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Côte d'Azur, golpe italiano - Rebe&Noce padroni; e AleJet vola

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Una giornata tanto positiva per il ciclismo italiano non si ricordava da un po'. Perché da un po' non capitava di festeggiare contemporaneamente su due diversi (e importanti) fronti.
E non possiamo non partire da quello che qualcuno vedrà come un possibile risarcimento a beneficio di Davide Rebellin, che lo scorso anno si vide sfuggire la Parigi-Nizza all'ultima tappa, solo e attaccato da Contador, che malgrado la strenua resistenza del veneto riuscì a scavalcarlo in classifica; oggi la storia si capovolge, in qualche modo. E a farne le spese è Robert Gesink, giovane olandese che ha talmente tanti anni davanti, e talmente tanta classe, da avere ogni possibilità - tra qualche tempo e qualche vittoria - di rubricare questo rovescio come un semplice e dimenticabile incidente di percorso.
Un incidente che non si credeva, a un certo punto, verificabile: una fuga corposa in avanscoperta sui contrafforti provenzali, con il piccolo Lhotellerie a fare il mattatore nella prima parte (il giovane nuovo Delfino di Francia si era sganciato per raccattare punti Gpm, con l'impegno di tornare a casuccia nella pancia del gruppo una volta messa al sicuro la maglia a pois della relativa classifica: cosa puntualmente avvenuta), e con Julich, Sprick e Kohl a brillare nel finale, quando sul Col du Tanneron, ultima salita di giornata, sono rimasti in tre davanti.
Su ognuna delle sette salite in programma, la Rabobank di Gesink ha esercitato un controllo perfetto, e proprio sul Tanneron il capoclassifica in prima persona ha fatto capire a tutti che non ci sarebbe stato spazio per cedimenti. E invece...
E invece in cima, con tutti i migliori lì davanti, ha preso corpo l'ipotesi dell'agguato. Portato a segno da Rebellin, e compiuto grazie al fondamentale apporto di Cunego. Gesink era rimasto solo, tra l'altro, quindi nella condizione ideale per farsi impallinare: e il trappolone è scattato sulla discesa conclusiva, discesa su cui Damiano ha fatto i numeri, e quelli bravi a tenerne la ruota si sono ritrovati, a fine picchiata, ad avere un discreto margine sul gruppo. Un gruppo in cui, addirittura, Gesink non c'era: troppo imbranato, forse spaventato, forse voglioso di cautela per difendere la sua bella maglia gialla da cadute, fatto sta che l'olandese si trovava in un terzo gruppetto, con Evans (a ruota) e col solo Lhotellerie pronto a sacrificarsi per aiutarlo (dopo il des, per Clément era l'ora del do).
Troppo poche gambe a pedalare per ricucire con chi precedeva; e invece lì davanti, un accordo sensazionale. Con Cunego e Rebellin, c'erano Chavanel, già più volte volonteroso protagonista in questa Parigi-Nizza, LL Sánchez che più o meno è in classifica, e un Nocentini spettacolare, parte attiva dell'azione vista la sua personalissima implicazione nelle questioni della generale: infatti, se Rebellin aveva 32" da recuperare su Gesink, Nocentini ne aveva appena 3 in più, e da 35" di distanza dal vertice assaporava giustamente il gusto della grande occasione.
I 5, strada facendo, hanno pure trovato Kohl, compagno di Rebellin che ha prosciugato ogni residua (dalla fuga) energia per dare un ulteriore impulso all'attacco decisivo. E più avanti, a 10 dal traguardo, hanno risucchiato Julich, l'ultimo superstite (Sprick era caduto in discesa lasciando solo l'americano).
Il dramma si è consumato rapidamente negli occhi acerbi di Gesink: per lunghi chilometri è rimasto solo a pedalare, sentendo che non sarebbe mai riuscito a rientrare nemmeno nel secondo drappello, quello in cui Popovych (ora terzo in classifica) faceva il diavolo a quattro (e in cui un sorprendente Hushovd resisteva confermando che alla Sanremo tutti dovranno fare i conti con questo marcantonio). E infatti il margine cresceva e cresceva, e colui che fino a 10 chilometri prima era un ancora inattaccabile leader di classifica, si è ritrovato a scivolare addirittura giù dal podio.
Rebellin e Nocentini, soddisfatti di quanto guadagnato, si sono fatti da parte nell'ultimo chilometro, lasciando che fossero gli altri a giocarsi il successo. Kohl si era già staccato, Julich era a secco, e quindi uno tra Cunego, Chavanel e Sánchez aveva l'obbligo di muoversi. Avremmo puntato la suocera sul francese, e invece è stato lo spagnolo a piazzare l'allungo. Cunego, velocissimo, si è portato alla ruota di LL, e invece Chavanel, che in quel momento era dietro a Rebellin che rallentava, ha dovuto faticare per chiudere il buco, con Julich appiccicato alle caviglie.
Ma nel momento in cui Sylvain si è portato sulla coppia di testa, ha pensato che ormai era in pieno sforzo, e che quindi non valeva forse la pena rifiatare per partire - chissà quando - con meno efficacia dopo. E allora via, apnea, acido lattico e ultimo affondo. Cunego un po' non se l'aspettava, un po' si era già speso per riprendere Sánchez; il quale a sua volta non ne aveva più; Julich idem, come già detto. E fu così che Chavanel finalmente vinse una tappa.
A Cunego resta un po' di amarezza, ma al contempo la consapevolezza di essere in salute: vivace come nei giorni migliori, non accusabile nemmeno di essersi fatto uccellare, visto lo sviluppo del finale.
In classifica Rebellin ha i soliti 3" su Nocentini, che a 30 anni ha raggiunto una maturità che gli potrebbe permettere di fare il colpo grosso: ci vorrà fantasia domani, nella Nizza-Nizza, per scardinare la difesa di un corridore che - stagione dopo stagione - anziché invecchiare male si dimostra sempre più serio e affidabile. Popovych è a 48" dalla maglia gialla, Gesink a 51". Chissà se riusciranno a rientrare in gioco: difficile; sembra quindi arrivato il momento - per l'Italia - di rivincere una corsa fin qui avarissima: se la son portata a casa solo Camellini nel 1946 e Frigo nel 2001. Sarà veneto o toscano il terzo membro dell'esclusivissimo club?

