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Luperini rulez 10 anni dopo - Tour: CavenBis! Riccò va per terra

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10 anni. Internet, l'11 settembre, la Cina rampante, la crisi del petrolio: quante cose ci hanno cambiato la vita in 10 anni? Chissà se se lo chiede in questi momenti Fabiana Luperini, che è a un passo dal vincere il suo quinto Giro d'Italia, e lo è a 10 anni di distanza dal suo ultimo successo rosa. 10 anni, capite bene: 10 anni significa Gino Bartali, che tanto tempo fece passare tra il suo primo e il suo secondo Tour de France. Ma 10 anni possono essere un tempo infinitesimale, se si parla di un'atleta di straordinaria classe, forza, grinta come Fabiana Luperini. Che oggi, addirittura, oggi che sa anche sorridere e ha un più compiuto senso di sé, pare anche più giovane e fresca che in quel lontano 1998.
La gara. Ci si domandava quasi se la difficile giornata di ieri potesse essere un inno alla suspence, con la pioggia a rendere insidiose le discese e fastidiosa la marcia ed avversarie che la sanno lunga, come Nicole Brändli, a cercare disperatamente di rifarsi sotto. Come rispondere, allora, se non con una nuova impresa spettacolare nella tappa più dura di questo 19° Giro Donne?
È proprio così che la Luperini ha deciso di fare, riportando ancora una volta il tempo indietro a quando le salite erano scenari temuti e rispettati e l'andar sempre "en danseuse" sui pedali il metodo, che finiva inevitabilmente per divenire forma d'arte, per domarle.
Nei quasi 84 chilometri da Macherio a Montevecchia la "Lupa" ha pertanto prodotto solamente l'ultimo dei suoi capolavori, e non certo il meno necessario: in attesa dell'ultima fatica di domani a Desio, la miglior difesa non poteva che rivelarsi l'attacco, con la scalatrice toscana a menare violenti montanti come il più autoritario dei pugili, deciso a sfiancare l'avversario.
Chi alla fine è uscita provata da questo supplizio è stata l'americana Amber Neben, che già ieri aveva dimostrato di essere ritornata senza dubbio in palla ed in grado di aspirare concretamente al podio.
Già sul Colle Brianza infatti l'americana è stata tra le più attive, transitando per prima sul GPM, e dando dimostrazione di essere forse l'unica in grado di produrre una parvenza di opposizione alla Luperini, che nel frattempo controllava agevolmente la situazione. Alla Neben è bastato però attendere le successive e ben più arcigne salite di Giovenzana e Sirtori (in quest'ultima attraverso il celebre Lissolo, simbolo della Coppa Agostoni tra gli uomini) per capire che oggi tenere le ruote della maglia rosa lì dove le pendenze si facevano più severe, fino a superare di gran lunga il 10%, era impresa praticamente impossibile, tanto che la statunitense, costretta ogni volta a rientrare nei tratti di discesa, ha potuto trarre giovamento dalla sua azione solo nei tratti che precedevano la scalata successiva, prima di abdicare definitivamente a 2 chilometri e mezzo dal traguardo di Montevecchia.
All'arrivo per la Neben saranno 34 i secondi accumulati, più o meno lo stesso distacco accumulato ogniqualvolta la Luperini nelle ascese precedenti decideva di aprire il gas; poco male comunque poiché per la leader della Flexpoint il podio è divenuta cosa concreta, seppur a 2'46" dalla fuoriclasse toscana.
Alle spalle delle due protagoniste di giornata intanto si era formato un gruppetto di una decina di atlete con tutte le più forti ma dove erano due le cicliste verso le quali si manteneva un'occhio di riguardo (anche da parte del CT Edorardo Salvoldi, che tra pochi giorni comunicherà la formazione per i Giochi Olimpici di Pechino): Tatiana Guderzo e Marta Bastianelli. Si può certamente affermare di non essere rimasti delusi dalla prova delle atlete nostrane: la vicentina, tra le più rammaricate ieri (per il fatto che "effettivamente ho cercato - ha spiegato quest'oggi l'atleta della Gauss - di agganciare le atlete di testa ma la paura di prendere qualche rischio in più, dopo aver sbagliato un paio di curve in discesa, mi ha frenato"), ha confermato la sua ottima condizione in salita staccando le avversarie a circa 2 chilometri dal traguardo, anche per cercare l'assalto al terzo gradino del podio, che non sembrava certamente una chimera.
L'azione potente però le ha fruttato solo il comunque buon terzo posto di giornata a 1'40" ma purtroppo non è servito a scalzare la Hausler (quinta oggi ad 1'57") dal podio: la tedesca è a 2'49", a soli 3 secondi dalla Neben. La Campionessa del Mondo invece ha offerto una bella prova d'orgoglio dopo le giornate precedenti che non erano state tra le più brillanti, provando l'azione buona sulle varie asperità e scattando anche lei nel finale, riuscendo con successo a distanziare le avversarie. Per lei alla fine un quarto posto con un ritardo di 1'54" e la consapevolezza di aver offerto segnali confortanti in ottica futura.
Per il resto tutte oltre i 2 minuti di ritardo sul traguardo, a cominciare dalla Pucinskaite (limitata ieri da problemi respiratori e da una foratura in discesa), al sesto posto a 2'04", poi ancora una convincente Sanchis (settima a 2'06"), quindi una rediviva Ljungskog a 2'10", l'inossidabile Jolanta Polikeviciute a 2'16" e la campionessa estone Treier a 2'19" a completare la top-ten.
Questa comunque resta la grande giornata di Fabiana Luperini, applaudita sul podio anche dalle ex compagne di squadra dei tempi d'oro, vale a dire Roberta Bonanomi, Luisiana Pegoraro e Gabriella Pregnolato; il tutto con una buona cornice di pubblico, apparso numeroso soprattutto sui Gran Premi della Montagna.
Naturalmente molto felice la Luperini dopo il traguardo: "Sono davvero contenta - spiega l'atleta di Cascine di Buti - perché questo successo lo devo soprattutto alla squadra. Ho scelto di attaccare infatti anche per mettere le mie compagne al riparo in vista della frazione di domani, in cui altrimenti sarebbero state costrette a lavorare molto".
Ora è solo questione di ore, Fabiana, poi potrà iniziare la festa!
(Vivian Ghianni)

