervista: «Io non mi stanco mai di vincere». Senza dubbio è una risorsa preziosissima per il ciclismo e può aiutare la crescita del movimento a tutto tondo, non solo di quello femminile: proviamo ad andare alla scoperta di questo straordinario personaggio.
A che età e perché hai iniziato a correre?
«Ho iniziato quando avevo 6 anni, vedevo sempre mio padre e mio fratello che andavano in bici e così ho voluto provare anche io».
Quando hai capito che saresti potuta diventare una delle cicliste più forti al mondo?
«A dire il vero non ci ho mai pensato. Ho sempre cercato di divertirmi e di dare il massimo ed essere la migliore in ogni corsa che ho fatto».
A 21 anni hai già vinto tutte le corse più importanti al mondo. Hai vinto le Olimpiadi su Pista a Pechino nella corsa a punti e parecchi titoli mondiali tra strada, pista e ciclocross. Come fai a trovare sempre motivazioni e stimoli per continuare ad allenarti e a vincere?
«Semplicemente perché mi piace andare in bicicletta e perché sono molto competitiva. Cerco di pormi sempre nuovi obbiettivi per rimanere concentrata sull'allenamento e per dare il meglio di me in corsa. Questa è stata solo la mia terza stagione tra le élite, quindi penso di avere ancora tanto da imparare e scopro cose nuove ad ogni corsa».
Sei stata la prima ciclista a vincere il titolo mondiale in tre differenti specialità, su strada, su pista e nel ciclocross: non è che in futuro punterai a vincere anche quello della Mountain Bike?
«Mi chiedono spesso su come sia possibile essere competitivi in tre discipline, però penso che farne anche una quarta diventerebbe un po' difficile (sorride). Ho fatto MTB da junior ma tra le élite è difficile combinare la stagione con quella su strada: magari tra qualche anno potrei provare di nuovo, ma non penso di poter lottare per un titolo mondiale.».
Parliamo un po' della stagione appena conclusa: molti italiani (e non solo) appassionati di ciclismo hanno potuto vederti all'opera ai Campionati del Mondo a Varese dove sei arrivata seconda. Probabilmente non esageriamo dicendo che è stata una delle gare più spettacolari degli ultimi anni. Hai avuto modo di vederla in televisione? Potendo tornare indietro a quell'ultimo giro, cambieresti qualcosa nel tuo atteggiamento in gara?
«Ho visto l'ultima parte su internet. È stata una corsa molto dura e bella con tutte le migliori cicliste davanti e sono orgogliosa di essere stata protagonista in un finale simile. Certo, sono un po' dispiaciuta di non essere riuscita a conquistare il titolo ma penso che Nicole se lo sia meritato, io ho dato il massimo e ho fatto seconda. Ripensare a quei momenti e chiedermi: "Perché ho fatto questo?"; o pensare: "Ah, se avessi fatto così...", non mi porterà la maglia iridata, così l'unica cosa che posso fare è cercare di imparare dagli errori che ho fatto per non ripeterli nelle prossime corse».
Quest'anno hai seguito un calendario di corse molto diverso rispetto al 2007 che ti ha portato a "trascurare" un po' le corse di Coppa del Mondo, come mai?
«Quest'anno il mio calendario era incentrato sui Giochi Olimpici. Le corse di Coppa del Mondo richiedono sempre un buono stato di forma perché il livello è molto alto e a volte mi avrebbero costretta anche ad una lunga e stancante trasferta, così ho preferito disputare più corse a tappe per arrivare al top della forma a Pechino. Il prossimo anno invece penso che tornerò a concentrarmi di più sulla Coppa del Mondo».
A Pechino hai vinto la medaglia d'oro nella corsa a punti, che differenza c'è tra vincere le Olimpiadi e un titolo mondiale? Qual è più emozionante?
«Le Olimpiadi sono un qualcosa di grandioso, tutti ti guardano, la pressione è maggiore, la preparazione è più lunga e non si può sbagliare perché altrimenti ti tocca aspettare quattro anni per rimediare, quindi vincere ti dà anche una soddisfazione maggiore. Ma non posso certo dire che un titolo mondiale non sia eccitante, una stagione con la maglia iridata è il sogno di ogni ciclista».
Come abbiamo già detto, durante l'inverno te pratichi pista e ciclocross e in passato hai fatto anche MTB, pensi che queste discipline ti diano una sorta di vantaggio quando poi ti trovi a gareggiare su strada?