Capitolo Tirreno-Adriatico: Alessandro Petacchi ha vinto una grande volata, al termine di un testa a testa tiratissimo con Oscar Freire, che cercava in tutti i modi di rimontare lo spezzino, partito lunghissimo, e comunque capace di tenere fino alla linea d'arrivo. Detta così, con due righe praticamente d'agenzia, sembrerebbe una semplice tappa interlocutoria (se mai tale può essere definita una frazione per velocisti a una settimana esatta dalla Milano-Sanremo), in cui AleJet rende la pariglia a Oscarito che l'aveva brutalmente battuto a Civitavecchia (e tra l'altro sarebbe anche curioso fare un parallelo, visto che oggi si arrivava a Civitanova...).
E invece anche qui c'è da parlare e ricamare: perché sulla salitella di Corva, a 10 km dal traguardo, c'era stato un importante tentativo, animato da Ballan e poi da Pozzato e Bettini: in pratica, si è messo in movimento l'80% delle possibilità di anticipo dello sprint a Sanremo. Con Ballan bravissimo a regalare al pubblico uno dei suoi terrificanti allunghi su uno strappetto (l'ultimo proprio una settimana fa nell'Eroica), e il bel Filippo pronto a prendere il tram giusto per aggiungere un altro quadratino al mosaico della sua preparazione in vista della Classicissima.
Nel gruppetto che ha preso forma sullo strappetto, immancabile la presenza di Cancellara, sempre più temibile in chiave Sanremo, e bravi sono stati anche Gasparotto (in assoluto uno dei migliori in questa Tirreno), Gerdemann e i velocisti Freire e Ciolek. Dietro tirava chi non era davanti, ovvero la Milram, per Petacchi. I 15" che ancora a 5 km dalla fine dividevano i due gruppi sono stati limati dai compagni di AleJet, impagabili: e malgrado un estremo tentativo di Sella, Lövkvist, Bettini e Lastras di rianimare l'azione di avanguardia, ai due chilometri e mezzo è avvenuto il ricongiungimento.
A quel punto, era solo questione di treno: quello della Milram ha continuato la sua opera in maniera esaltante, e a Petacchi non restava che mettere la ciliegina. Responsabilità a cui lo spezzino non poteva assolutamente sottrarsi, visto il gran lavoro dei suoi compagni. E infatti Alessandro Dinamite, lanciato da Zabel, è partito ai 220 metri, e da lì in poi Freire ha solo potuto sperare di superarlo, senza che ciò avvenisse; intanto da dietro Pozzato faceva un mezzo capolavoro, piazzando una volata da terzo posto dopo essere stato al vento per 800 metri (a causa di un'incomprensione col compagno Fischer, partito senza costrutto e infatti ripreso in fretta dal gruppo lanciatissimo), e dopo aver lavorato in precedenza nella fuga.
In maglia azzurra c'è sempre lo svedese Axelsson, che domani si difenderà dall'assalto di Cancellara (soprattutto), Gerdemann, Lövkvist e, perché no, Gasparotto e Di Luca, che nella crono di Recanati (26 km) partono più favoriti di lui e sono abbastanza vicini in classifica per poter sperare in un sorpasso. In ogni caso ne vedremo delle belle.

Marco Grassi



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