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TrofiMovie, fuga da film - Tappa a Iouri. Che numeri Gesink!

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E continuano ad arrivare le fughe, in questo 2008. Gli attaccanti riescono a prendere un vantaggio magari non trascendentale, ma sufficiente ad arrivare al traguardo, se è vero che quelli dietro non riescono ad andare il doppio di chi è in fuga e non ci sono squadre compatte verso un obiettivo prestabilito (troppo alto il rischio di non centrarlo, e nessun team può permettersi di mandare all'aria una stagione per un solo obiettivo) che possano correre da padrone assolute (niente più Us Postal, per dirla con un esempio).
Positivo? Negativo? Forse la prima, ma comunque non entriamo nel merito. Tutto questo è comunque un dato di fatto, che va sottolineato.
Anche oggi la fuga era composta da gente interessante (Navarro, Vladimir Efimkin, Cobo Acebo, Dupont, Hincapie, Cuesta, Trofimov e Kuschynksi) ed era anche ben composta tra le varie squadre: la presenza di Trofimov e Cobo, in realtà, non ha permesso alla fuga di prendere ulteriore margine, visto che il distacco dei due giovani atleti dal capoclassifica Valverde non era certo misurabile in clessidre.
Da dietro la Caisse d'Epargne controllava coi propri uomini, tenendo Pereiro Sio e López García per la salita finale, quello Joux-Plane posto a 25 km dal traguardo e con l'arrivo praticamente a fondo discesa, nell'abitato di Morzine.
E se fino allo Joux-Plane gli otto fuggitivi erano andati d'amore e d'accordo, ecco che sulle prime rampe si staccano già Dupont, Hincapie (brutta inversione di tendenza per l'americano dopo il successo ottenuto a Vienne), Kuschynski, e da lì a poco salta anche Navarro. Cuesta gioca un po' al gatto coi topolini, prima mettendosi in testa al plotoncino, poi tirando i remi in barca, poi scattando e poi staccandosi. Il gioco non vale la candela, però, visto che Trofimov (su tutti) fa buona guardia ed Efimkin piazza addirittura l'allungo buono che fa saltare definitivamente dal gruppo di testa lo spagnolo della CSC.
Da dietro il gruppo non guadagna niente ed il fatto che Pereiro abbandoni il plotone dei migliori dopo pochi km all'insù spiega tanti perché. Il primo dei "big" a muoversi è Sandy Casar, col basco Zubeldia a ruota.
Haimar Zubeldia fa da contraltare in casa Euskaltel alle scialbe prestazioni dell'asturiano Samuel Sánchez: il basco anche ieri ha provato un (seppur timido) allungo in salita ed un (altrettanto timido) attacco in discesa. Il buon Samuel, che quest'anno ha saltato le classiche delle Ardenne per puntare forte sul Tour de France, anche oggi ha pagato 15'36" alla coppia Evans-Valverde, ed anche se volessimo effettuare voli pindarici verso la pretattica, o un tentativo di nascondersi dalle liste dei favoriti per luglio, i segnali ci sembrano tutt'altro che incoraggianti. È anche vero che ci sono delle tappe come l'arrivo in salita di La Toussuire domani (e ci sarà anche la Croix de Fer ad una cinquantina di km dalla conclusione) e l'ultima tappa molto mossa, che potrebbero vederlo all'attacco e quindi di nuovo alla ribalta. Visto così, però, più facile che il quarto d'ora di oggi si trasformi in mezz'ore in luglio, piuttosto che il contrario.
Zubeldia lascia Casar e continua da solo, mentre da dietro è una progressione decisa ed assolutamente da applausi di Gesink ad iniziare i fuochi d'artificio: Sastre si stacca praticamente subito, dimostrando ancora una volta una condizione approssimativa (e la Spagna era partita male già in mattinata con Gómez Marchante che non ha preso il via), poi tocca a Dessel, Rolland, Astarloza, Rogers e Cioni, con Beltrán che prova per qualche km ad agganciarsi al treno buono, senza risultati degni di nota.
Con Gesink ancora davanti a menare le danze rimangono in quattro: Valverde, Szmyd, Evans, che pure non sembra gradire l'andatura dell'olandesino, e Leipheimer. Per qualche km, in testa ci è rimasto anche López García, che poi ha preferito continuare del suo passo infilandosi nel secondo gruppo (quello di Beltrán).
Zubeldia viene inglobato da Gesink a 15 km dall'arrivo con i tre di testa sempre lontani di circa 1'00". Un chilometro dopo parte Valverde, con Szmyd che risponde e rilancia. Il "giochetto" manda in crisi Leipheimer, e in quasi crisi Zubeldia. E mentre il basco riordina idee ed energie e rientra (anche perché davanti rallentano un po'), lo statunitense dà di spalle e sembra proprio non farcela. Sul Gpm di Joux-Plane, Cobo (che nel frattempo è scattato in testa) ha 43" di vantaggio sul gruppo di Valverde, che perde definitivamente Leipheimer.
Cobo si pianta un po' in discesa e viene raggiunto e superato a doppia velocità da Trofimov che, seppur con qualche brivido, fa valere le sue qualità da ex-biker. Dietro adesso è Valverde, mostrando netti miglioramenti anche in discesa, a tenere alto il ritmo, anche se a 12 km dall'arrivo il russo è lontano 40" e la vittoria di tappa è oramai sfumata. Il corridore della Bouygues Telecom (classe '84), già bravo all'Etoile de Bessèges ed al Critérium International, arriva a braccia alzate con 18" di vantaggio dai primi inseguitori.
Gesink, Szmyd (gagliardo il polacco che viene dal Giro d'Italia) e Zubeldia accusano un lieve distacco a fine discesa che si tramuterà in 5" per il basco e 8" per l'olandese e l'uomo della Lampre sulla coppia Evans-Valverde. Bravo l'australiano a stringere i denti nel momento di difficoltà (nel momento del massimo sforzo di Gesink) e nel tenere la ruota del murciano (davvero indiavolato) in discesa.
Valverde si è limitato a controllare, distanziando Leipheimer - seppur grazie a vie traverse - di un altro minutino (1'06", per la precisione), che gli permetterà ora di doversi guardare solo da Evans per la classifica finale.
Anche se i profili altimetrici delle ultime due tappe si prestano - eccome! - ai colpi di mano, e chissà che l'argentovivo Trofimov visto oggi (risalito al 4° posto in classifica), o il superbo (in salita) Gesink, 5° a 2'36", non si inventino qualche scherzetto. Sembrano loro due i più accreditati nel provare a far saltare il banco, anche se qualcosina di interessante potrebbe arrivare anche dal duo Zubeldia (soprattutto)-Astarloza (nel caso si ritrovasse).

Mario Casaldi

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