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Vladi, Fugas de Covadonga - Efimkin fa il padrone, bravo Piepoli | Cicloweb

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Vladi, Fugas de Covadonga - Efimkin fa il padrone, bravo Piepoli

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Iniziamo dai nostri? Massì, per una volta facciamo i nazionalisti e diamo la precedenza alla rappresentanza italiana in terra spagnola. Tanto per cominciare, complimenti e strette di mano a Bertagnolli, Pellizotti, Guerini e Vanotti (in ordine di cedimento, dal più resistente al meno): tutti e 4 in fuga, a rendere ancora più corposa un'azione che già lo era, visto che si componeva di 35 uomini, tra i quali più d'uno da prendere con le molle in chiave di classifica generale: perché non si può lasciare troppo spazio a un Devolder, a un Gárate, a uno stesso Efimkin, visto che la storia recente ci ha insegnato che le fughe bidone esistono ancora e possono fare la differenza.
Ma torniamo ai nostri. Nel giorno del primo, precocemente stuzzicante, arrivo in salita della Vuelta (e che arrivo: i Lagos de Covadonga!), aspettavamo di capire con che occhi potremo continuare a seguire la corsa iberica. E abbiamo avuto più di una conferma, a partire da Cunego, che, fedele alle premesse (e anche a causa della caduta del primo giorno), esce di classifica e si dedicherà da domani alla ricerca di un successo parziale. Ad onta delle speranze dei suoi tanti tifosi, il veronese è stato tra i primi big a staccarsi sulla salita finale, accumulando poi oltre 18' di ritardo e arrivando al traguardo insieme ai velocisti.
Nulla di grave, in fondo la Vuelta non era nei programmi di Damiano, che aveva già preventivato di ritirarsi dopo una decina di tappe per volgere lo sguardo al mondiale tedesco. D'ora in poi ci concentreremo allora su Piepoli, che se resta concentrato e non perde terreno dove può evitarlo, e se non va a fondo 74 km complessivi a cronometro (non tantissimi, soprattutto in assenza di specialisti da far girare la testa), può centrare, a 37 anni, il piazzamento della vita in un grande giro.
E sì, perché il pugliese ai Laghi è stato tra i più convincenti, non perdendo un metro dai migliori, ma anzi risultando il più sveglio ad ogni cambio di passo dei suoi avversari. Non ha attaccato in prima persona, Leonardo, perché aveva dietro, (sempre meno) leggermente staccato, il suo capitano Gómez Marchante, e gli equilibri di squadra alla Saunier sono sacri (l'abbiamo sperimentato al Giro proprio con Piepoli, con Simoni e Riccò). Ma è rimasto per tutta la salita incollato a quelli che stavano cercando di fare il vuoto, per poi bruciarli tutti nella lunga volata per il secondo posto. Ciò significa che in classifica Piepoli si ritrova al momento molto, molto in alto: sesto, a 1'06" dal leader Efimkin.
E passiamo a parlare proprio di lui, il gemello Vladimir, che era tra i 35 fuggitivi e che ha dimostrato di averne più di tutti, visto che sull'ascesa finale ha fatto il vuoto e ha conservato un buon margine anche quando dietro la lotta ha iniziato a infuriare. Onestà vuole che si dica che lungo la fuga, partita intorno al km 15 di gara, il russo si sia risparmiato, lasciando ad altri il compito di tirare e di portare il margine fin sopra i 6' (poco dopo il km 50, a 135 dal traguardo).
Non per niente la Caisse d'Epargne di Efimkin è stata tra le più attive squadre impegnate nell'inseguimento. Col senno di poi, diremmo che se i suoi compagni non avessero tirato tanto, magari ora il margine di Vladimir sarebbe più sicuro in testa alla classifica; ma troppo alto era il rischio di lasciare troppo spazio a Devolder e agli altri, quindi non si può gettare la croce addosso al ds del team franco-spagnolo.
