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Un Petacchi clamoroso - Entusiasmante duello con Bennati

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Da quando è nato, cinque anni e mezzo fa, ad oggi, non abbiamo dubbi che il maggior numero di prime pagine Cicloweb le abbia dedicate ad Alessandro Petacchi. Non abbiamo fatto i conti, ma a naso non possiamo che giungere a questa conclusione. Si capisce quindi quanto siamo legati al velocista spezzino, che abbiamo accompagnato (e da cui siamo stati accompagnati) lungo una crescita che a lui ci ha accomunati in questo lustro.
E se da una parte, dopo tante vittorie e tanti articoli si rischia di ripetere concetti già espressi cento volte, dall'altra ci stupiamo di quanto possiamo restare estasiati di fronte all'ennesima volata perfetta di AleJet.
Prendiamo ad esempio il successo di oggi. Giunto al termine di una tappa che a tratti era sembrata una classica (non certo per il percorso, quanto di più annoiante potesse esserci), per i nomi di alcuni dei fuggitivi (Rebellin e Gilbert: bastano questi due? Con loro c'erano anche Krivtsov, Minard e Ruiz Sánchez, arrivato nella combriccola per ultimo e staccatosi per primo), e preparato per lunghissimi chilometri dal lavoro indefesso e incessante della Milram.
La caratura degli attaccanti giustificava in effetti la viva preoccupazione di chi non voleva rischiare di lasciarsi sfuggire l'occasione di un successo da inseguire allo sprint. Ma Quick Step e Lampre hanno dimostrato di non essere troppo interessati a tamponare la fuga, e così è toccato interamente agli uomini di Stanga tenere il distacco sempre intorno ai 3', per poi abbatterlo nel finale (allora sì, con l'aiuto di qualche altra squadra, Lampre e T-Mobile su tutte).
Vano l'estremo tentativo di Gilbert di prolungare l'attacco: a 6 km dal traguardo di Hellín il belga ha provato il contropiede, seguito immediatamente da Rebellin, ma la sagoma tonitruante (complimenti per l'aggettivo...) del gruppo era sempre lì, pronta a fagocitare i due, come aveva appena fatto con gli altri fuggitivi, e così a 5 dalla conclusione si era nuovamente tutti assieme.
Nuovamente e per poco, perché con l'andatura fattasi realmente sostenuta per opera della T-Mobile, qualcuno nelle retrovie ha gettato la spugna preferendo staccarsi: tra questi, Boonen e Bettini. Se il Grillo ha ampiamente dimostrato quali siano le sue intenzioni e le sue potenzialità, Tornado Tom ha fatto in questa Vuelta il pesce in barile. Dice di avere mal di schiena, dice che il circuito mondiale non è adatto a lui, ma intanto la condizione cresce, la gamba migliora, e noi non ci esimeremo dal metterlo in primissima fila quando si tratterà di stilare le griglie dei favoriti per Stoccarda.
Mentre Boonen e Bettini bivaccavano negli ultimi chilometri, la Milram si riorganizzava intorno a Zabel, per mettere Petacchi nella condizione migliore per un bis molto atteso: molto atteso perché una vittoria può arrivare in molti modi, ma ripeterla a stretto giro di posta ha ben altri significati.
Così come ieri, i Milram sono stati impeccabili nel finale, e ci siamo ritrovati sul rettilineo del traguardo con Zabel lanciatissimo in testa, e con Petacchi dietro. Non subito dietro: dietro anche a Bennati, che era stato abile a inserirsi tra i due avversari, provando così a scompaginarne i piani. Mentre Zabel stava completando il suo sforzo, nel momento in cui ci saremmo aspettati che Erik si facesse da parte per lasciare al vento Bennati e favorire così lo scarto di Petacchi, ecco l'Alessandro che non ti aspetti: a poco più di 200 metri dal traguardo, lo spezzino è uscito furiosamente dalla ruota dell'aretino, e non c'è un altro termine se non "spettacolare" per definire la sua progressione.
Sicuramente altre volte sarà stato anche più potente, ma l'irrompere prepotente di Alessandro Dinamite al centro della scena ha riempito di sé la giornata e la conclusione della tappa. Bennati, accortosi dell'iniziativa di Petacchi, è stato pure lesto a muoversi, uscendo a sua volta dalla ruota di Zabel e accettando a viso aperto la sfida del collega, ponendoglisi accanto e dando tutto quello che poteva dare. Che, purtroppo per Daniele, non è bastato ad altro se non a garantirgli un comunque notevole secondo posto (ma anche a renderlo partecipe di un duello che, possiamo dirlo, è stato realmente eccitante).
Nella sfida fratricida tra italiani (nel giorno in cui Piepoli, il nostro alfiere di classifica, si è ritirato per correre al capezzale della moglie che ha avuto qualche complicazione in fase di parto - ma ora pare che la madre e il neonato stiano bene, per fortuna: auguri di cuore!) siamo comunque stati contenti - non condannateci - della conferma di Petacchi, e pazienza se è venuta a scapito di un altro dei nostri (che comunque avrà tempo e modo di rifarsi, magari già da domani). La bellezza del gesto dello spezzino lo riavvicina al se stesso che aveva impressionato il mondo negli anni scorsi (e fino alla frattura del ginocchio in Belgio, a maggio 2006). Abbiamo pensato, nel frattempo, che non potesse tornare il dominatore di prima. E anche se quella è una valutazione che ci può stare (difficile che torni a vincere 15 tappe tra Giro, Tour e Vuelta nella stessa stagione; difficile che torni a incamerare 9 successi in uno stesso Giro), l'immagine che abbiamo visto oggi qualche dubbio inizia a porcelo.

Marco Grassi

 

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