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Il Pagellone del Giro 2007 - Ecco i nostri promossi e bocciati | Cicloweb

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Il Pagellone del Giro 2007 - Ecco i nostri promossi e bocciati

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Di Luca - 10
Il suo Giro inizia nel migliore dei modi, e non perché la Liquigas vince la cronosquadre di La Maddalena, ma perché Danilo, il 29 aprile, s'era già messo in bacheca la Liegi-Bastogne-Liegi. E Di Luca, quando corre con qualche risultato già in tasca, corre meglio, più rilassato, più consapevole della propria forza. Fu così al Giro 2005, quando finì 4° dopo aver vinto Paesi Baschi, Amstel e Freccia; fu così al Giro 2006, quando finì il Giro a poco meno di un'ora di distacco, dopo aver fatto molto poco nelle classiche; ed è stato così al Giro 2007. Inizio di corsa folgorante, col successo nella cronosquadre, e poi il successo a Montevergine, e poi il controllo a La Guardia, e poi il trionfo di Briançon, forse la tappa più bella di questa 90esima edizione. A Bergamo Simoni gli scappa, ma lo aiuta la Lampre; sulle Tre Cime controlla bene, anche se Mazzoleni lo spaventa; sullo Zoncolan decide di salire del suo passo, e perde solo 50" da Simoni. Durante i 43 km della crono di Verona, poi, è solo tanta festa, soprattutto dopo il primo intertempo. Diventa il più meridionale tra i vincitori della corsa Rosa, e raggiunge Cunego e Vinokourov nella stretta cerchia dei corridori in attività in grado di vincere una grande corsa a tappe ed una classica Monumento (i due italiani ci sono riusciti nello stesso anno, però, a dispetto del kazako). E calcolando che c'è ancora un Lombardia in ballo, chissà...

Schleck - 9,5
Prodigi simili ci fanno anche sopportare le brutture del ProTour, ovviamente soltanto per quei 20" di annebbiamento al cervello. Il fenicottero lussemburghese è uno spettacolo sulla bicicletta, un portento che parte in sordina, e poi, col passare delle tappe, si fa sempre più reale, più pericoloso. A La Guardia strappa la maglia bianca a Nibali e non la lascia più, mentre col passare delle tappe guadagna anche posizioni in classifica, fino a quel 2° posto finale che, a 22 anni, e alla prima grande corsa a tappe della carriera, è un risultato che ci illumina gli occhi e il sorriso. Altezza da passista, peso da scalatore, speriamo si sia innamorato dell'Italia, perché vederlo solo al Tour sarebbe un peccato mortale. Perché uno che dice: "Ho sbagliato perché ho dato ascolto al mio ds, la prossima volta faccio di testa mia", è uno che non deve specializzarsi.

Piepoli - 9,5
Riporta la Maglia verde in Italia, e già per questo sarebbe da applaudire. Ma il Giro di Piepoli è stato enorme, immenso, straordinario. In salita fa il bello e il cattivo tempo e, a parte Montevergine dove le pendenze sono più che dolci, dà la sensazione di poter far sua ogni montagna, ogni passo, ogni salita di questa corsa. A La Guardia sfrutta il controllo tra i big in classifica, sulle Tre Cime e sullo Zoncolan era il più forte, ma il ruolo di gregario, e la tappa già vinta, lo porta a farsi sorpassare, senza infierire, da Riccò e Simoni. Gli abbracci che l'emiliano e il trentino gli riservano dopo il traguardo sono un segno di riconoscenza e superiorità.

Mazzoleni - 9
Era venuto al Giro, come sempre, per scortare il proprio capitano nelle posizioni di alta classifica, dandogli una mano soprattutto in salita. La caduta di Savoldelli a Pinerolo gli apre una porta, poi la grande umiltà e professionalità del compaesano gli apre addirittura un portone. Lui è bravo nel prendere le misure giuste al pertugio e nell'infliarcisi con decisione, essendo - seppur per qualche km, sulla salita del Tre Croci - addirittura Maglia rosa virtuale. Il Giro della vita.

Garzelli - 9
Ci piacciono sempre i bagni d'umiltà e l'acquisizione di consapevolezza dei propri mezzi e dei propri limiti. Tanto, troppo tempo che il varesino non è così competitivo in classifica generale. L'ultimo piazzamento di rilievo, addirittura nel 2003 (2° dietro Simoni). Stefano capisce che all'Acqua&Sapone serve poco un posto nella top-10, ed allora si lancia nelle fughe, pagando il dovuto in montagna, ma cogliendo due successi di tappa bellissimi. E se la tappa di Bergamo può essere un po' macchiata da qualche discussione sulle moto, quella di Lienz è splendida, luccicante, addirittura in solitaria.

