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Kolobnev, Eroica prima - Il viceiridato vince sullo sterrato

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L'attività preliminare da svolgere nell'accostarsi all'Eroica consiste nello sfrondare il tutto dalla troppa enfasi che ha accompagnato quest'esperimento interessante, certo, ma forse non epocale come qualcuno ha voluto far credere.
Va bene voler "vendere" il proprio prodotto, ma arrivare a derive puramente piazzistiche come quella di Zomegnan forse non è così salutare: che l'Eroica possa essere la somma di Fiandre più Roubaix è smentito dai fatti, da 206 anni di storia in meno rispetto a quei due monumenti messi insieme, dalla collocazione in calendario (un conto è la primavera, un altro è l'autunno), giusto per restare a un livello superficiale.
E poi c'è un altro particolare: le corse che hanno nel nome l'ingombrante presenza di uno sponsor, corrono il rischio grave di svanire dalla sera alla mattina, se un bel giorno quello sponsor decide di finanziare un museo della carta moschicida piuttosto che un evento sportivo. E siccome l'organizzatore dell'Eroica ha dimostrato, nel recente passato, di non farsi il minimo scrupolo nel chiudere baracca e burattini anche nel caso di corse che una storia centenaria ce l'avevano (il Giro del Piemonte, che quest'anno è saltato, e chissà se e quando tornerà), o di prove tecnicamente interessanti e destinate magari ad una crescita nel tempo (Primavera Rosa), fossimo in Angelo Zomegnan eviteremmo di stracciarci le vesti per una creatura neonata che avrà bisogno di un po' d'anni prima di poter dire di saper camminare sulle proprie gambe.
Detto ciò, ci sono anche una serie di cose positive che bisogna valutare. La prima è che finalmente una banca italiana (la Monte dei Paschi di Siena) entra nel ciclismo, laddove gli istituti di credito nel resto d'Europa finanziano questo sport da decenni (direttamente sponsorizzando riccamente diverse squadre, dalla Rabobank in giù), e questo ingresso magari potrebbe essere propedeutico per un impegno maggiore nel futuro, o per l'arrivo di altre banche che investano nel nostro mondo.
Poi c'è da segnalare il buon seguito che la corsa ha avuto, in termini di pubblico (considerando che si è svolta in un giorno feriale), e il discreto livello di partecipazione da parte di squadre e corridori di primo piano. Indubbiamente il concetto di "Eroica" incuriosisce e intriga: e in effetti una gara disputata in parte sullo sterrato (le strade bianche del Chianti, che attraversano degli scenari paesaggisticamente fantastici) ha tutto per colpire l'immaginario popolare (e non solo popolare).
Diventerà, l'Eroica, un appuntamento irrinunciabile della stagione? Solo il tempo lo dirà; riuscirà a svincolarsi da certe logiche affaristiche che negli ultimi anni hanno guidato tutta la politica Uci ("delocalizzare" il ciclismo laddove arrivano nuovi fondi, a scapito degli eventi che hanno fatto la storia di questo sport)? Su questo punto abbiamo qualche dubbio in più, ma ci piace essere ottimisti, a patto che Zomegnan e la Rcs Sport sfrondino il tutto (come detto all'inizio) dagli eccessi di enfasi.
Perché poi quel che resta è una corsa bella e interessante, che con qualche aggiustamento (per esempio lo spostamento al fine settimana) potrà diventare un bel punto fermo del calendario internazionale. La prima edizione aperta ai professionisti (da anni si corre l'Eroica amatoriale) ha del resto visto il successo di uno dei corridori maggiormente sulla cresta dell'onda, quell'Alexandr Kolobnev che a Stoccarda, non più tardi di 10 giorni fa, è stato avversario fiero e necessario di Bettini, al Mondiale tedesco: quindi l'albo d'oro si apre con un nome molto interessante, di un ragazzo ancora giovane che potrebbe essere destinato a un futuro abbastanza luminoso.
Kolobnev, in fuga dal km 74 con altri 9 uomini (dopo che all'inizio c'era stato un attacco semiserio di Elio Aggiano, che col permesso del gruppo ha salutato così il ciclismo professionistico, da cui si è ritirato proprio oggi, fermandosi dopo l'estemporanea ultima fuga della sua carriera), si è giovato del lavoro del suo compagno di squadra Ljungqvist, in avanscoperta insieme a lui (gli altri 8: Capecchi, Khalilov, Mori, Benitez, Vitali, Golcer, Gutiérrez Cataluña e Serrano González).
Sempre pronto in testa sui tratti di sterrato, Kolobnev ha attaccato alla fine del penultimo settore di strada bianca, a 35 km dal traguardo, con Ljungqvist che dietro rompeva i cambi degli inseguitori (su tutti Gutiérrez), permettendo così al compagno di squadra di gestire al meglio i 20" che fino alla fine sono rimasti tra il battistrada e il gruppetto alle sue spalle.
Ha chiuso un po' in affanno, Kolobnev, giungendo in Piazza del Campo a Siena (scenografica sede dell'arrivo) con le ultime riserve di energia e con Ljungqvist (che a sua volta aveva staccato gli altri) che per poco non gli piombava addosso; si è rifatto sul palco, dove ha trovato Paolo Bettini a premiarlo, proprio colui che a Stoccarda gli ha tolto la gioia di vincere il Mondiale. Da quest'Eroica giunge però la conferma che la prestazione del russo nella prova iridata non è stata casuale: e forse le corse di un giorno hanno scoperto un nuovo protagonista.

Marco Grassi

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