Pirenei, o Pirenei. Quando il Tour era bambino loro c'erano già sul suo percorso, e in un secolo hanno acquisito dapprima importanza, poi si sono direttamente misurati con l'aura del mito. E ora ci sono ancora, dopo 100 anni, a dirimere il grano dal loglio, quelli forti da quelli che non lo sono più o non lo sono ancora o non lo saranno mai.
Bagnères de Bigorre, ore 17.20 circa: ovvero il primo vero traguardo di montagna di questo Tour, dopo l'antipasto di SuperBesse. Non un arrivo in quota (per quello aspettiamo Hautacam domenica), ma se 7 Gran Premi della Montagna vi sembran pochi, provate a farli. E anche se i primi 5 sono poco più che scossette nell'elettrocardiogramma dell'altimetria, per gli ultimi due basta il nome (Peyresourde e Aspin) per spiegare di cosa si tratta. Dall'ultima vetta al traguardo 26 km di discesa, che se piove faranno la loro parte di selezione.
In generale, finalmente capiremo meglio chi è (se c'è) la Stella Polare della Grande Boucle 2008. Da più parti si cita Cadel Evans, e in effetti senza (dar l'impressione di) far niente, l'australiano si ritrova secondo in classifica a 6" da Kirchen maglia gialla. Ma gli altri non guarderanno, a patto di stare bene.
E qui apriamo una voragine emotiva, perché oggi nell'ottava tappa - complice forse anche la pioggia che ha imperversato per tutto il giorno - Riccardo Riccò è caduto. Gira e gira, perdi oggi un compagno e domani l'altro (Litu Gómez e Passeron, entrambi per ruzzoloni), alla fine si cade in prima persona. Per il modenese un forte colpo al ginocchio, all'anca e al gluteo destro, tanta sofferenza per chiudere la tappa nel gruppo (scortato dalla squadra), e la speranza che la notte non ce lo renda menomato domattina. Dita incrociate.
Ma della tappa di oggi bisogna dire soprattutto per incensare Mark Cavendish. Il 22enne dell'Isola di Man ha rifatto lo scherzone, e stavolta in maniera ancor più indecentemente spettacolare dell'altra. Ripresa la fuga a 4 che aveva animato la giornata (Txurruka e poi i francesi Riblon, Lefèvre e Pineau: partire sempre, arrivare mai), la volata era stata ben preparata dalla Liquigas, che voleva lanciare allo sprint Chicchi, ma se l'è perso all'ultima curva. Comunque bella reazione per la squadra, che ieri ha perso Beltrán, positivo per Epo e portato in caserma in serata: addirittura 20 gendarmi per prelevarlo (grande invidia da parte di Totò Riina).
Ma torniamo allo sprint: con la Liquigas disunita nel finale, one band show da parte del Team Columbia: Ciolek fa per lanciare Cavendish, ma Mark non ne ha neanche bisogno, scarta, resta al vento, parte come una saetta ai 150 metri e da sinistra infilza Casper e Freire, festeggiando con lo stesso compagno Ciolek una doppietta di gran valore e il secondo successo al Tour in 4 giorni: giovani fenomeni crescono.

Marco Grassi    

 

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