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Ora il mondo sa chi sei! - Riccò spacca tutto a SuperBesse | Cicloweb

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Ora il mondo sa chi sei! - Riccò spacca tutto a SuperBesse

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Eccolo il giorno che aspettavamo con ansia. Ecco la tappa che non vedevamo l'ora di guardare; ecco il risultato che ci riempie di gioia e di emozione, perché come si fa a non emozionarsi quando un ragazzo che potrebbe diventare un campione clamoroso (ma un po' già lo è), coglie la sua prima affermazione nella corsa più importante del mondo?
La notizia è che Riccardo Riccò ha vinto la sua prima tappa al Tour de France, e va bene, viva l'Italia, l'Italia che risorge. Ma del come, ne vogliamo parlare? Sì, certo che sì. Lasciamo da parte per ora ogni speculazione sul futuro prossimo, se Riccardo vorrà e potrà lottare davvero per la classifica, tutte cose belle e interessanti che però discuteremo dopo, lasciamo il resto da parte e concentriamoci su quel chilometro e mezzo magnifico su cui il 24enne di Formigine ha firmato la sua prima impresa in terra di Francia.
Che poi, al netto del grande entusiasmo della prima ora, lo si riconosce che non è stata chissà quale impresona: battere in volata in salita Valverde, staccandosi tutti di ruota dopo aver controllato in maniera superba la situazione fino al momento della rasoiata finale... Massì che è un'impresona, e lo è perché al primo Tour da capitano questo qui dimostra di avere quanti anni, 30, 32, 35? Si incolla alla ruota di Valverde, perché per Riccò le cose possono essere molto semplici, quando è sereno e tranquillo e lucido (non come all'Aprica, al Giro): chi ha vinto su uno strappo il primo giorno? Valverde. Bene, quella è la ruota da battezzare.
Senza il minimo timore reverenziale, in fondo Riccardino è l'ultimo invitato al banchetto dei grandi, ma senza la minima titubanza, su tutta la salita di SuperBesse, arrivo della sesta tappa del Tour, Riccò è stato incollato a Valverde. In maniera discreta, tenace, costante. E quando a 5 km dal traguardo è partito Piepoli, luogotenente di Riccardo, andando appresso a Vande Velde, abbiamo capito che il ragazzo aveva la sparata in canna.
Prima dell'azione di Piepoli, tutto secondo copione: fuga di francesi dalla distanza (Sylvain Aridaje Chavanel, Bichot e Vaugrenard), controllo di Gerol e Caisse, e poi tutti insieme appassionatamente ai piedi di SuperBesse, malgrado qualche tentativo vaporoso di altri comprimari (Botcharov, Lefèvre, Moinard, Le Mevel, Di Gregorio, Efimkin, Moncoutie); poi Piepoli. E a un certo punto è sembrato che l'accoppiata di testa, con quasi 20" su tutti, potesse fare lo scherzone, visto che Leonardo tirava in salita e Christian sui falsopiani.
Invece la legge dei più forti è tornata a tuonare sul tratto più duro, allorché Piepoli e Vande Velde sono stati ripresi ed è iniziata la danza dei favoriti di giornata. Caisse più che mai decisa a lanciare il suo Valverde, ma quel Riccò, che zanzara lì appiccicato! Evans ancor meglio di quanto ci aspettassimo, alla ruota di Ricky; e Kirchen alla ruota di Cadel, pronto per un traguardo che non può non ricordargli il Muro d'Huy.
All'ultimo chilometro però ecco un'inattesa spaccatura tra i più forti e il resto del mondo. Nel resto del mondo, purtroppo, Nibali non ci stava più da tempo (oltre 2' per lui), e Cunego era lì lì per votarsi a qualche santo, perché aveva capito di non tenere le ruote dei migliori. Perderà 32", Damiano, niente paura, il diesel che è in lui si farà vedere sulle montagne vere, o almeno questa è l'unica realtà che ci sentiamo di avallare, tutto il resto è disfattismo.
Ma torniamo davanti. Ai 700 c'è Riccò davanti, ai 500 è Kirchen ad alzare il ritmo. Rallentano, sbandano, Schleck il vecchio parte (se quella pedalata e mezza si può definire una partenza), mentre il fratellino piccolo incappa nella sbadataggine di Schumacher: la maglia gialla tampona Kirchen e blocca anche Andy (oltre che Kohl), e quel che è peggio cade, lasciando il primato lì sull'asfalto di SuperBesse.
L'andatura di Schleck il vecchio è troppo vaga, e allora ai 250 parte Riccardo. Parte secco, la volata è lanciata, Valverde chissà se se l'aspettava, si mette a inseguire ma quella dannata ruota posteriore di Riccò sfugge via, non si riesce a prenderla, Alejandro insegue e insegue e non ce la fa, l'italiano è un'anguilla e la primavera spagnola finisce, forse finisce così alla sesta tappa. Riccò primo, Valverde secondo, poi Evans (bravo!) e Frank e Kirchen nuova maglia gialla, si difendono bene Kreuziger, Sastre e Menchov, sorprende Dueñas, Piepoli è lì e non vorremmo che si dovesse pentire dei minuti buttati tra ventagli e crono fatta a spasso.
E questa è la tappa. Ma vogliamo ancora parlare di Riccò, chiediamo perdono ma l'amore è amore.
Riccò è un personaggio a parte. Vive altrove. Il mondo che tutti noi condividiamo è una cosa, poi c'è la Dimensione Riccò, che scorre parallela alla nostra ma vive di un'altra realtà. Nella Dimensione Riccò c'è solo Riccò, re della sua isola, inscalfibile da tutto, arroccato sulle sue idee, fossero anche sbagliate (e alcune lo sono senz'altro, quantomeno per una questione matematica). Ma nulla lo scalfisce, nella sua dimensione personalizzata. Lo criticano, gli dicono di tutto, devi essere più educato (in realtà intendono «più ipocrita») e lui niente, tutto gli scivola addosso. Gli dicono che deve migliorare a crono, e lui niente: «Non mi interessa, è in salita che si fa lo spettacolo».
Per Riccò non esiste il presente. Riccò è il ragazzo del futuro, come il Conan disegnato da Hayao Miyazaki, mirabolante in tutto quello che fa. Era a casa a far vacanza, poteva rilassarsi dopo un Giro da protagonista, e invece ha pensato "chissenefrega di non fare il Tour? Ci vado!". Vive così, proiettato in avanti. Voleva una tappa, ha vinto una tappa, ora non gli frega più di aver vinto una tappa, ma non gli frega nemmeno più di vincerne un'altra, ora si è innamorato della classifica, che fino a ieri gli interessava relativamente e ora invece la guarda, la mira, si chiede se ci sia qualche recondito motivo per cui non possa scalarla, insieme ai Pirenei e alle Alpi.
No caro Riccardo, non ce ne sono di motivi per cui tu non possa risalire fino ai vertici. In salita Riccò darà ancora spettacolo. Potrà però incappare in una giornata negativa, perché è così che va il mondo, è capitato anche ai migliori (diociscampi dal fare nomi). Ecco, se in quella giornata negativa Riccò saprà limitare i danni, quel podio sarà lì, davanti ai suoi occhi: non avrà che da prenderselo.

Marco Grassi    



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