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Vinokourov fa il babau - Svizzera, 1 cm di Zabel su Bennati | Cicloweb

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Vinokourov fa il babau - Svizzera, 1 cm di Zabel su Bennati

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Tra un mese lui sarà lì, in pole position, quando il Tour de France si affaccerà sulle montagne. Magari, come a volte gli capita, pagherà dazio sulla prima salita, ma poi fino alla fine sarà protagonista, proprio fino alla fine, lui che tra le più belle imprese della carriera annovera quella vittoria strappata coi denti e l'incoscienza sui Campi Elisi nel 2005.
Lui è ovviamente Alexandre Vinokourov, che a quasi 34 anni proverà il colpaccio della vita, approfittando della clamorosa lack of governance che è venuta a crearsi nel ciclismo delle grandi corse a tappe. Chi può imporre il proprio dominio? Nessuno lo sa. E nella temporanea assenza di possibili dominatori, il vuoto in vetta al Tour potrebbe essere benissimo colmato da questo kazako che probabilmente dà spettacolo anche quando va in bici a comprare il giornale la mattina, e quindi figurarsi quando è in gara e in forma.
Vino lo ha appena finito di dimostrare al Criterium del Delfinato: non lo ha vinto, a causa di un passaggio a vuoto sul Mont Ventoux, dove ha patito la bellezza di 7'20" dal vincitore Moreau; ma nel resto della settimana ha infilato due vittorie (nella crono di Anneyron, dominata in lungo e in largo col delfino Kashechkin, e nella tappa di oggi), un'altra l'ha ceduta al compagno Colom, e più in generale è sempre stato il centro di gravità permanente della gara. Ruolo che rischia di rivestire, per l'appunto, anche al Tour de France, dove di certo avrà più spazio per recuperare il terreno che il suo modo di correre (dispendioso) e la sua conformazione fisica (adatta ai grandi giri, ma fino a un certo punto) gli faranno in qualche occasione perdere.
Del resto, pur lasciando da parte l'indimenticabile Tour 2003, abbiamo fresca fresca l'esperienza dell'ultima Vuelta, che il kazako ha vinto in rimonta su un Valverde che a un certo punto era sembrato ingiocabile. E invece, recupera qua e rosicchia là, Vino riuscì, nel settembre scorso, a incamerare la corsa spagnola e a rilanciare la sua candidatura per il gradino più alto del podio parigino.
Alex non ha molto tempo a disposizione: come detto, gli anni sono già quasi 34, e prima o poi un declino fisico giungerà a tarpargli le ali. E la carenza di avversari rilevanti non durerà per sempre: i fratelli Schleck continuano a crescere, e rischiano seriamente di ipotecare un bel po' di grandi giri, da qui a 10 anni; Contador è in crescita, e se forse è ancora acerbo quest'anno, già nel 2008 potrebbe non esserlo più; e altri bei nomi verranno, com'è ovvio e scontato aspettarsi. Ma nel frattempo, i Menchov, i Leipheimer, i Valverde, gli Evans, i Sastre, oltre ad essere già stati battuti in passato da Vino, non hanno caratteristiche tali da togliere il sonno al campione venuto dall'Est. E qualche altro corridore che poteva essere insidioso (Klöden e Kashechkin) è stato ingaggiato dalla stessa Astana, e quindi lavorerà pro e non contro Alex.
L'ultima tappa del Delfinato, che tanta ispirazione ci ha dato per parlare di Vinokourov, è stata conquistata dal kazako nella sua maniera più classica: colpo di mano nel finale, con sparata che ha fatto il vuoto e ha portato il capitano Astana a tagliare il traguardo in solitaria, esultando senza nemmeno troppa enfasi. La frazione in teoria avrebbe dovuto stuzzicare le residue speranze di Evans e Kashechkin nell'ottica di un possibile attacco alla maglia gialloblù di Moreau; ma se il kazakino si è addirittura staccato sul Col de la Forclaz, ultima asperità del Criterium, Evans non ha avuto il cambio di ritmo per insidiare realmente lo stagionato francese al comando (anche se ci ha provato in discesa). E il forcing di Piepoli sulla salita (seguito da un attacco un po' velleitario nella picchiata) non ha prodotto niente di clamoroso (anche se il pugliese chiude con un discreto decimo posto nella generale).
Il finale, quindi: Leipheimer ha provato l'allungo, e a dire il vero se l'è pure giocato bene, visto che ha preso brevemente il largo. Alle sue spalle, a 5 km dal traguardo, si è poi mosso Vino. E mentre ci preparavamo a un palpitante testa a testa (Alex rientrerà? Non rientrerà? Chi vincerà la volata a due?), quell'inavvertito del californiano ha sbagliato una rotonda ed è partito per la tangente, scivolando sull'asfalto bagnato per la pioggia che copiosa cadeva dall'inizio della giornata. Vinokourov ha così dovuto soltanto evitare la bici di Leipheimer rimasta in mezzo alla strada, dopodiché nulla più ha turbato la sua cavalcata vittoriosa. Moreau, autore di un memorabile Delfinato, vince e si ripropone una volta di più come unico verosimile appiglio francese per un possibile podio al Tour (a meno di qualche fuga bidone di Dessel). Come sempre, oltralpe non si naviga nell'oro.

Se il Delfinato è finito, il Tour de Suisse è ben lungi dall'entrare nel vivo, anche se in questi primi due giorni abbiamo visto un Cancellara in versione very fashion, con vittoria nel cronoprologo e terzo posto in volata quest'oggi. La salitella di Rengg, nel finale, ha pure creato un po' di scompiglio, visto che il ritmo dei CSC in testa al gruppo ha spezzettato il medesimo (ricompostosi comunque in discesa) e ha lanciato un bel contropiede di Matteo Carrara, che strada facendo ha trovato la collaborazione di Barredo e Stalder (riportatisi sul bergamasco): i tre hanno accumulato fino a 45" di vantaggio, quando al traguardo mancavano poco più di 10 km. Il problema è che poi quando le squadre dei velocisti si sono riorganizzate (su tutte la Predictor di McEwen e la Lampre di Bennati), il margine che sembrava promettente è risultato essere fragile come una casa di sabbia, ed è stato spazzato via in pochissimi minuti.
Volata, dunque, ma nell'ultimo chilometro una curva a sinistra ha visto scivolare via Rast, il quale ha fatto un notevole strike abbattendo Freire e mezza Gerolsteiner, e provocando di fatto una frattura nel gruppo. A quel punto, chi era avanti era già lanciato nello sprint. Il più lanciato di tutti pareva essere Bennati, ma evidentemente troppo compreso del ruolo di favorito (dopo l'eccellente prologo di ieri), l'aretino è partito lunghissimo, e ha dovuto beccarsi tra capo e collo la rimonta di Zabel, il quale solo per un istante è riuscito a mettere la sua ruota davanti a quella di Daniele: il problema è che quell'unico istante era quello della linea dell'arrivo, superata la quale, sullo slancio del colpo di reni, Bennati è tornato a primeggiare: troppo tardi, però, e infatti il fotofinish ha assegnato il successo al velocista della Milram.
Bennati non avanza nemmeno più di tanto in classifica, visto che Cancellara risponde ad abbuono con abbuono (quello del terzo), e conserva la maglia per un altro giorno. Domani la perderà, forse: sarà più forte lo svizzero di origini lucane, o saranno più toste le pendenze del Flüelapass (vetta a 60 dal traguardo) e del Norbertshöhe (che svetta ad appena 2000 metri dall'arrivo)?

Marco Grassi    



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