 

Petacchi - 9
Il suo Giro è partito male, anche malissimo: sorpassato da McEwen e Bettini dopo una volata lanciata più che bene dal treno Milram. Poi Alessandro si riscatta, sin dal giorno dopo, esplodendo in lacrime di stress e frustrazione, ed anche un po' di felicità. Vince 5 tappe, costruisce i suoi successi e la conquista della Maglia ciclamino con i progressi in salita, che gli permettono, a fine Giro, di essere molto più fresco di tanti suoi colleghi veloci. Però non è più imbattibile, come dimostrano i successi di Förster e Napolitano, che lo beffa sotto casa sua. Rimane la splendida perla di Riese Pio X, una perla che - simil-Sanremo 2005 - ci dice che Petacchi sarebbe in grado di far benissimo anche senza treni, e quindi anche nelle classiche del Nord. Peccato che lui cataloghi sotto la voce "tormento" i consigli che dovrebbe ascoltare.

Simoni - 8,5
Non siamo abituati a vedere Simoni giù dal podio, e probabilmente non ci è abituato neanche lui, a dispetto di una tranquillità paventata a stampa e microfoni. Il suo Giro inizia subito in salita, a La Maddalena, ed è costretto ad inseguire da subito. Bravo e sveglio nel seguire Mazzoleni e Savoldelli lungo la discesa del Colle San Marco, bravo anche a lanciare Piepoli e Riccò sul San Pellegrino nella tappa delle Tre Cime di Lavaredo, anche se poi non ha "concretizzato" (almeno lui) seguendo di nuovo il duo Astana in discesa dal Giau. Bellissima vittoria, d'esperienza e di classe, sul Monte Zoncolan, il "mostro" di questo Giro d'Italia.

Savoldelli - 8,5
Della serie: le corse bisogna guardarle per capirle, non bisogna leggere solo gli ordini d'arrivo. Con il secondo metodo, il Giro del Falco di Rovetta sarebbe deficitario. Una sola tappa vinta, perlopiù a fine Giro, e fuori dalla top-10, essendo mai competitivo in salita. Con il primo metodo, invece, si può e si deve apprezzare l'intelligenza tattica, ed anche la sensibilità umana, del già vincitore Rosa nel 2002 e nel 2005, perché non tutti i capitani di questo Giro avrebbero avuto buon cuore verso un gregario, lasciandolo libero di fare la sua corsa durante un proprio giorno di difficoltà (la tappa di Briançon, per la precisione, tappa successiva al ruzzolone di Pinerolo). Poi, anziché vivacchiare, aiuta Mazzoleni a scalare il podio, con gli attacchi in discesa dal San Marco e dal Giau. E la ciliegina finale della cronometro di Verona vinta. Bravo, bravissimo Paolo.

Saunier Duval-Prodir - 8,5
4 vittorie di tappa sono tante, se poi ottenute con 4 corridori diversi, di questi tempi, valgono ancora di più. Bravissima la Saunier Duval ad animare la corsa, anche se praticamente ci si è costretta da sola, al ruolo di "animatrice". Nella cronosquadre perde un po' più del dovuto, e poi nella tappa di Fiorano Modenese (tappa che ha fatto entrare Petrov, Bruseghin ed Arroyo nella top-10) non inserisce nessuno dei suoi uomini in fuga, addirittura dando dettami al giovane Riccò (presente inizialmente) di non tirare. Insomma, sarebbe andata diversamente, forse meglio, forse peggio, questo non lo sappiamo. Ma gran parte del divertimento, in questo Giro, c'è stato offerto dai giallobianchi di Gianetti.

Riccò - 8
È al primo Giro d'Italia (ma al secondo GT, l'anno scorso finì il Tour), e viene da una primavera pirotecnica. Sa di poter essere un riferimento mediatico, e in quel ruolo ci sguazza. Inizia col 2° posto a Montevergine, promettendo futura battaglia, poi si macchia (in concorso di colpa con la squadra) dell'errore di Fiorano Modenese, tappa che avrebbe potuto stravolgere il suo Giro. È bravo a restare tranquillo, aiutato dal correre nell'ombra di Simoni, e sui vari arrivi in salita è sempre discreto (spettacolare la scalata dell'Izoard dopo la mezza crisi sull'Agnello). Poi arrivano le Tre Cime, la tattica Saunier, Piepoli che ha già vinto a Genova, e il giovane Richie Rich che si va a prendere il tappone dolomitico, alla prima partecipazione alla corsa Rosa. E il 6° posto in classifica generale. Bravo.

