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Roman&Dario, la classe c'è - Kreuziger, Cataldo ed il loro 2008

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Classe '86 il primo, classe '85 il secondo, classe da vendere per entrambi. Roman Kreuziger e Dario Cataldo avevano già fatto bella mostra delle loro indubbie qualità nelle categorie giovanili. Il primo ha conquistato, tra l'altro, un Campionato del Mondo Juniores a Verona e il secondo ha fatto suo il Giro baby nel 2006, piegando la resistenza del forte ucraino Grabovskyy; e nel primo anno da pro' (in realtà per Roman è il secondo, ma il primo è stato condizionato da guai fisici) non hanno deluso le aspettative, conquistando ottimi risultati sia in Italia, sia all'estero. Conosciamoli meglio...


Roman Kreuziger 


Descriviti al pubblico, a cui quest'anno hai già fatto intravedere le tue notevoli capacità...
«Descrivermi è difficile perchè sono un corridore molto giovane e ancora non ho capito nemmeno io le mie capacità. Sicuramente non sono un velocista, per il resto credo di essere abbastanza completo: mi trovo bene nelle cronometro, soprattutto quelle brevi, e in salita vado benino, anche se devo migliorare molto per tenere le ruote dei migliori».
Vedendoti in azione, gli "addetti ai lavori" ti hanno già profetizzato un radioso futuro nelle corse a tappe, in particolare per il Tour. Che ne pensi?
«Io ancora non ho mai corso una gara a tappe di tre settimane, quindi non saprei. Quest'anno, con il direttore sportivo Zanatta, abbiamo programmato di andare al Tour per fare esperienza e capire se mi piace, e se un giorno potrò ritornarci e lottare con i migliori per vincerlo. Ora penso solo a migliorare giorno dopo giorno, ad allenarmi bene e a seguire i consigli dei tecnici della squadra».
E tra le corse in linea quale preferisci?
«L'anno scorso ho provato Amstel e Freccia, le ho concluse e mi sono piaciute molto. Quest'anno ci terrei a partecipare alla Liegi perchè credo sia la più adatta alle mie caratteristiche, per come me l'hanno descritta. Le altre non le ho ancora viste, ma ci sarà tempo anche per quelle».
Che programmi hai concordato con i direttori sportivi per il 2008?
«Il programma sarà un po' diverso dall'anno scorso: a fine gennaio andremo con la squadra in ritiro in Sudafrica e penso di esordire lì ad inizio febbraio; poi andremo negli Stati Uniti per il Giro della California; salto la Parigi-Nizza per prepararmi ai Paesi Baschi e per riprovare le classiche delle Ardenne, e concludere la prima parte di stagione con il Romandia. Dopo la pausa, il Tour; e poi decideremo il finale di stagione».
Senti in qualche modo il peso della responsabilità, visto che è risaputo che la Liquigas punta molto su ragazzi come Nibali e Cataldo e te per il futuro?
«Per ora loro mi stanno dicendo solo di crescere con calma e senza la pressione del risultato che, comunque, se dovesse venire, sarebbe ben accetto. In questo i ds sono molto bravi a non farci sentire le responsabilità, anche quest'anno che se n'è andato un corridore molto forte come Danilo Di Luca».
Pensavi di poter andare così forte già a 21 anni?
«È chiaro che avrei voluto dimostrare tutto il mio valore tra i pro' dopo i risultati tra gli Juniores, ma nel 2006 non sono stato molto bene. Invece lo scorso anno ho fatto la preparazione invernale come si deve, ho fatto gli allenamenti giusti, ed è venuta fuori una bella stagione. Sicuramente non costante, ma credo di aver dato dei segnali importanti alla squadra».
Qual è stata la tua prestazione migliore in questa stagione, al di là del risultato ottenuto?
«Sicuramente al Giro di Romandia, dove ho fatto buone prove sia in salita, sia a cronometro, e sono arrivato sesto nelle generale a solo 1'30" da Dekker. Invece in occasione della vittoria nella Settimana Lombarda non avevo una grande gamba, ma ho avuto fortuna e occhio nel scegliere il momento giusto dove scattare».



Dario Cataldo


Quali sono i tuoi obiettivi per la prossima stagione?
«Il 2007 mi è servito per prendere confidenza con il mondo dei pro'. Nel 2008, pur rimanendo ovviamente sempre a servizio dei capitani, se ne avrò l'occasione, cercherò di ritagliare qualche spazio in più per me, magari in corse minori».
Appena un anno e mezzo fa ammiravamo i tuoi numeri sulle Dolomiti nel Giro baby, ed in questa stagione sei stato una gradevole sorpresa nelle corse di un giorno del calendario italiano (Veneto, Agostoni, Lazio, Lombardia) e non (Francoforte), e hai fatto un ottimo Tour de l'Avenir, cogliendo due vittorie e due secondi posti e piazzandoti decimo nella generale. Che tipo di corridore ti senti?
«Devo ancora scoprire le mie caratteristiche fino in fondo, perché tra i dilettanti e i professionisti cambiano molte cose. Fondamentalmente mi trovo molto bene nelle gare a tappe, anche se mancano molti anni per la mia maturazione fisica per un giro di tre settimane».
Quest'anno proverai una corsa a tappe di tre settimane?
«Nel programma di inizio stagione c'è spazio per un'esperienza del genere, ma tutto dipenderà dalla condizione, perché a quest'età è molto importante non richiedere troppo dai propri mezzi. Comunque, l'idea di provarne una c'è. Vedremo...».
Qual è stata la gara che ti è piaciuta di più quest'anno, tra quelle che hai corso?
«Senza dubbio il Giro di Lombardia. Sono rimasto affascinato dal clima particolare e dal percorso che, credo, mi si addica. Un giorno mi piacerebbe vincerla, sarebbe davvero una grande soddisfazione».
E se dovessi indicare la tua prestazione migliore?
«Direi ancora Lombardia, appena fuori dai venti, ma a 1'30" da Cunego e Riccò. Penso di aver fatto un'ottima prestazione per una gara così lunga, al primo anno da pro', e alla fine di una lunga stagione».

Giuseppe Cristiano


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