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Iglinskiy tutta grinta - Romandia, s'inizia a parlar kazako

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Se voi foste kazaki, e correste nella squadra para-nazionale, e foste coscienti della forza del vostro team, ma allo stesso tempo vi vedeste esclusi da tutte le corse più importanti e prestigiose, probabilmente anche a voi girerebbero abbastanza le scatole, e anche voi covereste dentro quella voglia matta di spaccare il mondo e dimostrare a tutti di che pasta siete fatti. Questa sensazione l'abbiamo avuta al Giro dei Paesi Baschi con Alberto Contador. Dice: ma è spagnolo. Vero, ma è pur sempre il capitano dell'Astana.
La conferma arriva comunque dal Giro di Romandia, una delle poche corse a cui la formazione di Bruyneel è stata invitata (e non entriamo nel merito dei motivi di chi invece la rifiuta; comunque è fresca la notizia che la Vuelta riserverà un posto ai celesti dell'Asia Centrale). E porta la firma di Maxim Iglinskiy, kazako tutto intero, in quanto campione nazionale, che a Saignelégier ha messo in fila tutti i migliori in una volata di un gruppo assai assottigliatosi sulle dure pendenze della salita di Saulcy. Ma andiamo con ordine.
La fuga del giorno è stata notevolissima, promossa da Breschel, Vila e Possoni dopo appena 10 km di gara. Possoni: già visto (anche lui) in grande spolvero in Euskal, scommettiamo una cena che sarà tra i protagonisti del prossimo Giro d'Italia: lui sogna un posto nei 10 nella corsa rosa, e non è una bestemmia. Le possibilità le ha tutte.
La fuga, pur ben assortita e vissuta su un cordiale accordo fra i tre, era destinata ad essere riassorbita: troppo impegnata la Rabobank a tirare e ricucire (e anche la AG2R ha dato una mano), e troppo dura la salita di Saulcy per non pesare nelle gambe degli attaccanti. E infatti proprio a metà di questa scalata di 5 km Breschel si è staccato, lasciando Vila e Possoni in balia del ritorno impetuoso del gruppo.
O di quel che ne rimaneva, visto che sulla salita il gran ritmo di Denis Menchov (in favore del compagno e - temporaneamente - capitano Dekker) aveva fatto perdere la bussola a praticamente tutto il plotone. Menchov: eccolo qui, un altro protagonista per il Giro. La vulgata popolare lo vorrebbe fuori forma perché tutto proiettato sul Tour; e invece il russo ha dato oggi una bella dimostrazione di (quantomeno) voglia di fare. Insomma, facile che al Giro prenda qualche bella scoppola, ma può ritagliarsi un paio di giornate "da Menchov", dando così più lustro (è pur sempre un doppio vincitore di GT) ad una corsa rosa che nasceva sotto la cattiva stella di una starting list quantomai scabra (rischiava di non esserci nemmeno Di Luca, campione uscente), e che invece giorno per giorno trova personaggi e possibili storie interessanti.
Si parla di Giro perché tra dieci giorni il Giro inizia, e il Romandia è storicamente destinato al ruolo di "corsa ancella"; però ha anche le sue bellezze. E infatti nel finale oggi ci si è anche abbastanza divertiti: sul forcing di Menchov sono rimasti davanti una decina di corridori, anzi anche meno nel momento di massima selezione (proprio in cima): col russo e il suo compagno Dekker c'erano Szmyd (sarà il Lampre capitano al Giro?) Beltrán e Kreuziger a completare un'interessante coppia Liquigas, Gusev (un rappresentante Astana non manca mai), Zaugg e Astarloza. Un gruppetto eterogeneo e con molti numeri, se non fosse che poi tra gli 8 l'accordo è completamente saltato quando Menchov ha smesso di fare il mulo, e allora da dietro sono rientrati un bel po' di altri corridori, primi tra tutti Klöden e Iglinskiy.
Gli ultimi 20 km della tappa hanno visto varie azioni che potevano diventare importanti: Astarloza, poi Botcharov che ai 13 km ha raggiunto e superato Possoni e Vila, rimanendo da solo per 5 km, prima di essere raggiunto da un vivacissimo Astarloza e poi da Veikkanen. Ma l'Astana ci teneva troppo, e sapeva di poter contare sulla velocità di Iglinskiy. E quindi tutti pancia a terra i celesti, a recuperare sugli attaccanti e a proporre al gruppo compatto (quel che ne rimaneva) la volata.
Dekker sembrava poter lasciare il segno, ma è partito forse troppo presto (ancor prima dei 400 metri), facendosi superare in curva da uno spericolato e grintoso Iglinskiy, che si è involato senza più farsi rimontare: che possa essere questo un nuovo inizio per una promessa (lo ricordiamo vincere un GP di Camaiore) non ancora sbocciata e vicina, a 27 anni, a entrare nella piena maturità?
Albasini, accontentatosi del secondo posto al traguardo, si è consolato con la maglia di leader della classifica, che ora guida con 1" sullo stesso Iglinskiy e con 8" su Markus Zberg (terzo a Saignelégier) e Kreuziger, e 9" su Dekker, vincitore del 2007 che resta comunque il favorito anche per questa edizione, un po' troppo sbilanciata sul versante del cronometro (che com'è noto favorisce l'olandese). Domani - nel frattempo - ci sarà una tappa interlocutoria, buona per fughe o forse per i velocisti: Moutier-Fribourg, 172 km con qualche saliscendi ma senza soverchie difficoltà altimetriche.


Marco Grassi

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