Bruseghin - 8
Seconda vittoria in carriera, seconda vittoria a cronometro (anche se Oropa è una cronoscalata), prima vittoria al Giro d'Italia. Per qualche tappa accarezza il sogno del podio, ma salta malamente verso le Tre Cime. Si riprende bene, e finisce 8° in classifica generale. E continuano a chiamarlo gregario...

Napolitano - 8
Ecco un altro giovanotto che, alla prima partecipazione Rosa, alza già le braccia al cielo. E se il primo (Riccò) vince in montagna, il secondo (Napo, appunto) vince in volata, viste le caratteristiche, e vince mettendosi dietro gente come McEwen, Petacchi e Bettini, praticamente il gotha delle ruote veloci. Bravissimo anche nella rimonta al Mugello, che gli regala solo la 4a piazza, ma gli dà la certezza di poter vincere da subito, e difatti da lì a poco esulterà.

Mayo - 7
Ci eravamo detti contentissimi, ad inizio Giro, se il basco fosse riuscito a portarsi a casa una bella tappa, magari in montagna. La tappa è venuta, e seppur è arrivata su un percorso misto, quello che ha portato il gruppo alle Terme di Comano, rimane la contentezza e la gioia di vedere esultare di nuovo il buon Iban, che sarà anche sovrappeso, che punterà anche al Tour, ma intanto dimostra che la classe, quando c'è, paga sempre.

Förster - 7
Allora ci ha preso gusto, il tedescone con le gambe da pistard. L'anno scorso trionfò a Milano, quest'anno riesce ad alzare le braccia sotto il cielo di Frascati. Bravissimo nel trovare il colpo di pedale dopo il rallentamento dovuto agli "scontri" tra Richeze e Petacchi, il simpatico Robert riesce quindi di nuovo a ritagliarsi uno spazio di tutto rispetto al Giro d'Italia. Uno tosto con cui fare i conti.

Arvesen, Laverde - 7
Faenza 2003 e Domodossola 2006 non erano un caso. Il norvegese è una vecchia volpe, già in grado di vincere in mezza Europa, e non è una sorpresa; il colombiano trapiantato in Italia è un po' meno avvezzo ai successi, ma già lo scorso anno fu in grado di festeggiare sotto un traguardo del Giro d'Italia, ed è una sorpresa relativa. Battono entrambi un atleta italiano, Bettini il primo (a Fiorano Modenese) e Pinotti il secondo (a Spoleto), e se il primo ha dovuto sudare parecchio per mettersi dietro il Campione del Mondo in carica, il secondo ha festeggiato insieme a colui che andava ad indossare la Maglia rosa.

Tinkoff Credit Systems - 7
Dovevano sostituire la Selle Italia dell'egocentrico Savio, e non era semplice interpretare il ruolo di guastafeste in corsa; anche perché, se non hai gambe, difficile animare le tappe. Invece gli uomini di Maini e Konyshev si calano alla perfezione nel ruolo, risultando 1° (Ignatiev), 3° (Aggiano) e 4° (Brutt) nella classifica totale dei km percorsi in fuga. Non conquistano alcuna tappa, ma piazzano Petrov al 7° posto della classifica generale, e si fanno vedere anche con i vari Commesso, Serrano e Contrini; anche con Trussov, in realtà, ma forse lì (Pinerolo) era meglio nascondersi un po'.

Pérez Cuapio, Parra Pinto - 6,5
La coppia latina è stata brava, in salita, anche se non straripante. Si sono fatti vedere spesso, hanno animato delle fasi di corsa, hanno cercato il successo parziale con molta più convinzione rispetto allo scorso anno. E poi erano insieme, lì sul Giau, quando il messicano ha preso il forcone dal diavolo tedesco che è da sempre presente sulle montagne delle grandi corse a tappe, ed ha fatto finta di infilzare Piepoli, reo di tenere un passo incredibile. La foto più bella del Giro.

