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The sweetest thing - Tappa a Bono, maglia a Klöden

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E dire che quasi la maledici la lotta tra i capiclassifica, a un minuto e mezzo dal bresciano, perché sai già che dovrai scrivere di Riccò, di Vino, di Scarponi, di Kirchen e di Klöden. Però come si fa a non celebrare come si deve la prima vittoria da professionista di un ragazzo di 22 anni? Un ragazzo che al primo anno da pro', nel 2006, ha avuto tante difficoltà anche a finire le corse, quasi; un ragazzo che il suo ds Martinelli definisce come "un uomo-squadra, che si fa sempre trovare pronto". Un complimento, certo, ma di certo non una presentazione da vincente. E invece l'ex ragazzo dell'Unidelta di Bruno Leali s'inventa "la cosa più dolce" da lontano con altri corridori abbastanza lontani in classifica (quello messo meglio era il bielorusso Kiryienka, a quasi 2' da Schumacher) e mette in fila corridori come Gasparotto (bravissimo anche in salita, oltre che a crono), Visconti, lo stesso Kiryienka e Goubert. E tra i fuggitivi, poi ripresi dal gruppo in rimonta, anche un certo Oscar Freire, che in salita non sarà un incubo come allo sprint, ma ad un ragazzo fa sempre effetto vederselo pedalare accanto.
E così mentre Riccò decideva, con Scarponi in seconda battuta e Vinokourov in terza, di lasciare la compagnia del drappello dei migliori, a 4 km dalla conclusione Bono si appiattiva sul tubo orizzontale della sua Wilier e lasciava gli altri battistrada a guardargli le terga. Gli scenari dei Monti della Laga che somigliano vagamente alla desolazione paesaggistica del Mont Ventoux, in alcuni tratti. Una vittoria sofferta e sicuramente inaspettata, tant'è vero che sul traguardo pare quasi impreparato a festeggiare: si sistema la maglia, accenna un sorriso che pare più un ghigno di sofferenza, poi si ripiega sul manubrio, quasi a tornare nella sua dimensione di "uomo-squadra": «Non ci credo ancora, non me l'aspettavo. Ho fatto tanta fatica per entrare nella prima fuga, poi nel finale stavo bene, ho provato ed è andata bene. Pensavo che Freire staccasse tutti, ma aveva la pedalata appesantita e quando ho visto che faticava ho provato. Ma che ho vinto ancora non ci credo».





Tanta umiltà nelle parole del bresciano, che fanno quasi da contraltare alla spavalderia dell'altro protagonista della corsa e della tappa, l'emiliano Riccardo Riccò. Un Riccò che anche oggi, come già detto, ha provato a fare la differenza, ma evidentemente la Saunier Duval s'è fatta male i conti ed ha lasciato troppo spazio ai fuggitivi davanti. Fatto sta che soltanto all'ultimo chilometro Riccò s'è liberato della compagnia del ritrovato Scarponi e di Vinokourov che, dopo aver controllato da vicino la verve di Riccò, aveva fatto strada e spazio al proprio compagno Klöden. Il nuovo leader, sfruttando la preventivabile (semi)débâcle di Schumacher, s'è vestito della maglia giallorossa della generale, nonostante il disperato tentativo di Kirchen nelle ultime centinaia di metri.
Il lussemburghese s'è portato a soli 3" dal tedesco dell'Astana e domani potrebbe provare, negli sprint intermedi, a portare via la maglia a Klöden, anche se è ovviamente difficile, soprattutto perché l'Astana lascerà andar via una fuga e poi toccherà alle squadre dei velocisti darsi da fare per il ricongiungimento; e vedremo chi sarà più fresco dopo la tappa di oggi. Freire e Gasparotto paiono in forma, ma lo sforzo di oggi si farà sentire (anche se, in vista Sanremo, è stato sicuramente un ottimo allenamento), mentre toccherà a Petacchi (seppur senza Zabel, appiedato dalla tracheite), McEwen, Hushovd, Eisel e Napolitano, su tutti (e Pozzato, ci proverà?), fare la voce grossa. Anche perché tra Arezzo e Montecarlo ci sono due spettatori più che interessati a ciò che accadrà a San Benedetto del Tronto.

Mario Casaldi    

 

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