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Palermo-Mi sola andata - E tuffiamoci in questo Giro 2008!

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Questo è un articolo di propaganda. Di spudorata propaganda, a beneficio di un amico di tutti noi. Un amico che si chiama Giro d'Italia, e per il quale abbiamo una predilezione e un amore che è difficile mettere in parole. Malgrado gli acciacchi (son pur sempre 99 gli anni che ha sul groppone), malgrado le difficoltà e i problemi, il Giro procede la sua marcia nella storia di questo paese. Potrà anche avere aspetti controversi, o potremo non riuscire ad ammirare chi lo organizza, ma niente inficia il nostro amore per il Giro. Perché le persone passano, il Giro resta: il Giro è un'idea, e le idee non muoiono mai.
E il Giro è ovviamente un viaggio, un viaggio nel viaggio: un viaggio di tre settimane all'interno di un percorso secolare, passato da alti e bassi ma solido nel suo essere parte di questo paese. Il Giro è un viaggio che passa dalla quotidianità delle persone, irrompe e sfugge via, ma di quelle persone al bordo delle strade si nutre, e allora mamme e papà, portate i vostri bambini a vedere il Giro, perché il Giro fa bene alla salute, al fisico e all'umore.
E poi c'è la parte tecnica: che quest'anno, vivaddio, è succulenta come da tempo non eravamo più abituati. Tutto merito dell'invito all'ultimo momento dell'Astana, squadra farcita di specialisti da grandi giri che promette di fare piazza pulita di premi e affermazioni. Non (ri)entriamo nel merito dell'invito, giunto in circostanze quantomeno discutibili. Ma di sicuro avere Contador, Leipheimer e Klöden al via da Palermo garantisce un livello qualitativo divenuto altissimo: guardando all'orizzonte, non sono poi molti i corridori che rimpiangeremo di non avere ai nastri di partenza (Evans, Andy Schleck, Cunego, e poi chi altro?). E questo significa che, nell'ottica della crescita del Giro, l'organizzazione ha lavorato bene. Con pochi scrupoli, magari. Ma avere contemporaneamente al via i vincitori dei tre grandi giri 2007 è un colpo di quelli che pesano.
Per poter però parlare di riduzione del gap tra Tour e Giro, queste situazioni dovrebbero verificarsi regolarmente, e non solo in un'annata particolare (con la più forte squadra ostracizzata da molte corse importanti). Giudicheremo nel corso degli anni.
Per il momento ci piace tuffarci in questo Giro 2008, che parte dal sole di Palermo e ci presenta, in casa nostra, vecchi combattenti in cerca di riscatto (Di Luca, Simoni), contro giovani che invece non vedono l'ora di centrare l'affermazione della vita (Riccò, Nibali). Tutto intorno, oltre allo spauracchio celeste di Kazakistan, altri attori da non sottovalutare, a partire da Denis Menchov (ottimo al Giro di Romandia, e lui è uno che i grandi giri li sa vincere), proseguendo con Mauricio Soler, scalatore che si è rivelato al Tour 2007 e che troverà sulle montagne italiane uno scenario ideale per confermarsi ad alti livelli; e lì troverà anche José Rujano, forse, a patto che il minuscolo scalatore terzo al Giro 2005 abbia ritrovato il filo con la professione: di sicuro dispone di una squadra (la Caisse d'Epargne) completa e fortissima, anche se ha perso all'ultimo momento David Arroyo, che poteva far bene in classifica.
Il percorso è notevole, per completezza e durezza. Forse troppe tappe interlocutorie all'inizio, ma non sono come quelle del Tour, visto che gli arrivi posti su tanti strappetti favoriranno lo spettacolo dei Bettini, dei Rebellin, dei Rodríguez (e perché no, dei Di Luca e dei Riccò).
I pensieri che nell'immediata vigilia si fanno su un Giro che sta per nascere sono tantissimi, e spesso si rischia di peccare di ottimismo: una corsa scoppiettante, ricca, incerta fino alla fine, che consacri campioni che sappiano far sognare la gente; e che non sia funestata da episodi indebiti orchestrati dall'esterno: è chiedere troppo? Forse, ma non ci siamo ancora arresi al pensiero di poter vedere che tutto ciò, un giorno, tornerà ad essere la realtà del ciclismo.


Marco Grassi

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