Mentre Efimkin già faceva da un paio di chilometri il bello e il cattivo tempo davanti, alle sue spalle è stato Sastre a scatenare la bagarre, a 8 dalla vetta. Il capitano della Csc si conferma tra i (pochi) massimi favoriti di questa Vuelta, e la sua azione insistita ha senz'altro fatto male a diversi dei suoi rivali. Primo fra tutti Samuel Sánchez, autore di una tappa abbastanza anonima, nel giorno in cui la sua Euskaltel festeggiava la prosecuzione della gara da parte di Zubeldia (che - per fortuna - non si è fratturato la clavicola, come avevamo erroneamente riportato ieri).
I più svegli e reattivi ai colpi di Sastre sono stati Menchov, Piepoli e Pereiro, con quest'ultimo che però si è spento presto, rinculando all'indietro e patendo un distacco di 51" dai migliori della classifica. Evans, dopo un momento di sofferenza su pendenze che non sono certo il suo pane quotidiano, ha riordinato le idee ed è risalito, metro dopo metro, fino a riportarsi alla ruota degli attaccanti. Nel frattempo Efimkin continuava a non perdere troppo, lasciando negli inseguitori una progressiva consapevolezza (poi confermata dai fatti) che non l'avrebbero più ripreso.
Bruttina invece la giornata di Gómez Marchante, che sin da subito non è riuscito a reggere il ritmo di Sastre, e ha chiuso a 1'17" dal suo gregario Piepoli (e appena davanti a Samuel Sánchez): i danni li ha limitati, ma non ha potuto evitare di lasciare l'impressione di essere il più debole del quartetto di favoriti per il successo finale.
Gli altri tre di questo quartetto sono, per l'appunto, i già citati Sastre ed Evans; e poi Menchov, che sembra un altro rispetto al suo scadente Tour, e che ha risposto colpo su colpo a Sastre, prendendosi pure la libertà di piazzare un paio di rasoiate, che hanno messo in difficoltà il coriaceo Evans e che hanno contribuito a smorzare il gap da Efimkin, aumentando al contempo quello sugli inseguitori.
L'ultimo chilometro, con Efimkin ormai tutto intento ad esultare, ha visto la lunga volata per i piazzamenti, con Evans che ha infine patito il cambio di ritmo e ha lasciato per strada qualche secondo, e con Piepoli che ha piegato Devolder (agguantato strada facendo), Menchov e Monfort (altro fuggitivo del mattino), e con Sastre che - in assenza di abbuoni da inseguire - si è limitato a controllare il tutto.
La classifica, che è uno specchio fedele dei piazzamenti nella tappa, è tutta in divenire, con distacchi ancora minimi, e con un'ideale linea di demarcazione che può essere tracciata sui 2'30" di distacco (quelli di Antón, 18esimo). Più indietro ci sono giusto Karpets (a 2'57" da Efimkin), Pérez Rodríguez (a 3'11") e López García (a 3'33"), ma per loro (specie i due spagnoli) più che un rientro in zona piazzamenti non si prevede.
Domani Efimkin dovrà tenere cento occhi aperti per difendere il suo leaderato, visto che la Cangas de Onís-Reinosa è la classica tappa piena di trappole: non una di quelle frazioni-monstre in cui si decide una Vuelta, ma un percorso iperaccidentato, con tre Gpm di seconda categoria strada facendo e uno di prima che scollina a 21 dal traguardo. Forse non ci saranno smottamenti in classifica (anche se non ci giureremmo), ma di sicuro avremo qualche scossa di assestamento, e se qualcuno indovina la fuga giusta potrebbe anche rientrare in classifica. La tappa, poi, sembra anche abbastanza adatta ad un tentativo di Cunego: se il Piccolo Principe ha voglia (e gambe) potrà dare un seguito al suo bel successo del Giro di Germania.

Marco Grassi

 

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