Petrov, Arroyo Duran - 6,5
Niente di trascendentale, ma bravi per la costanza ed il senso tattico. Entrambi svantaggiati, rispetto ai migliori, sulle salite secche, sugli arrivi in salita. Ed allora si portano avanti con il lavoro, tra fughe e piazzamenti, che servono però ad incamerare minuti importanti. La loro presenza nella top-10 di questo Giro è assolutamente meritata.

Visconti - 6,5
La Quick Step non ha uomini di classifica, né velocisti puri, e se il capitano indiscusso è Paolo Bettini, e ci mancherebbe altro!, ecco che alle sue spalle sono in tanti ad avere carta bianca per le fughe, e per i tentativi di successo parziale. Il siciliano trapiantato sul San Baronto è bravissimo sin dalla Sardegna, quando con Ignatiev mette a dura prova il gruppo; poi ha un leggero calo, ma torna prepotentemente alla ribalta a Lienz, anche se con un attimo di ritardo, alle Terme di Comano, anche se si fa scappare Mayo e Losada in discesa, e poi è sfortunato perché Petrov gli cade accanto e gli rallenta la rincorsa al baso, e con una strepitosa cronometro a Verona (solo 1" peggio di Cunego). Coraggioso e tonico, il Giro gli ha dato tanta fiducia.

Nibali, Pellizotti - 6+
Entrambi devono fare i conti con capitan Di Luca, che è in squadra, è in forma, è forte, e spesso ha la Maglia rosa. Tutti e due dimostrano di poterci stare, agli ordini, ogni tipo di ordine, anche se il biondo friulano - soprattutto nella tappa di Bergamo - fa un po' più di fatica ad accettarlo. Enorme la prestazione del siciliano a Montevergine, sempre tonico Franco sulle salite dure; la sua presenza è stata anche psicologicamente importante per Danilo. Fiscono entrambi bene, uno in crescendo, con una bella crono a Verona, l'altro pure, piazzandosi 9° in classifica, anche se Peschici 2006 era tutta un'altra cosa.

Sella, Pozzovivo - 6
Gli scalatori della Panaria corrono sempre un po' nell'ombra, sulle salite mettono difficilmente il naso fuori. Il vicentino, nella prima parte, ha l'argento vivo addosso, e per poco non va a vincere la tappa di Fiorano; il trottolino lucano è invece più diligente, prova a tenere le ruote dei migliori in salita, più per imparare che per il risultato pieno, e si piazza al 3° posto nella classifica della Maglia bianca.

McEwen, Richeze - 6
Sì, lo sappiamo, uno ha vinto e l'altro no. Questo ci è chiarissimo. Però McEwen è "Magic", Richeze è - almeno per ora - un giovane emergente. McEwen è partito col botto, vincendo a Bosa, e poi s'è eclissato: ha fatto qualche sprint, in effetti, ma dopo quella tappa vinta non ha mai più seriamente impensierito i contendenti in volata. Il giovanotto argentino invece è un velocista vero, un velocista che prova ad anticipare Petacchi a Frascati, poi un po' lo chiude, si fa mandare a quel paese e risponde al veterano per le rime. Un emergente che si piazza spesso e volentieri, coglie parecchi podi parziali, e in salita fatica meno di tanti altri, anche se più di Petacchi. Ma il tempo è dalla sua parte.

Gasparotto, Pinotti, Noè - 6
Sono le uniche Maglia rosa del Giro 2007, oltre Di Luca, e ciò dimostra l'assoluta superiorità dell'abruzzese in questa 90esima edizione della corsa. Due di questi (Gasparotto e Noè) sono anche compagni di squadra, nella Liquigas, del pescarese. E se uno si prende un bestemmione in eurovisione che ha fatto tremare curia e papato, l'altro si prende i suoi giorni di gloria e di riflettori nel mezzo di un lavoro che, a dir la verità, per il milanese non è stato neanche troppo duro (in salita ha tenuto poco). L'altro è un bergamasco che corre nella T-Mobile, già campione italiano a cronometro, che grazie ad una fuga s'è vestito di rosa e, bontà sua, ha offerto il fianco a mille banalità sui corridori che studiano, che si laureano, che usano il motivatore ed il mental-training. Niente contro Pinotti, per carità, ma capirete perché più del 6 non diamo.

