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Giovani leve crescono - Ciolek-Napo-Rojas, riecco Bettini | Cicloweb

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Giovani leve crescono - Ciolek-Napo-Rojas, riecco Bettini

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Se gli organizzatori del Giro di Germania ambiscono a far diventare la propria corsa un "Tour de France in miniatura", diremmo che sono sulla buona strada. Non solo per la cronosquadre, non solo per una sola vera salita in nove giorni di corsa, per la cronometro finale che sarà decisiva, ma soprattutto per certe tappe, piattissime ed assolutamente sonnifere, almeno fino all'epilogo finale che, per amore della verità, è sempre divertente (da leggere: a noi le volate non dispiacciono affatto).
Però fornire un percorso per il 50% appannaggio degli sprint non è il massimo della vita, ma sarà che è Ferragosto ed avremmo volentieri barattato una giornata di mare per una giornata più divertente, magari una tappa mossa, con una salita a metà percorso e un paio di dentelli nel finale, piuttosto che vedere il mare dalla finestra ed al contempo ammirare Martens e Murer - con tutto il rispetto possibile - sobbarcarsi qualcosa come 100 km di fuga in pianura, ovviamente segnata in partenza, con le squadre delle ruote veloci in testa al gruppo Maglia gialla a ringhiare ed a mantenere intatta la sacralità del miraggio della vittoria di tappa per i due battistrada.
Bontà loro, come al Tour de France, ci pensano gli sprint intermedi a dare un po' di sale alla competizione, se è vero che finora Zabel e Förster se le sono sempre date di santa ragione sui vari traguardi volanti dislocati sul percorso (che servono a raccimolare viveri per la classifica a punti), mentre oggi è stato Napolitano a sostituirsi al vincitore della tappa inaugurale di Saarbrücken, seppur mantenendo lo stesso filone del suo predecessore (battuto da Zabel, dunque).
Il caro e buon vecchio Erik ci deve tenere proprio tanto a questa Maglia biancorossa, che - marrano! - Rojas Gil gli ha sfilato mietendo piazzamenti più costanti, incredibile ma vero, del capitano della Milram (continua a far la differenza il 4° posto dell'iberico a Sonthofen). E José Joaquin neanche si danna l'anima negli sprint intermedi, perché evidentemente gli interessa di più la vittoria di tappa (che Erik ha già ottenuto) che la leadership della regolarità.
E non si può dire che la giovane ruota veloce spagnola sia un atleta che non è capace di farsi i conti, visto che al traguardo di Kufstein, che un paio d'anni fa sorrise a Bennati (che rivedremo ad Amburgo domenica prossima), la lotta Rojas Gil-Zabel si conclude con un 3° posto per José Joaquin e un 9° posto, chiuso da mille ruote in mezzo ai mille cambi di traiettoria del traguardo austriaco, per Erik, che dunque dovrà rimandare a domani (eh sì, è previsto un altro arrivo allo sprint, cosa che è in programma anche sabato, per la gioia di noi tutti) la sua caccia alla Maglia biancorossa, Napolitano e Ciolek permettendo (anche se, in verità, i giovanotti sono lontanucci).
Napolitano e Ciolek, appunto; oggi sono stati i più bravi verso l'arrivo di Kufstein, con il giovane teutonico, campione del mondo tra gli under23 in carica e già in grado nel 2005 di battere Zabel allo sprint nel Campionato tedesco in linea su strada quando era poco più di un ragazzino sconosciuto, sugli scudi, in grado finalmente di aspettare il momento giusto per lanciare il proprio sprint, anche perché, un po' malignamente se vogliamo, oggi non c'era Greipel a tirargli la volata e, visto come sono andate le cose finora e il cambiamento di oggi, a dettargli tempi sbagliati.
La novità della volata di oggi non è tanto nel vincitore, però, seppur bravissimo, ma nella squadra che ha condotto le danze nel finale, insieme alle "solite" Lampre e Milram: la Quick Step di Paolo Bettini, il campione del mondo che, dopo qualche giorno di "riposo" in fondo al gruppo, oggi ha voluto buttarsi nella mischia, mettendo i suoi a tirare fino all'ultimo chilometro di questa tappa tutta austriaca.
Gli ultimi mille metri di oggi, però, avranno avuto cinque o seicento semicurve, una sede stradale piuttosto strettina, e quasi tutti han dovuto metter mano ai freni. Nella confusione generale, e dopo innumerevoli cambiamenti in testa al plotone, con la costante di Bettini-Zabel-Napolitano sempre nelle posizioni d'avanguardia, ad un certo punto, a circa 250 metri dal traguardo, è spuntata la sagoma arancione di Koldo Fernández, già vincitore di tappa alla Tirreno-Adriatico, che avrà pensato - a quel punto - che se ci fossero state altre semicurve, e lui si fosse trovato già in testa, magari sarebbe risultato più difficoltoso per gli altri andarlo a riprendere.
Sfortuna sua, dopo la semicurva a sinistra dove s'è lanciato, il basco dell'Euskaltel (scusate la ripetizione) s'è trovato una semiautostrada, che addirittura pendeva un po' all'insù, e la grande potenza di Napolitano ha fatto il resto.
Ma se l'altra volta il ragusano è stato beffato da Förster a pochi centimetri dalla linea bianca, oggi il sorpasso cui viene sottoposto da Ciolek parte da ben più lontano, ad un'ottantina di metri da quello stesso simbolo d'arrivo. È difatti lestissimo l'uomo veloce della T-Mobile a saltare Napolitano sulla destra e poi tagliare l'ultima semicurva a mo' di chicane, trovandosi dunque sull'ultima parte del tracciato in posizione centrale, irrimontabile sia da destra (Napolitano e Bettini) sia da sinistra (Rojas Gil).
Note positive, dunque, anche per Paolino, che non ha trovato il pertugio per far male a quei tre giovanotti che gli sono finiti davanti, ma che comunque ha dimostrato di aver voglia di rischiare, di saper trovare - anche in non perfette condizioni - sempre spazi importanti, anche nelle volate di gruppo, e chissà che tra domani e sabato, appunto, non ci voglia riprovare.
Così, tra Napolitano alla continua ricerca del successo di tappa e Bettini volenteroso di testarsi, magari riusciamo anche a trovare due spunti di discussione niente male; il che, visto i percorsi, sarebbe un traguardo incredibile.

Mario Casaldi



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