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Hai voluto la bicicletta? - Scopriamo il mondo di Americo Novembrini

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Conosciamo il giovane neoprofessionista abruzzese Novembrini: classe 1986 in forza al team Hadimec-Nazionale Elettronica, è già noto ai più per i risultati ottenuti da dilettante fra le fila del Massi Team come la vittoria nel Giro Internazionale del Cigno nel 2007.
Americo o Amerigo?
«Me lo chiedono tutti... Mi chiamo Americo, con la "c": era il nome di mio nonno e ne vado fiero».
Benissimo, ora puoi raccontarci qualcosina di te...
«Ho iniziato a gareggiare all'età di sette anni, nella Clinternum di Celano, il mio paese, dove sono rimasto fino al primo anno juniores, per poi difendere i colori della Rabottini. In quegli anni ho totalizzato otto vittorie e tante bellissime esperienze».
Da dilettante?
«Il primo anno ho corso nella Fausto Coppi Filmop, il secondo ed il terzo nel Massi Team, squadra eccezionale, guidata dal ds Donato Giuliani, ex professionista, cui devo davvero tanto. Con loro ho vinto il campionato regionale marchigiano ed il Giro del Cigno, poi ho avuto l'opportunità di passare con il team Hadimec-Nazionale Elettronica».
Ok, adesso il ciclismo è il tuo lavoro, ma qual è la molla che ti ha spinto fino ad ora, e probabilmente continua a spingerti?
«È una molla dalla spinta inesauribile: la passione, che condivido con tutti i miei colleghi e tutti gli appassionati. Senza quella non si va avanti... Poi c'è la speranza un giorno di diventare un campione».
Su dai, sbilanciati: un campione come...?
«Come Danilo Di Luca, che domande!!! Siamo entrambi abruzzesi, come non volerlo emulare? Sarebbe anche bello allenarmi con lui, ma abitiamo a 100 km di distanza. Ci vediamo alle corse ed alle feste dei club».
È lecito immaginare che in cima alla lista dei tuoi sogni ci siano quindi le corse a cui punta Danilo?
«Più che lecito, anzi, logico: non mi sono mai perso una classica in televisione e non lo farò finché non le correrò. In quel caso poi, mi riguarderò la registrazione...».
Intanto ti alleni. Con chi esci di solito?
«Sono spesso fuori casa, quindi mi organizzo con i miei compagni a seconda del luogo in cui ci troviamo. Quando sono a casa invece mi alleno con un bel gruppo di granfondisti della zona, pedalando sui percorsi della Maielletta e del Parco Nazionale d'Abruzzo».
Impressioni sull'esordio?
«Difficile, ma l'avevo già capito l'anno scorso, quando affrontai tre corse come stagista. Come tutti i neoprofessionisti soffro il cambio di ritmo che c'è nel finale, dove si fa davvero la differenza. Ho debuttato a Donoratico, poi ho partecipato a Giro della Provincia di Reggio Calabria (14° nella seconda tappa, ndr), Grosseto, GP Lugano e Coppi & Bartali. Avrei dovuto partecipare anche alla Settimana Lombarda, ma ho scoperto di avere la mononucleosi e perderò quindi tutto il mese di aprile».
Hai qualche obiettivo in particolare?
«Vivo alla giornata, cercando di dare sempre il massimo, di cogliere l'attimo. Per fortuna la mia squadra mi permette di seguire un calendario ben delineato e di preparare con una certa precisione gli appuntamenti agonistici: cercherò di dare il meglio al "mio" Matteotti ed in generale in tutto il mese di agosto».
Coi tempi che corrono è già un successo avere una squadra che fa dei programmi...
«Beh, sono svizzeri! Scherzi a parte, al team Hadimec-Nazionale Elettronica mi trovo bene, è l'ambiente giusto per un giovane che vuole imparare senza rinunciare ai suoi spazi. Non nascondo comunque l'obiettivo di trovare un contratto Pro Tour. Vedremo».
Facciamo qualche domanda un po' più personale: qual è il tuo ricordo più bello?
«La vittoria al Giro del Cigno davanti a Malacarne, senza dubbio: un'affermazione importante in una corsa internazionale che mi ha schiuso le porte del professionismo. Ricordo anche con estremo piacere quando, da Allievo secondo anno, alzai le braccia proprio a Celano, davanti a tutti i miei amici e parenti».
Cosa vorresti invece dimenticare?
«Questa maledetta mononucleosi».
Il tuo rapporto con la bici?
«Professionale: non sono un maniaco, ma è il mio strumento di lavoro, per cui è sempre in ordine».
E con i libri?
«Equilibrato: ho portato a termine gli studi e mi sono diplomato geometra, poi ho inseguito il mio sogno, che è diventato realtà».
Con le donne?
«Sono single da due mesi, cosa dite, lanciamo un appello alle lettrici?».
Ok, appello lanciato... Hobby, passioni?
«Nel tempo che mi resta mi piace andare al cinema e uscire con gli amici. D'inverno vado spesso e volentieri a pescare».
Credi in Dio?
«Si, sono credente, ma come potete ben immaginare è difficile praticare: cerco di vivere correttamente, rispettando il prossimo e cercando di essere coerente con me stesso».
Cosa farai dopo il ciclismo?
«Come molti miei colleghi vorrei restare nell'ambiente, magari guidando una squadra dilettantistica per poi salire sull'ammiraglia di un team professionistico. Non mi dispiacerebbe nemmeno aprire un negozio di biciclette. Quel che è certo è che farò di tutto per pormi questo problema il più tardi possibile!».
Ti va di ringraziare qualcuno in particolare?
«Mio padre, che fino alla categoria Allievi è anche stato il mio direttore sportivo: avere una guida come lui sempre al mio fianco è stato ed è una vera fortuna».

Davide Podestà



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