Bettini - 5,5
E vabbè Paolino, mica tutte le ciambelle escono col buco. La voglia c'è, ed è tanta, ma l'annata è sfortunata, e tanto. Vuole onorare la maglia di Campione del Mondo esultando sotto un traguardo, uno a caso, e forse fa un po' di confusione tra volate e fughe, tra azioni in anticipo e tentativi di furbizia. Cade spesso, quasi sempre, e un po' di paura la prende. Poi ci prova con le fughe, ma forse si sceglie le tappe sbagliate (Zoncolan su tutte). Torna a casa con un pugno di mosche, ma in fondo il ciclismo è bello anche per questo.

Hushovd - 5,5
Ha già vinto tappe al Tour ed alla Vuelta, in Italia ha già vinto alla Tirreno, e s'è piazzato 3° ad una Milano-Sanremo. Ma al Giro non è mai venuto, e vuole rompere questo tabù. Parte col piede sbagliato, salta subito la prima volata, cade durante la seconda, poi cresce col passare dei giorni, fino ad insidiare per qualche tappa i successi di Petacchi, piuttosto che quello di Förster. Speriamo ci riprovi, lo aspettiamo volentieri.

Cunego - 5
Damiano, Damiano, che fine hai fatto, Damiano? Che fine ha fatto la brillantezza in salita, che fine ha fatto l'esplosività in volata? Che fine ha fatto il corridore del 2004? Mistero. In questo Giro perde sempre qualche secondo da qualcuno, anche solo quelli per gli abbuoni (Montevergine). Perde nella cronosquadre, perde in salita, perde nella cronoscalata, perde in discesa, perde a cronometro. Non crolla mai, questo è vero, ma perde sempre. L'impressione è che la testa sia ok, che la voglia di soffrire ci sia ancora, e questo è un bene. Ma le gambe sono scomparse, e fa male vederlo vivacchiare in quinta posizione, senza provare mai seriamente a vincere una tappa. Sguazza in un livello di mediocrità che non gli deve appartenere, e speriamo non gli apparterrà più.

Rebellin, Nocentini - 4,5
È sfortunato il vicentino-monegasco, perché la tappa di Montevergine era adattissima a lui, ma cade prima dell'imbocco della salita (come altri 50 corridori) e si fa male. Il suo Giro, praticamente, finisce lì. Diverso il discorso per il toscano, leader dell'Ag2r che vantava qualche credito per la top-10 e, soprattutto, per le tappe. Entra in una sola fuga vera (è anche nell'azione del mattino verso le Tre Cime, ma si sfalda subito), ciccando - anche se i tentativi ci sono stati - le altre tappe adatte a lui, Bergamo, Lienz e Terme di Comano su tutte.

Popovych - 4
Uno che cade già nella cronosquadre ha un destino praticamente segnato. A Montevergine si difende, ed anche verso il Santuario della Madonna della Guardia non dà segni di grande smarrimento. Non è un'iradiddio, ma questo lo si sa sin dal principio. La caduta all'arrivo di Pinerolo lo mette fuori gioco, l'impressione è che più in alto di un 7°-8° posto non sarebbe andato.

Lampre-Fondital - 3
Non è un caso che le due vittorie ottenute in questo Giro siano il frutto di due azioni individuali: Napolitano in volata, senza treno e senza aiuti, e Bruseghin nella cronoscalata, in un esercizio - per l'appunto - individuale. Cunego non li aiuta, è vero, ma Martinelli si dimostra troppo ancorato al veronese. Bravi a piazzare Bruseghin, Vila e Marzano nella fuga di Fiorano, pessimi nel non giocarsi tali diversivi tattici nelle successive tappe, iniziando da Bergamo per finire sulle Tre Cime. Sono stati in balia delle imboscate Astana e Saunier Duval, ed hanno quasi sempre corso come se la Maglia rosa fosse sulle loro spalle, invece che su quelle della Liquigas. Parecchie cose, in vista Tour, sono da rivedere.

Haedo, Grillo, Mazzanti - 3
Arrivavano tutti al Giro con qualche credenziale: i primi due per le volate di gruppo, il terzo per le tappe miste e, perché no?, per un buon piazzamento in classifica generale (l'anno scorso fu 20esimo, quest'anno voleva migliorarsi). I primi due sono due ectoplasmi, soprattutto il comasco, e non si fanno mai vedere nelle posizioni che contano, né in quelle immediatamente dietro. Il bolognese, a dispetto di una continuità e di un livello medio sempre molto alto, è invece un fantasma: buon 7° a Montevergine, e poi basta. Mai un tentativo di fuga, mai un'azione da "classica", mai che provi a far valere il suo spunto veloce all'interno di un gruppetto. Peccato.

Mario Casaldi    

 

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