«Sì, penso proprio di sì. Combinare diverse discipline ti aiuta a diventare un ciclista abile su tutti i terreni, perché ogni specialità richiede un diverso mix di forma, velocità, potenza, tecnica e abilità tattica: la "polivalenza" è utile per portare tutte questa caratteristiche al top».
A proposito di caratteristiche tecniche, ce n'è qualcuna in cui vorresti migliorarti per essere ancor più competitiva? Magari sulle salite più lunghe e selettive?
«In realtà penso di dover migliorarmi su molti terreni. A crono, in salita e in volata: devo migliorare sempre per rimanere competitiva. Però in effetti le salite lunghe sono un po' il mio punto debole e cercherò di curarlo: è importante se voglio vincere le corse a tappe più dure».
In Olanda com'è il rapporto tra i media e il ciclismo femminile? Quanto è seguìto?
«In confronto ad altri paesi penso che qui il ciclismo femminile abbia un buon séguito. Con Leontien Zijlaard-van Moorsel abbiamo non solo una grandissima atleta, ma anche un ottimo veicolo promozionale di questo sport. Sicuramente si può sempre fare di più, ma penso che almeno siamo sulla strada giusta».
A proposito di media, com'è il tuo rapporto con loro? Ti danno fastidio le critiche quando non riesci a vincere, considerando che comunque sei giovanissima e con un palmarès assolutamente invidiabile?
«Ovviamente quando non vinci c'è sempre qualche reazione negativa, ma penso che questo faccia parte del gioco. Le critiche poi non sono sempre un male, quelle costruttive spesso servono a renderti più forte. E ad ogni modo gli aspetti negativi si bilanciano con quelli positivi: quando vinci arrivano sempre molto elogi e io non mi stanco mai di vincere...»
Nonostante la tua giovane età pensi di poter essere una specie di idolo per le bambine che vogliono avvicinarsi al ciclismo?
«Al momento non è un mio obiettivo primario, però spero di poter ispirare molte ragazzine ad seguire sempre di più questo sport. Per loro è molto importante praticare qualche sport, non solo per la salute fisica, ma anche per entrare in contatto con altri bambini e per imparare a dare il meglio di se stessi in ogni occasione».
Quali sono le cicliste che stimi di più in gruppo?
«Ammiro moltissimo tutte quelle che sono ad alto livello da parecchio tempo. Alcune addirittura sono al top da più di 10 anni e per ora posso solo sognare di essere come loro».
Nella tua squadra, la DSB Bank, sei l'atleta di punta, la "capitana". Ti capita di soffrire la pressione di questo ruolo o è uno stimolo che ti spinge a rendere ancora meglio?
«Innanzitutto io non sono la "capitana" della squadra, siamo un gruppo molto compatto e corriamo sempre per chi ha le maggiori chance di vittoria in quel momento, quindi mi capita spesso di aiutare le mie compagne. Invece quando sono loro a lavorare per me un po' di pressione si fa sentire, ma allo stesso tempo mi stimola molto».
In questi tre anni nella massima categoria hai disputato anche un po' di corse in Italia: tre volte il Giro della Toscana e una Giro d'Italia (nel 2007). Cosa ne pensi di queste corse? In futuro ti piacerebbe venire a correre per una squadra italiana?
«Mi piace molto correre in Italia perché sono sempre corse molto belle e c'è sempre una splendida atmosfera. Il prossimo anno tornerò di nuovo al Giro d'Italia, è una delle corse più importanti al mondo e ha un'ottima reputazione in gruppo. Il Giro di Toscana invece ha dei percorsi veramente magnifici ed è una corsa perfetta per preparare i Mondiali. Per quanto riguarda la squadra, ora sono in una squadra olandese e qui sto benissimo, però non si sa mai quello che ci riserva il futuro».
Un'ultima domanda sul ciclismo femminile italiano. Cosa ne pensi della tua coetanea Marta Bastianelli e della tua fan e futura rivale Valentina Scandolara?
«L'Italia ha tante cicliste giovani e con un grandissimo potenziale. Marta l'anno scorso ha fatto un vero e proprio salto di qualità, è migliorata molto in salita ed è andata fortissima. Quest'anno, invece, ho fatto una gara a tappe (l'Emakumeen Bira nei Paesi Baschi, ndr) con Valentina e lei ha corso senza alcuna paura e con grande grinta, segno che tra qualche anno arriverà certamente al top».

Sebastiano Cipriani    

 

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