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Con Di Luca alla Tirreno - PaNi, Steegmans-Hushovd super

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Danilo Di Luca, alla fine, prenderà parte alla Tirreno-Adriatico e alla successiva Milano-Sanremo, dopo essere incorso in giorni di veti e malesseri. Un atto di giustizia: l'ha detto Di Luca, lo ripetiamo noi, che abbiamo sempre creduto che per nessun motivo si possa calpestare e ricalpestare il diritto. Deferito non equivale a squalificato, sospeso, colpevole. In attesa di giudizio, quindi, era doveroso ritenere il giudicando innocente, fino a prova contraria. E siccome le prove in mano alla procura antidoping, che avrebbe voluto (vorrebbe) una squalifica per una possibile assunzione di acqua, dell'acqua hanno giusto la leggerezza, sarebbe stato doppiamente beffardo veder fermato un corridore in attesa di un giudizio che sarà molto probabilmente assolutorio.
Tutto questo, sul piano ideale. Su quello prettamente pratico, invece, le cose potrebbero anche essere più positive ancora per Di Luca. Se Zomegnan, che notoriamente è uno molto pratico, si è sbilanciato tanto, dopo aver deciso in precedenza di lasciare Di Luca fuori da Tirreno e Sanremo, un motivo ci sarà. Non dubitiamo che Zome (che, come scritto tempo fa, è sicuramente "uno di noi") avrebbe comunque voluto Danilo al via, ma era stato frenato da motivazioni di opportunità. Se ora ha cambiato idea, quelle motivazioni sono probabilmente cadute. In altri termini, può essere che qualcuno dal Coni gli abbia dato ampie garanzie sull'esito del giudizio del Gui, il prossimo 1° aprile.
In un modo o nell'altro, nel giorno in cui per la prima volta si registra una visibile protesta dei tifosi del ciclismo (recatisi con 4 pullman a Roma davanti al Coni per gridare "Giù le mani da Di Luca"), arriva questa notizia: come fare a non considerare straordinaria questa giornata, per i destini del ciclismo, nello stesso periodo in cui l'Uci ha incassato una cocente sconfitta in terra francese (con la Parigi-Nizza che si disputa comunque con le squadre Pro Tour, malgrado le starnazzanti minacce di Gabbo McQuaid)? C'è da essere ottimisti, ma fondamentalmente per una questione di logica: quando una cosa è inevitabile, prima o poi accade. Ed è inevitabile che il disarmante governo mondiale del ciclismo, con le sue scelte folli, venga sbugiardato e quanto prima defenestrato. Si può tirare la corda fino a un certo punto, dopodiché la medesima si spezza.
Idem per l'operato di Torri: quanto ancora conta di andare avanti coi suoi metodi arrembanti, senza che nessuno gli presenti un conto da pagare?

La consolazione, in questi lunghi anni bui, sono sempre state le corse. E così è anche oggi: alla Parigi-Nizza, avversata da tre giorni da vento e pioggia, abbiamo trovato un (ennesimo) grande favorito per la Sanremo. Ed è Thor Hushovd: vederlo scendere in picchiata dal Fût d'Avenas, a 20 km dalla fine della seconda tappa, e tenere un vantaggio di 20" sul gruppo per diversi chilometri, per trovare poi ancora la forza di restare in un quartetto di contrattaccanti, non ha potuto evitarci di pensare ai chilometri finali della Classicissima: se il norvegese riesce a tenere le posizioni di testa sul Poggio (dopo tutto l'ha fatto sulla salita di oggi, anche se il ritmo non era indiavolato come sarà sabato 22), chi dice che non potrebbe provare una sortita in discesa, quando tutti lo aspetteranno in volata?
Elucubrazioni, niente di più, ma il modo - convinto e spericolato - con cui Thor si è bevuto quei chilometri in picchiata, guadagnando su tutti sull'asfalto bagnato, ha fatto sensazione. Anche se poi la tappa è sfuggita via a Hushovd.
E gli è sfuggita via perché ha trovato sulla sua strada uno che in questi giorni va più veloce di lui: Gert Steegmans, già vincitore ieri a Nevers, e in grado di ripetersi con la stessa prepotenza oggi a Belleville. La giornata aveva visto il giovane Hupond della Skil-Shimano in fuga per 150 km (con un vantaggio massimo che ha superato il quarto d'ora), ma sull'ultima collinetta di giornata, a 20 dal traguardo, il ragazzo era stato ripreso dal gruppo anticipato di pochi metri da Flecha e Intxausti.
Dopodiché la discesa, su cui Hushovd ha fatto il matto guadagnando 20" e provando a conservarli nei 10 km finali. Ma alle sue spalle la situazione era tutta un fermento: la picchiata aveva provocato una discreta selezione, e dopo un gran lavoro della Quick Step, Steegmans ha deciso di far da sé, e si è infilato in un terzetto che stava per rientrare su Hushovd, rialzatosi a 8 km dal traguardo: con lui, Sylvain Chavanel e Michael Albasini. I quali, trovandosi in quartetto con due velocisti, hanno pensato bene di non far corsa parallela, malgrado siano di due squadre diverse, e così i loro scatti sono stati buoni per il vento e per nient'altro. Anzi, Chavanel si è pure messo di buzzo buono negli ultimi 500 metri per lanciare la volata a Steegmans: il che in teoria va anche bene (meglio terzo nel drappello che trentesimo nel gruppo che rimonta), ma in pratica ci dice che il francese aveva delle energie che ha sfruttato malissimo.
Sullo sprint, poco da dire: Steegmans l'ha preso in testa e lì l'ha condotto, non dando mai al rivale Thor nemmeno l'impressione di poter essere rimontato. Il norvegese aveva perso molte energie nel suo pur spettacolare tentativo solitario, e si ritrova così a dover fare i conti con un'altra sveglia presa dal belga dopo quella del giorno prima, anche se (per 3") ha salvato la maglia gialla di leader della classifica. La perderà domani (c'è la Croix de Chaubouret - 16 km di scalata - in prossimita dell'arrivo di Saint-Étienne), ma una vittoria nel cronoprologo, un secondo e un terzo posto, e in più tre giorni di liderato e la consapevolezza di essere come mai prima pronto per un risultato importante nella Sanremo rendono la sua Parigi-Nizza già più che positiva.
Come più che positiva è la corsa di Steegmans, le cui due vittorie faranno riflettere qualcuno in casa Quick Step: puntare ancora a occhi chiusi su Boonen o dare qualche chance in più a Gert tra il Poggio e il lungomare di Sanremo? Da domani, alla Tirreno, vedremo cosa ne pensa Tom.

Marco Grassi



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