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E alla fine sbuca Hinault - Volata francese; Egoi sempre oro | Cicloweb

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E alla fine sbuca Hinault - Volata francese; Egoi sempre oro

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Tra un fine settimana di tappe decisive (che poi non si rivelano tali) e l'altro, la Vuelta 2008 ci ammannisce una serie interminabile di frazioni interlocutorie. È così in questa seconda settimana di gara, sarà ancora peggio nella terza. Da un po' di anni gli organizzatori di Unipublic hanno deciso che questa è la strada da battere, ovvero proporre un finale di Vuelta abbastanza soft. Forse per impedire il fuggi fuggi generale di corridori mentalizzati sul Mondiale (che si disputa solo una settimana dopo la fine del giro spagnolo), che verrebbero indubbiamente spaventati da troppe asperità da affrontare nel momento della rifinitura in chiave prova iridata.
Ma il risultato è un impoverimento dei contenuti tecnici della corsa iberica, e a questo punto non sarebbe forse il caso di porsi una serie di domande sulla collocazione della Vuelta in calendario, e soprattutto sulla sua funzione? Si tratta di un grande giro destinato prima o poi a brillare di luce propria, oppure sarà solo e sempre il trampolino di lancio per qualche altro appuntamento? Un tempo, quando si correva ad aprile ed era quasi esclusivamente affare degli atleti di casa, poteva servire per trovare la forma in vista del Giro o per mettere chilometri nelle gambe in attesa del Tour; oggi è la miglior preparazione possibile per il Mondiale.
Nell'attesa che qualcuno nelle alte sfere ponga in maniera seria la questione, passiamo a descrivere la tappa di Saragozza, che almeno per Sébastien Hinault resterà uno dei momenti più belli di una carriera fin qui povera di risultati di prestigio; per il pubblico italiano coincide invece con il ritiro di Daniele Bennati, debilitato dall'influenza e costretto ad abbandonare una corsa in cui avrebbe potuto ancora raccogliere tante vittorie.
Ci ha provato il suo compagno Pippo Pozzato a non far sentire la mancanza del velocista aretino, con un bello spunto nell'ultimo chilometro: la fuga del giorno (solitaria: Matej Jurco, partito al km 50) era stata prima rimpolpata dagli arrivi di López García (ai 20 km) e poi di Talabardon e Delage (ai 10), e poi definitivamente chiusa dal gruppo agli 8 km.
Ci ha pensato la Quick Step (dopo che per tutto il giorno avevano lavorato Astana e Euskaltel) a tenere tutti in fila negli ultimi 4 km, ma il treno degli uomini di Lefévère non è stato impeccabile, e Boonen non è stato in grado di finalizzare il lavoro dei suoi compagni. Probabilmente anche a causa della mossa di Pozzato, che più di una carta l'ha sparigliata con la sua uscita al triangolo rosso: il vicentino è partito deciso, ma il gruppo alle sue spalle era troppo veloce, e ai 300 metri Pippo è stato risucchiato dalla volata già lanciata.
Nessuno degli uomini più attesi (Boonen, Freire, Zabel, al limite Napolitano e Koldo Fernández) è riuscito a impostare al meglio lo sprint, e allora la meglio l'ha avuta proprio Hinault, 34 anni e una vita spesa nella Crédit Agricole (oltre che a fare i conti con un cognome ingombrantissimo, seppur non ci sia alcuna parentela col mitico Bernard), bravo a uscire sulle transenne e a bruciare tutti: in primis Mondory, poi Van Avermaet (sempre più convincente), quindi, fuori dagli abbuoni, Freire, Boonen e Koldo. Il migliore degli italiani è Fabio Sabatini, che non è neanche nei dieci (dodicesimo), il primo in classifica resta Egoi Martínez, che almeno fino a sabato dovrebbe riuscire a difendere questa leadership. Tanto, come detto, le prossime due tappe saranno interlocutorie come quella di oggi. (Quante ore mancano all'Angliru?...)



Marco Grassi

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