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Visconti extralusso - Giovanni nuovo campione italiano

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L'Italia del ciclismo ha un nuovo campione: non solo perché Giovanni Visconti, 24enne siciliano, ha vinto il Titolo Tricolore a Genova, ma anche perché si tratta di un ragazzo con un grande futuro davanti, che dopo due anni di alti e parecchi bassi alla corte di Stanga, ha iniziato a trovare quest'anno in Quick Step una sua dimensione, e dopo aver offerto delle belle prestazioni al Giro d'Italia e a quello di Svizzera, ha volto lo sguardo a quello che era il suo obiettivo dichiarato: il titolo nazionale. E il fatto che l'abbia centrato, succedendo al suo compagno di squadra (e spesso di camera) Bettini, da cui ha tratto grandi insegnamenti (e gliene rende il giusto merito), la dice lunga sulla personalità del ragazzo che dal meridione ha dovuto vestirsi da emigrante per fare il lavoro dei suoi sogni. Il fatto che si sia dovuto trasferire al Nord, non gli impedisce comunque di riportare il Tricolore al Sud, 5 anni dopo il bis di Totò Commesso.
Il percorso genovese, bello e assolato (e anche abbastanza pieno di gente) non era proprio dei più semplici da interpretare, visto che il circuito finale (ripetuto 12 volte) presentava tre salite. Non Stelvio, Gavia e Mortirolo, ovviamente, ma quanto bastava per rendere difficile il controllo per Lampre e Liquigas, le squadre più forti e più rappresentate in gara. In tal modo la fuga di 4 uomini partita intorno al km 100 (Callegarin, Laganà, Boggia e Leonardo Moser - nipote di tanto zio) ha potuto resistere fino a 30 km dal traguardo (che se la calcolatrice non ha sbagliato, son 130 km in avanscoperta con un vantaggio massimo di 7').
Oltre alla fuga, la notizia principale della prima parte di gara è che Bettini ha patito i soliti problemi del 2007 (ovvero sfortune in serie: il campionario di cadute e contrattempi vari si è arricchito dei guai meccanici che lo hanno condotto prima in coda al gruppo, poi a staccarsi, infine a ritirarsi).
Fuori il campione uscente, ci si è potuti concentrare su quello entrante, ruolo per cui la lotta è stata abbastanza serrata. Ripresi i 4 (Moser - abbattuto da uno scooter dell'organizzazione - il primo a mollare, Callegarin l'ultimo), sono potuti entrare in scena i big. Garzelli primo fra tutti, con un tentativo di attacco a 27 km dal traguardo, e con Rebellin a ruota: che il veneto - a una delle ultime occasioni per vestire la maglia tricolore - fosse fortemente motivato, ne abbiamo avuto conferma poi. Per il momento, però, Lampre a ricucire e tutti zitti.
Spazio allora per Spadi, che a 18 dal traguardo ha piazzato un bell'allungo, che gli ha permesso di restare davanti da solo fino all'ultimo passaggio dallo striscione. Confermando così (dopo la fuga a 4 della prima parte) che il campionato italiano resta l'ultimo (e unico) appuntamento rilevante di cui dispongono i corridori delle squadre di seconda fascia per ritagliarsi due grammi di visibilità. Questi team, straziati dal Pro Tour e respinti dalla corsa che un tempo (il Giro) permetteva di quadrare bilanci e rapporti con gli sponsor, si aggrappano a quello che possono. Ma la nottata si sta facendo forse troppo lunga perché queste squadre abbiano reali speranze di rivedere la luce dell'alba.
Ma torniamo alla corsa. Ripreso Spadi, l'ultimo giro si è aperto con un tentativo di scatto di Bernucci: l'azione decisiva è partita qui, con la pronta risposta in contropiede di Rebellin (rieccolo!), che si è portato appresso Visconti e Bossoni.
I 3 non avevano guadagnato 10", che sono stati raggiunti anche da Murro (Tenax, riecco anche le squadre minori), che alla prova dei fatti sarà decisivo per la riuscita dell'azione. In attesa che il gruppo si riorganizzasse in un inseguimento incisivo, il quartetto di testa ha preso 20-25" di margine, rendendo anche vano il solitario tentativo di riaggangiarsi operato da Quinziato, che pure è un bel rouleur, il quale cercava di ovviare alla distrazione Liquigas che si era lasciata sfuggire un'azione così importante.
La Lampre invece c'era, con Bossoni, che però coi compagni all'inseguimento (tra i quali il velocissimo Bennati) non collaborava davanti; sicché, un po' per la non perfetta rotazione dei 4 fuggitivi, un po' per due belle stoccate di Ferrara e Carrara sull'ultima salita, a 5 dal traguardo, il distacco tra i fuggitivi e il gruppo si è dimezzato, scendendo a 10-12".
Sul rettilineo finale, il sacrificio di Murro: pur cosciente che così si autoescludeva dalla lotta per la vittoria, Christian ha pensato che, piuttosto che essere riassorbiti, anche un piazzamento non era da disprezzare. E così si è messo in testa e ha tirato per 500 metri, dando ai compagni di fuga la possibilità di giocarsi il successo, e tenendo a distanza il gruppo che stava cercando di ritornare sotto impetuosamente.
Visconti, volata in testa senza voltarsi, è partito fortissimo ai 250 metri. In quello scatto, tutta la rabbia giovane di chi è convinto di valere molto più di quel che gli ordini d'arrivo degli ultimi 2 anni e mezzo hanno dichiarato. Rebellin ci ha provato, a tenere e a rilanciare, ma nulla ha potuto, vedendosi sfuggire via davanti agli occhi il giovane collega e la possibilità dell'agognato titolo. Non è facile, a 36 anni, pensare che tanto ci si potrà rifare l'anno prossimo. Ma dopotutto, nello sport, è anche giusto così: e ci sta che il vecchio campione presenzi con tutta l'intensità possibile alla prima vera memorabile affermazione di uno dei suoi eredi.

Marco Grassi    

 

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