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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Ermanno Capelli

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La provincia di Bergamo è ormai nota tra gli appassionati di ciclismo poiché figura tra quelle che forniscono al professionismo il maggior numero di atleti. Da questo 2008 la truppa orobica si è arricchita di un nuovo rappresentante: si tratta di Ermanno Capelli, nato a Ponte San Pietro e approdato alla massima categoria nelle file della Saunier Duval-Scott dopo i trascorsi dilettantistici nell'Unidelta guidata da Bruno Leali, con cui ha ottenuto risultati di rilievo tra i quali spiccano la vittoria al Palio del Recioto, il podio al campionato italiano a cronometro under 23 e la convocazione in Nazionale per il mondiale di Salisburgo, tutti risultati conseguiti nel 2006. Ora è venuto il momento di conoscerlo un po' meglio.
Ermanno, iniziamo con una tua breve presentazione al pubblico.
«Sono nato il 9 maggio 1985, risiedo ad Almè, in provincia di Bergamo, e questo è il mio primo anno da ciclista professionista».
Come e quando hai iniziato ad andare in bicicletta?
«Ho iniziato all'età di 14 anni, ma prima giocavo a calcio e ricoprivo il ruolo di terzino sinistro. Ho deciso di passare al ciclismo perché nella squadra dove giocavo venivo impiegato poco».
Quali sono state le squadre in cui hai militato finora?
«La mia prima squadra è stata l'Uso Almè, con cui ho corso da allievo. Poi da juniores ho corso nella Verdellese, mentre da dilettante ho vestito la casacca dell'Unidelta. In totale, in questi anni, ho ottenuto 10 vittorie».
Qual è stata la gara che ha segnato il tuo debutto nel professionismo?
«Ho disputato la prima gara al Giro del Qatar, successivamente ho disputato il GP Costa degli Etruschi a Donoratico, il Giro della California, l'Eroica, la Tirreno-Adriatico e la Milano-Sanremo».
Diciamo un po' quali sono le tue caratteristiche.
«Mi considero un passista e mi difendo abbastanza bene sulle salite brevi».
Hai avuto altri contatti per passare professionista oltre alla Saunier Duval?
«Si era interessata a me la Quick Step, ma poi purtroppo non si è concretizzato nulla, così è arrivato l'interessamento di Pietro Algeri».
Come mai dopo l'interessamento la Quick Step non ha deciso di puntare su di te?
«Perché inizialmente, come dicevo, ho avuto dei contatti con loro assieme ad altri corridori, ma poi, al momento di fare delle scelte è stata fatta una selezione ben precisa da parte del team, che così ha deciso diversamente».
Vista la tua recente esperienza ritieni che per un giovane sia meglio approdare subito al professionismo, col rischio però di bruciarsi, oppure sarebbe opportuno fare qualche anno in più tra i dilettanti?
«Dal mio punto di vista penso che per maturare sia meglio fare qualche anno in più nel dilettantismo, per non rischiare appunto di approdare troppo presto tra i professionisti».
In merito, che giudizio dai del dilettantismo ?
«Sicuramente tra i dilettanti è una lotta continua, anche perché c'è molta pressione per i risultati. Del resto questo fa parte del gioco».
Riguardo la situazione attuale del ciclismo, invece, qual è il tuo giudizio?
«Per quanto riguarda il doping io credo che si stia smuovendo qualcosa per pulire l'ambiente, mentre sulle questioni che vedono contrapposti l'Uci e gli organizzatori dei Grandi Giri io credo che sarebbe opportuno attuare una separazione definitiva tra tutte quelle che sono le corse Monumento e i Grandi Giri, ossia quelle che fanno ed hanno fatto la storia del ciclismo, da quelle che vengono indicate invece come corse Pro Tour, che così avrebbe un circuito a parte».
Che ambiente hai trovato alla Saunier Duval?
«Ho trovato un ambiente familiare, dove tutti sono disponibili ai consigli, sia Algeri che i compagni più esperti. Viene fatto tutto senza pressioni, per cui posso dire che mi trovo bene».
Con quali compagni di squadra hai legato di più?
«Ho legato particolarmente con Eros Capecchi, un altro giovane molto promettente, che è divenuto anche il mio compagno di stanza nelle gare. Poi ultimamente ho familiarizzato di più anche con Piepoli».
Tra i tuoi compagni di squadra c'è anche Riccardo Riccò, di cui si parla spesso a livello mediatico non solo per i risultati, ma anche per i suoi atteggiamenti. Non credi, alla luce anche di quanto successo recentemente alla Tirreno-Adriatico nella tappa con arrivo a Gubbio, che le sue azioni vengano enfatizzate un po' troppo ?
«Riccò è fatto così, è un personaggio e di conseguenza è normale che venga dato molto risalto a ciò che fa. D'altronde ai campioni capita di far parlare di sé».
In quali corse vorresti far bene e, magari, vincere?
«Mi piacerebbe fare molto bene al Giro delle Fiandre in modo particolare e poi anche alla Parigi-Roubaix».
Solitamente dove ti alleni e con chi ?
«Sono solito allenarmi nei dintorni di Bergamo e mi trovo spesso in compagnia di Marco Pinotti e Morris Possoni. Poi magari capita altre volte di allenarsi assieme a qualche altro professionista che in quel periodo non si trova a prendere parte a delle corse».
Hai qualche hobby in particolare al di fuori del ciclismo?
«Mi piace ascoltare la musica, senza distinzioni particolari visto che ascolto di tutto».
Qual è il tuo giudizio sul Giro d'Italia di quest'anno?
«Penso che il Giro di quest'anno sia molto duro e che si deciderà tutto nella terza settimana».
Naturalmente, visto anche che un paio di tappe avranno sede proprio in provincia di Bergamo, speri di correrlo, vero?
«Spero sicuramente di correrlo anche se, essendo al primo anno, credo che sia difficile che possa parteciparvi».

Vivian Ghianni



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